Indice articoli

Katsushika Hokusai (葛飾 北斎) nacque nel 1760 (decimo anno dell'era Horeki), il ventitreesimo giorno del terzo mese, col nome di Tokitarō poi cambiato in Tetsuzo. nel distretto di Katsushika ad Edo (l'attuale Tokyo). E' quindi di una generazione abbondante anteriore agli altri noti artisti della capitale Hiroshige e Kuniyoshi, nati entrambi nel 1797. E' invece di poco posteriore al grande Utamaro, nato intorno al 1750 ma di cui non si conoscono esattamente i natali, rivendicati da Edo, Kyoto ed Osaka.

Artisticamente, dopo aver iniziato l'apprendistato presso un falegname, nacque invece nella bottega del maestro Katsukawa Shunshō a cui venne ammesso a 18 anni, età gà tarda rispetto alla norma nonostante il suo interesse per la pittura fosse precocissimo: ricordava in tarda età di avere deciso di divenire artista già quando aveva cinque o sei anni. Al momento di accreditarlo come artista autonomo Shunshō gli attribuì il nome di Shunrō con cui vennero firmate le prime opere.

Alla morte del maestro, sopraggiunta quando già aveva oltrepassato i trenta anni, Hokusai si sentì libero di sviluppare uno stile più personale, maturato anche dopo una attenta osservazione delle opere occidentali con cui poteva venire in contatto, prevalentemente delle scuole fiamminga e francese, acquistando stampe e dipinti dai pochi mercanti stranieri che erano ammessi in Giappone.

Questa sua emancipazione artistica  non fu accettata dal nuovo caposcuola Katsukawa Shunkō che dopo diverse vicissitudini costrinse Hokusai ad abbandonare la scuola. L'evento avrebbe potuto essere traumatico, ma Hokusai lo trovò salutare: fu quello infatti che gli diede la spinta definitiva per cercare nuove strade nell'arte. che gli fossero proprie.

Da ritrattista di cortigiani ed attori, soggetti privilegiati negli ukiyo-e dell'epoca, divenne il primo e forse il più grande artista giapponese capace d raffigurare paesaggi e scene di vita (manga), mai cadendo comunque nel banale anzi trovando sempre prospettive e punti di vista inediti pur raffigurando spesso gli stessi soggetti.

 

 

 

 

 

A destra: Kashiku Iwai Hanshiro. L'attore Iwai Kanshiro nel ruolo di Kashiku, nell'opera kabuki Katakiuchi Adana Kashiki. Fu rappresentata per la prima volta a Edo il primo giorno dell'ottavo mese del 1779.

Il costume di scena è ispirato all'abbiggliamento tipico delle tenutarie di case da te, con una ampia salvietta drappeggiata sulla spalla..

E' una delle prime opere in assoluto firmate con il nome di Shunro.


Se gli altri artisti hanno seminato un po' di confusione cambiando spesso nome per assecondare le inclinazioni del momento o per contrassegnare palesemente un nuovo percorso artistico, seguire le tracce di Hokusai è un'impresa titanica: utilizzò nel corso della sua lunga vita oltre 30 nomi, e raggiunse l'apice della produzione artistica e della fama già in tarda età, verso i 60 anni, continuando poi a produrre prolificamente fino alla morte che lo colse nel 1849. Una carriera artistica quindi durata circa 70 anni e che lo vide confrontarsi con tutti i generi e tutte le tecniche.

Dopo il periodo "Shunro" si separò dal suo maestro e dalla scuola, ma non se ne conoscono le ragioni, l'episodio di cui parleremo più avanti è controverso, assumendo il nome di Tawaraya (il nome di una scuola differente) Sori.

Non sono chiari nemmeno i legami con questa seconda scuola, ma è evidente esaminando la sua produzione dell'epoca che lo stile stava cambiando drasticamente.

Nel disegno ad inchiostro Yotaka (Giovane prostituta) di cui mostriamo a fianco un particolare, sono evidenti le tendenze e le ricerche stilistiche dell'epoca in cui si firmava Sori.

Per quanto la tecnica ad inchiostro sia molto diversa da quella richiesta nell'ukiyo-e, l'effetto ottenuto dall'artista già anticipa la produzione futura.

L'ambientazione del ritratto, resa sommariamente da alcuni rami di salice e due pipistrelli in volo (nella parte non raffigurata), rende suggestivamente l'atmosfera del tramonto in una strada di Edo.

