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Vediamo come nasce una importante raccolta, una delle maggiori a livello mondiale. I capolavori esposti nella mostra di Roma provenivano dalla raccolta della Honolulu Academy of Arts, alimentata prevalentemente dal lascito del famoso scrittore anglosassone James Michener, autore tra l'altro di numerosi romanzi ambientati nell'estremo oriente.

Hiratsuka Unichi (1895-1997)
Ritratto di James A. Michener

1957
HAA 24493a
(foto di Tim Siegert)

Michener rivela di avere cominciato ad apprezzare relativamente tardi l'arte del maestro, di cui aveva scritto: "l'opera di Hiroshige non ha su di me il fascino che ha per la maggior parte dei collezionisti." Questa sua opinione era giustificata dalla scadente esecuzione di molte stampe sul mercato: Michener affermava che nessun altro maestro aveva avuto una percentuale di riuscita così bassa, essendo veramente rare le stampe che si distaccavano dalle altre per qualità di esecuzione. Probabilmente le opere di Hiroshige furono vittime del loro successo, che spinse gli editori a riutilizzare matrici già oltre il termine della loro vita utile, e per giunta manipolate per sostituire il timbro dell'editore e quello della censura od altri particolari di contorno, come abbiamo già visto.

Eppure era di Hiroshige la prima stampa giapponese in assoluto che Michener ebbe modo di ammirare, ricordando nel suo scritto Japanese Prints (1959): "Credo di avere intuito allora tutto quanto avrei scoperto un giorno sugli ukiyo-e." Fu l' inizio di una passione che dopo quel momento di raffreddamento di cui abbiamo parlato, tornò ad accendersi e durò per tutta la vita. Si trattava della stampa conosciuta come Mii no bansho, ossia Campana serale al tempio di Mii.

Campana serale a Miidera
Serie: Otto scenari di Omi
1834 circa

La collezione di Michener trovò la sua destinazione finale in circostanze talmente banali da sfiorare il paradossale e apparire frutto di una fantasia spropositata: sembrerebbero uscite da uno dei romanzi stessi del collezionista.

 

 

 

 

 

 

 

Avendo già deciso di lasciarla al Metropolitan Museum of Art di New York, vi si recò per prendere accordi parcheggiando regolarmente la sua macchina negli spazi appositi.

Ciò malgrado un poliziotto intervenne e lo multò per sosta vietata, rigettando bruscamente ogni obiezione.

Fu tale l'irritazione di Michener che decise seduta stante che New York non avrebbe avuto le sue opere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il destino volle che qualche tempo dopo, nel corso di una visita alla Academy di Honolulu, un altro poliziotto si dimostrasse al contrario estremamente cortese nell'aiutare Michener nel parcheggio. Come andò a finire, ormai il lettore lo può comprendere immediatamente.

Non si creda però che Michener abbia agito d'impulso, solo sulla base di questi episodi casuali. I suoi legami con le Hawaii, dove è ambientato un suo famoso romanzo e dove visse per alcuni anni, erano profondi, e trovava deplorevole che una cultura che doveva tanto all'Asia ed al Giappone fosse priva di opere d'arte che permettessero di rendere possibile il sogno di Anna Rice Cooke, fondatrice della Academy, che così scriveva nel 1927: "Che i nostri figli di diverse nazionalità e razze, vivendo lontani dai centri dell'Arte, possano farsi un'idea delle rispettive tradizioni culturali e conoscere gli ideali incarnati nell'arte di altri popoli loro vicini."

La sede della Honolulu Academy of Arts
foto: www.honoluluacademy.org