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Un occhio in giro: gita fuori porta

Il kankeiko del Buikukai a Chieti

 

Manuela Gargiulo

foto: Paolo Bottoni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi a raccontarvi una "gita fuori porta" nel mondo dell’Aikido: la partecipazione allo stage Internazionale di aikido organizzato ad inizio maggio, in maniera eccellente, dalla Fondazione Aikido Europa Buikukai, al PalaTricalle di Chieti, in Abruzzo.

L’accoglienza riservata a noi dell’Aikikai d'Italia è stata veramente ragguardevole!

Siamo stati accolti in armonia e trattati come veri ospiti; tutti erano estremamente gentili.

 

 

 

 

 

 

Sul tatami si respirava una bella atmosfera... un po’ quella che si respira ai nostri raduni e mi ha fatto piacere praticare insieme a loro.

Mi aspettavo di trovare molte differenze tra la pratica dell’aikido di un’altra associazione rispetto alla nostra ma in realtà ho potuto riscontrare che vi erano solo alcune divergenze tecniche mentre per il resto lo spirito con il quale viene considerato l’aikido, il rispetto per le tradizioni, la ricerca dell’armonia, la serietà con la quale si ricerca il tutto, sono sulla stessa lunghezza d’onda del nostro Aikikai.

Usando una similitudine posso dire che Aikikai e Buikukai utilizzano la stessa scrittura facendo un uso diverso della punteggiatura!

 

 

Un diverso torifune (molto delicato) un diverso aikitaiso, un diverso modo di mettere in circolazione il ki...

Inoltre, vengono messi in risalto alcuni punti delle tradizioni che noi non coltiviamo, come ad esempio attendere il maestro all’uscita del tatami per piegargli la hakama.

In compenso non viene dato lo stesso valore formale alla consegna dei diplomi (almeno per quel poco che ho visto), evento che nella nostra associazione è considerato un momento molto importante: quando ci si siede di fronte al maestro per ricevere da Lui il diploma si sente il desiderio di farlo con una forma impeccabile - anche se non fosse richiesto - con la schiena ben diritta e prestando attenzione alla ritualità del saluto, quasi come se fosse l’azione conclusiva di un esame.

Questo naturalmente è solo il mio parere ma probabilmente incontra quello di tanti altri praticanti che so quanto diano valore a queste piccole grandi cose. Ma, in conclusione, la conoscenza di differenti usanze ed altri rituali allarga i nostri orizzonti.

E adesso una piccola descrizione del raduno e dei maestri che si sono avvicendati sul tatami di Chieti.

Il venerdì siamo stati accolti dal maestro Suriano proveniente da Catania che ci ha guidato alla scoperta (almeno per me che non lo conoscevo affatto) di un movimento di jo caratterizzato oltre che da piccole rotazioni sferiche (meguri) dal fatto che si puntava il jo da una parte per poi andare da un'altra.

Questo concetto era presente anche nel randori (ci si dirigeva verso un uke ma si eseguiva la tecnica su un uke differente).

 

 

 

 

Poi la lezione è passata a Lucienne Bérenger, una donna che ha praticato a lungo l’aikido insieme al maestro Kobayashi e porta avanti naturalmente la sua linea.

Di lei mi sono rimaste impresse alcune sue considerazioni: l’aikido è come un gioco... l’idea del gioco viene richiamata dal movimento delle mani durante la pratica... una sale e l'altra scende e viceversa..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una mano è quella che gioca (depista, attrae uke), l’altra è quella che colpisce... e poi muoversi, anticipare... non aspettare fermi di essere attaccati...

Un inno al movimento, e il suo movimento, delicato e circolare, mi è rimasto impresso!

Le donne (sarà che sono di parte?) hanno un modo di praticare molto diverso da quello dei loro colleghi uomini.

Lucienne mi ha colpito molto, una persona allo stesso tempo dolce e forte, armoniosa ed efficace... rotonda e quadrata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho trovato molti punti in comune tra la Bérenger e la Minegishi, soprattutto nell’importanza data alla pratica con i bambini.

 A detta di entrambe la pratica con i più piccoli ha dato un vero senso alla loro pratica e al proprio sviluppo personale, sia nel percorso dell’aikido che nel cammino della vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non per questo si pensi ad un aikido troppo spostato verso tematiche specialistiche.

Lucienne Bérenger ha dimostrato che il suo aikido ha valenza unversale, e si adatta ai bambini ma può tenere ugualmente a bada nerboruti omaccioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poi è stata la volta del maestro Polimeno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha alternato frequentemente le spiegazioni dei principi alle dimostrazioni pratiche delle applicazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci ha guidato nella pratica utilizzando sempre nelle sue spiegazioni i cinque elementi - acqua, fuoco, cielo, terra e vento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha spesso rimarcato l’importanza di rimanere fedeli ai principi dell’aikido che o sensei ha trasmesso al mondo.