Il soggetto raffigurato, una prostituta di basso rango in quanto esercita il mestiere sulla pubblica via e non in una casa di piacere, testimonia il gusto dell'artista per le rappresentazioni realistiche, talvolta enfatizzate per idealizzarle, talvolta per renderle divertenti, della vita quotidiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da una delle sue opere mature, Le 36 vedute del monte Fuji a cui più tardi aggiunse altre 10 stampe, gli derivò la grande fama che non lo doveva più abbandonare, pur non sempre condivisa da parte della critica - che lo trovava volgare e probabilmente troppo fuori dagli schemi -  e che lo portò ad una produttività che fa venire il capogiro.

Illustrò circca 120 libri collaborando ad altri 30, produsse schizzi di viaggio, illustrò leggende e biografie, raccolte di piante ed uccelli, episodi di vita popolare, raccolte di caricature.

Appartiene a questa serie la sua opera più conosciuta ed ammirata, la celeberrima stampa Sotto l'onda di Kanagawa (Kanagawa Oki Nami Ura), a volte menzionata col titolo, inesatto, di Grande onda di Kanagawa.

E' una delle opere più innovative e più imitate della storia dell'arte, ed è quella che diede ad Hokusai fama universale quando, dopo diversi decenni dalla sua morte, le opere giapponesi cominciarono ad essere conosciute in tutto il mondo ed introdusse grandi artisti occidentali allo studio della pittura giapponese.

Non si deve credere tuttavia ad un risultato immediato. La  spontaneità ed immediatezza di Hokusai non prescindevano da uno studio metodico e continuo delle regole dell'arte, e dall'affinamento incessante della sua tecnica.

In questa stampa di formato chuban possiamo vedere una delle prime versioni della sua celeberrima opera, in cui tra l'altro sono più evidenti le sue prime sperimentazioni di tecniche occidentali.

Si intitola Oshiokuri Hato Tsusen no Zu (Il veloce battello in lotta contro le onde) ed è risalente al 1800 circa, ossia a 30 anni prima.

 

 

 

 

 

 

Una terza versione la ritroviamo nell'album dedicato alle Cento Vedute del monte Fuji, che non va ovviamente confuso con la serie di stampe intitolata Trentasei vedute del monte Fuji da cui proviene l'onda di Kanagawa.

Si tratta di un'opera in tre volumi (quella raffigurata proviene dal secondo), al cui termine troviamo il famoso post scriptum in cui l'artista testimonia la sua ferma determinazione a consacrare l'intera sua vita alla ricerca ed al perfezionamento.


Abbiamo già detto che Hokusai nacque ad Edo (che divenne Tokyo, la capitale dell'est, solamente nel tardo 800) nel quartiere Honjo che raffigurò poi spesso nelle sue opere, situato nel distretto di Katsushika. Alcune sue opere vennero firmate con lo pesudonimo "il paesano di Katsushika", viene quindi comunemente chiamato Katsushika Hokusai. Normalmente il nome d'arte viene invece accompagnato da quello della scuola (Utagawa Toyokuni, Utagawa Kunisada, Utagawa Hiroshige...).

Anche il padre Bunsei era un artista, ma non conosciamo a quale arte si applicasse. Adottato da un parente, pratica molto diffusa in Giappone, ancora praticamente bambino venne impiegato come commesso in una libreria, ma venne messo alla porta perchè immerso nella contemplazione delle stampe che illustravano i volumi, lavorava distrattamente quando non si perdeva addirittura nei sogni.

Non sappiamo attraverso quale percorso riuscì a coronare il suo sogno di diventare illustratore , ma lo ritroviamo nel 1773-75 incisore, con il nome di Tetsuro.

Nel 1778, si chiamava già allora Tetsuro, entrò nell'atelier di Katsukawa Shunshô inizando una produzione di stampe teatrali nello stile del maestro, che firmò come Katsukawa Shunrô.

La spinta alla ricerca di una via più personale gli venne da uno spiacevole episodio: aveva dipinto l'insegna di un rivenditore di stampe, che ne era soddisfatto al punto da metterla in grande evidenza davanti all'ingresso. Un altro allievo della scuola Katsukawa passando di lì la notò e non ne fu affatto soddisfatto, e ritenendola indegna e dequalificante per la scuola, la strappò. Hokusai decise da quel momento di non seguire più nel corso della sua vita alcuno stile precedente ma solamente la sua ispirazione. La separazione dal successore di Shunsho, ormai inevitabile, avvenne da lì a poco. Assunse il nome d'arte di Mugura (cespuglio), a rappresentare la sua indipendenza ed il suo isolamento.

