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Di Marco D'Amico.

Spero che siate indulgenti come lettori perchè è la prima volta che mi cimento in una cronaca di uno stage, di solito preferisco stendere una serie di dettagliati appunti su ogni tecnica.

Questo genere di appunti sono sempre rivolti solo alla mia persona, invece una cronaca generale per chi va scritta? Per chi c'era? Be' lasciatemelo dire, chi c'era se lo ricorderà per sempre, eventi come questo non si dimenticano.

Per chi non c'era? se non c'eravate, ma dove eravate? É questa la domanda che mi sono posto un sacco di volte, ma solo voi potete rispondere. E allora via!!!

 

 

Cominciamo dal maestro: tutti sanno quale sia attualmente la sua condizione, molti temevano, anzi speravano, che si risparmiasse un po'. E invece lezione ogni mattina e anche gli ultimi tre pomeriggi, non mi resta che riportare le parole di un amico : "Aho' se stava bene non ci arrivavamo alla fine dello stage!". Con lui si sono alternati nei pomeriggi dei primi giorni i maestri Foglietta, Travaglini e Cardia.


L'anno scorso il maestro aveva posto molto attenzione alla tecnica di shihonage, lavorandolo in varie forme da aihanmi, quest'anno si è concentrato su ikkyo, partendo quasi sempre da katatetori aihanmi, e ricercando quella condizione nelle forme di attacco più avanzate.

 

Sappiamo tutti che la tecnica di ikkyo è un contenitore di diverse forme e il maestro ha preferito un lavoro di allungamento e di "chiamata" del corpo di uke fino allo squilibrio, così da ridurre al minimo il contrasto con aite (il partner) e l'impiego della forza.

Si sono riproposti in modo naturale anche gli altri temi del lavoro didattico del maestro Fujimoto: l'attenzione al lavoro di uke, l'esecuzione come studio del movimento che sia di beneficio per entrambi i ruoli di tori ed uke, la pulizia e l'estetica del gesto che ne conservi la valenza marziale.

 

 

 

 

Ho già accennato all'uso minimo della forza, ma cosa si vuole intendere? il maestro ha posto la sua attenzione sulla condizione di rilassatezza, soprattutto delle spalle, in modo che il nucleo della nostra forza scenda fino al suo luogo naturale, il nostro centro, spingendosi fino ad un paragone con le kombu, le alghe marine, che saldamente attaccate al fondale ondeggiano liberamente con le estremità.

Questa condizione delle spalle può essere mantenuta più facilmente se le braccia seguono il modo indicato dal taglio della spada o dell'uso del kokyuho, da qui un lungo e sistematico lavoro è stato svolto durante lo stage su ikkyo undo e sullo shihogiri, sia nella forma omote che nella forma ura.

In ogni tecnica è stato evidenziata la condizione di debolezza derivante dall'alzare i gomiti, anche in altre forme di budo "aprire" l'ascella ha un connotato negativo, per esempio nel sumo si usa l'espressione "wakigaamai" (ascella dolce) per indicare un movimento scorretto e debole. "Wakiwoshimeru" (stringere-chiudere le ascelle) sono parole che dopo una settimana sono entrate nel vocabolario di tutti i partecipanti.

I primi giorni il maestro ha preferito lo spostamento nell'ura di uke, basti pensare che solo sabato katatetori gyakuhanmi ikkyo è stato eseguito spostandosi in quella zona mediante tre movimenti diversi: scivolamento diagonale, tenkan e tenkan più kaiten, in modo che la tecnica sia eseguita dove tori sia più al sicuro e il controllo sulla parte restante del corpo di uke facile.

Questa sensazione di sicurezza e controllo su uke deve però accrescersi in modo naturale con la pratica e la tecnica, così che tori si possa muovere liberamente in qualsiasi direzione, acquisendo il controllo non solo di aite ma anche dello spazio circostante, infatti negli ultimi giorni dello stage l'ikkyo da questa presa è stato eseguito anche con l'entrata nell'omote di uke seguito da tenkan.