Da allora in poi fu anche praticamente senza fissa dimora, mai soggiornando nello stesso posto più di un mese o due, probabilmente per sentirsi assolutamente libero di seguire il suo estro e la sua ispirazione del momento. Si sposò due volte ed ebbe sei figli, alcuni dei quali tentarono di seguire con alterne fortune il percorso artistico del padre.

Chi dimostrò maggiore talento fu la figlia Oyei, conosciuta anche con i nomi di Oi o Sakae, che dopo aver divorziato tornò a vivere col padre assistendolo fino alla morte. A partire dai 52 anni circa Hokusai visse senza alcuna compagna al fianco, ma non ne conosciamo le ragioni.

Per un lungo periodo, che arriva fino al 1834 circa, non conosciamo nemmeno altri particolari della sua vita. Con la pubblicazione delle 36 vedute divenne di colpo un artista famoso, considerato ancora oggi da molti il più grande nella storia del Giappone. Prese in questo periodo a firmarsi Gakyō Rōjin Manji, il Vecchio pazzo per l'arte, ed è forse questo lo pseudonimo che meglio gli si addice.

Il successo come artista coincise purtroppo con un serie di problemi familiari, causati dalla turbolenza di figli e nipoti, che prosciugarono le finanze di Hokusai e gli causairno diverse noie costringendolo dal 1834 al 1839 a vivere in volontario esilio prima nellla città di Uraga e poi di ritorno ad Edo all'interno del tempio Meionji, nonché a lavorare con ennesimi pseudonimi tra cui Myuraya Hatiyemon ed il soprannome di prete-pittore. Ci rimangono di questo periodo alcune lettere agli editori, in cui si lamentava delle condizioni in cui era ridotto, aveva ormai oltre 70 anni, e della rudezza con cui era costretto a rivolgersi agli incisori per essere sicuro che le sue istruzioni venissero comprese e le sue richieste accettate.

La fine di questo periodo coincise con una grave crisi economica che travagliò l'intero paese, dovuta a diverse annate consecutive in cui la raccolta del riso fu scarsa, e alla conseguente crisi del settore editoriale. Artisticamente fu un'esperienza positiva: Hokusai per sopravvivere. non poteva più  contare sulle stampe, iniziò a produrre e vendere direttamente disegni e schizzi originali. Sappiamo dalla sua corrispondenza che venne sempre pagato molto poco, e questo lo costringeva ad una attività frenetica che non ne fece però mai degradare il livello artistico anzi lo arricchì.

Sappiamo però dalla corrispondenza, illustrata qua e là da suoi schizzi che rafforzassero i concetti, ad sempio una mano che si tendeva a ricevere una moneta, corrispondenza cui era costretto a ricorrere nei momenti di esilio più o meno volontario, che comunque non rinunciava mai alla qualità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ad esempio seguiva di persona il lavoro degli inchiostratori  l'esecuzione delle incisioni, raccomandando quando possibile di affidarle a Tomekichi Yegawa, l'unico di cui si fidasse, l'unico capace di rendere fedelmente il suo stile senza sovrapporgli i manierismi dell'epoca, rinunciando per questo se necessario a parte del suo guadagno.

In un unico caso le sue opere vennero ricompensate generosamente: si trattava di una commessa da parte del comandante di una nave olandese, che pagò 150 ryo per due rotoli che raffiguravano gli epdisodi tipici della vita di un uomo e di una donna giapponesi. Altri due makimono vennero ordinati da un medico, sempre olandese, che però li giudicò scadenti e pretese di pagarli la metà. Hokusai, che aveva bisogno urgente del denaro, rifiutò sdegnosamente.

Fu l'altro olandese, Isbert Hemmel, conosciuto l'accaduto, ad acquistare anche questi due rotoli pagandoli il dovuto, e fu probabilmente attraverso queste opere che la fama di Hokusai iniziò a diffondersi in occidente. Dopo breve tempo però il governo proibì la vendita di opere d'arte agli stranieri,  soprattutto quelle in cui venivano rivelati i "segreti" del modo di vivere giapponese e questa fonte di introiti venne a mancare.

Sappiamo che che per un'opera di impegno paragonabile, quattro fogli dalle Poesie dell'epoca dei Tang, aveva convenuto con l'editore Kobayashi di Uraga un compenso di 42 monme d'argento. Un ryo d'oro (keicho ryo) era equivalente a 60 monme. Nella illustrazione a fianco (da Wikipedia), un oban ryo , del valore di 10 ryo.

Hokusai aveva subito alle soglie dei settanta anni un colpo apoplettico, da cui sembra sia guarito perfettamente grazie ad una antica ricetta giapponese, la "pasta di limone", ottenuta bollendo dei pezzi di limone in una misura (go = 0,25litri circa) di sake fino ad ottenere un denso sciroppo. Si beveva il tutto, allungato con acqua calda, entro le 48 ore dall'attacco. Ne rimane la ricetta illustrata, donata da Hokusai al suo amico e collega in arte Tosaki.

Hokusai non ebbe più problemi di salute fino ai 90 anni, quando cadde malato ad Asakusa e così scrisse al vecchio amico Takagi:

Il re Yemma è molto vecchio e si appresta a ritirarsi dagli affari. Si è fatto costruire per questo scopo une bella casa in campagna e mi chiede di andare a dipingergli un kakemono. Quindi sono obbligato a partire e quando partirò prenderò con me i miei disegni. Affitterò un appartamento all'angolo della strada dell'inferno, dove sarò felice di ricevervi, quando avrete l'occasione di passare di là.

Hokusai

Se ne andò con un rimpianto: quello di non aver avuto qualche anno di tempo per diventare un pittore completo, una decina o se proprio non fosse stato possibile almeno altri 4/5. Sentiva da una parte di avere già esplorato terreni sconosciuti ad ogni altro artista, di avere spostato più avanti i limti dell'arte. Dall'altra, non ne era ancora soddisfatto. Restano di lui circa trentamila opere.


Abbiamo detto trentamila opere, e l'abbiamo scritto in lettere per evitare ogni equivoco. E' chiaro che anche solo elencarle diventa una impresa impossibile, chi vuole avvicinarsi all'opera di Hokusai deve prepararsi ad una impresa lunga e difficile, ma che gli darà grande soddisfazione.

Per quanto sia sto artista eclettico ed in continua evoluzione, il suo stile è inconfondibile e il suo tratto si riconosce immediatamente. Dal suo Iniziazione al disegno rapido di Hokusai (Ryobi shahitsu Hokusai soga), pubblicato nel 1820, esaminiamo una tavola monocroma, che rappresenta alcuni artigiani al lavoro.

E' evidente il verismo ai limiti del caricaturale che Hokusai introdusse nell'arte giapponese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ancora più evidente se ne esaminiamo un particolare, e se lo confrontiamo con questa sua lettera indirizzata nel 1836 all'editore Kobayashi, in cui dopo avere per l'ennesima volta raccomandato di affidarsi per incisione e stampa a Yegawa, sente il bisogno di un post scriptum:

Raccomando all'incisore di non aggiungere la palpebra sopra quando io non l'ho disegnata, e quanto ai nasi, questi due nasi sono miei [accanto ci sono gli schizzi di un naso di fronte e uno di profilo], quelli che si ha l'abitudine di incidere sono i nasi di Utagawa, che non mi piacciono affatto e sono contrari alle regole del disegno. C'è anche la moda di disegnare gli occhi così [schizzo di un occhio con un punto nero in mezzo], e io non amo questi occhi più di quei nasi.

Quindi Hiokusai non ebbe vita facile, e prima di vedere apprezzata la sua originalità dovette superare non poche resistenze. Ne fu ampiamente ripagato, anche se solo dopo la sua morte. D'altra parte non si dimostrò mai attaccato più di tanto ai riconoscimenti materiali, riconosceva per primo di essere solo un Vecchio pazzo per il disegno o un Prete mendicante, e firmandosi così.

Se il successo fu tardivo fu in compenso senza limiti, e pochi hanno dubbi nell'assegnare ad Hokusai il primo posto nell'affollato firmamento degli artisti giapponesi. Il successo gli venne attribuito sia dalla critica che dal pubblico, dagli intenditori e dalla gente del popolo.

Vediamo qui un curioso omaggio alla sua arte: un kashira (pomolo di spada) decorato con la testa di un personaggio sicuramente ripreso da qualche dipinto o stampa da attribuire ad Hokusai. Non sarà facile identificarlo, tra le decine di migliaia di sue opere, ma chi vuole cimentarsi ha già un indizio: la pioggia che cade fitta sopra il personaggio, quella pioggia che Hokusai amava introdurre così spesso nelle sue stampe, destando prima scandalo e poi ammirazione e infine desiderio e necessità di imitazione.


Affermare che esistono ancora dei lati oscuri o sconosciuti nella produzione di Hokusai contiene certamente una punta di esagerazione, ma si tratta di esagerazione a fin di bene che ha il solo scopo di incoraggiare il lettore ad approfondire i lati meno noti del suo percorso artistico.

Se è universalmente noto per le stampe ad esempio, non meno interessanti sono i suoi dipinti.

Qui vediamo Eguchi no Kimi (La prostituta di Eguchi), un dipinto su seta di piccole dimensioni (26,9 x 21,4, l'immagine è stata tagliata sulla sinistra per esigenze di impaginazione) ed è risalente probabilmente al 1810 circa.

Nel dramma noh intitolato Eguchi, cui si pensa che si sia ispirata l'opera, il monaco Saigyo Hoshi mentre cerca rifugio dalla pioggia ad Eguchi si imbatte in una giovane prostituta, con cui inizia a discutere scoprendo con stupore che è una fine poetessa.

Inizia una contesa poetica tra Saigyo e la giovane, che si scoprirà poi essere una reincarnazione del bodhisattva Fugen, che viene tradizionalmente raffigurato in groppa ad un elefante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hokusai è stato anche probabilmente l'artista che si è dedicato con maggiore attenzione alla produzione dei manga, ossia album illustrati che non vanno assolutamente confusi con gli albi a fumetti - sempre di produzione giapponese - che vanno tanto di moda tra i giovani d'oggi, che pure affondando le loro tradizioni nella stessa tradizione secolare di cui Hokusai è stato uno degli esponenti di maggiore spicco.

La sua attività in questo campo iniziò nel periodo in cui usava firmarsi Taito (a partire dal 1810) e nel 1814 apparve il primo album della serie Hokusai Manga, che continuò incessantemente ad alimentare fino al momento della morte.

Produsse in questa serie 15 volumi, che comprendono approssimativamente 4000 raffigurazioni.

Sono soprattutto quelli del primo periodo ad essere stati concepiti come veri e propri manuali per artisti (etehon).

A destra: dal Ryakuga Haya Hoshie. Etehon.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma tutti aggiungono al grande valore artistico anche quello di straordinaria documentazione.

Attraverso i manga di Hokusai dedicati alla flora e fauna gli scienziati possono avere una idea molto realistica delle condizioni naturalistiche del Giappone in tarda epoca Edo.

A destra: dal Santei Gafu. Etehon.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hokusai attinge per la sua ispirazione indifferentemente al regno animale e a quello vegetale, agli incomparabili panorami del Giappone, agli usi e costumi del suo popolo.

A destra: dal Denshin Kaishu Hokusai Manga (I). Etehon.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui vediamo una rappresentazione delle principali prese previste alla sua epoca nelle regole del sumo

Dal Deshin Kaishu Hokusai Manga (III). Etehon.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non mancano gli album dedicati alle illustrazioni tecniche e alle procedure di fabbricazione, industriali od artigianali, giapponesi od occidentali.

Dal Deshin Kaishu Hokusai Manga (XI). Etehon.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La lunga vita di Hokusai fu veramente ricca, intensa e piena di avvenimenti, ma soprattutto di splendidi capolavori.

Eppure si lamentava che  non gli bastasse...

Era iniziata come abbiamo detto in apertura nel 1760, nel distretto di Katsuhika ad Edo (Tokyo), che allora veniva chiamato Honjo, in una località chiamata Warigesui.

A destra: Honjo Warigesui. Stampa di Inoue Yasuharu (1863-1889)

 

 

 

 

 

 

 

 

Si arrestò nel maggio del 1849.

Attorno al suo letto di morte erano adunati familiari, amici e discepoli, con i quali Hokusai si lamentò:

"Se avessi avuto altri cinque anni! Avrei potuto diventare un vero pittore..."

La sua ultima opera è probabilmente Il Drago volante sopra il monte Fuji (Fuji-goshi Ryu), che porta la data dell'undicesimo giorno del primo mese di quell'anno.