Anche quest'anno, grazie all'iniziativa e alla volontà del Dojo Nozomi di Roma diretto dal maestro Alberto Anzellotti, abbiamo potuto partecipare con enorme piacere e soddisfazione allo stage tenuto dal maestro Katsuaki Asai, VIII dan, Hombu Dojo shihan, direttore tecnico dell'Aikikai di Germania.

Ormai uno dei pochissimi allievi diretti di o sensei ancora in piena e splendida attività, allievo del maestro Hiroshi Tada e di tanti altri grandissimi maestri, e chi più ne ha più ne metta... Ed io ne metto.

Siamo di fronte ad un maestro d'incomparabile grandezza; aikidoistica e non solo,

Sull'aspetto tecnico di questo seminario neanche mi soffermo. tanto non ne sarei all'altezza (è d'altronde mia abitudine astenermi da giudizi quando condivido con voi le mie impressioni sugli  stage...) mentre dell'aspetto didattico e umano ne potremmo parlare per ore!

Comunque, tanto per dare un'idea, lo stage è stato improntato all'esecuzione di tecniche "di base e abbastanza semplici"... (cit.).

E qua mi viene da ridere. Perché solamente su katatetori gyaku hanmi shihonage, da eseguire secondo precise indicazioni del maestro, molte "teste" sono cadute; e parlo di fior di praticanti "gonnellati"...

Il maestro ha snocciolato una lista di errori, piccoli e grandi, che tanti di noi commettevamo; da far gelare il sangue! Le eccessive convinzioni sono una gran brutta bestia. Per non parlare del resto delle tecniche, comprese quelle di jo-waza. E di seguito, sono continuate le bacchettate del maestro. E già, perché un vero grande maestro si riconosce anche da quanto bacchetta gli allievi, non solo per i sorrisi di apprezzamento e le pacche sulle spalle.

Il maestro Asai ha invitato a mantenere alta e costante la concentrazione durante una lezione di aikido e di uno stage in particolare, osservando la dimostrazione delle tecniche molto bene e ripetendo precisamente quanto visto dall'insegnante, senza interpretazioni personali, stili propri o "correnti di pensiero", poiché altrimenti si sta sbagliando e, semplicemente, si sta perdendo tempo in quel momento!

Ha citato l'esempio del maestro Ueshiba, il quale era solito mostrare la tecnica una sola volta, prima a destra e poi a sinistra, senza spiegazione alcuna. Se avevi capito, bene, sennò...

La didattica, ha constatato il maestro Asai, procede e si evolve al passo con i tempi e con le situazioni, quindi in occidente (ma anche in Giappone oggi) si "parla" e si "mostra" molto di più; ma non deve essere questo per il praticante un motivo di minor attenzione e concentrazione.

Il maestro Asai ha dimostrato più volte con alcuni praticanti alla "mano" come (errore d'interpretazione permettendo) molti di noi non stessero facendo quello che lui aveva appena dimostrato, accompagnando l'insegnamento con della stupenda aneddotica sulla severità della didattica giapponese in vari campi, dall'aikido alla preparazione del sushi, che vi risparmio per la vergogna...

Comunque, in ogni occasione, il maestro Asai non ha mai risparmiato energie nel trasmetterci i suoi insegnamenti, prodigandosi quasi allievo per allievo per tutto il tatami, sempre con una calma e un calore umano eccezionali, diffondendo sorrisi rincuoranti e calorosi.

 

 

 

Come per ogni maestro giapponese di questo livello, l'apparente "calma" e lentezza con la quale eseguiva le tecniche in alcuni attimi, in frazioni di secondo, lasciava il posto ad una splendida energia esplosiva, dalla quale traspariva evidente l'aspetto della reale e pratica anima marziale dell'aikido. Il maestro Katsuaki Asai è un giovincello - ha appena 74 anni - e ha già promesso e programmato il suo ritorno a Roma l'anno prossimo e si spera tutti di esserci, sempre più numerosi e...attenti!

 

 

 

 

 

 


 

Mi si chiede un commento, un supplemento di commento, un po' più tecnico. Dall'alto della mia supposta maggiore competenza in merito. Lasciamo perdere pure le false modestie, chi ha ottenuto il riconoscimento di un livello tecnico che lo autorizza all'insegnamento ha il dovere non solo di essere sempre disponibile a diffondere quanto da lui appreso e compreso, ma anche di aiutare a comprendere quanto può essere sfuggito ad altri dell'insegnamento di maestri di portata non comune.

Non si può trattare tuttavia di esprimere un giudizio: la tradizione giapponese è molto esplicita in merito, per quanto solamente nel dopoguerra il governo giapponese abbia istituzionalizzato la categoria dei mukansha. Si tratta in parole povere di persone che hanno raggiunto un tale grado di maestria nella loro arte che sarebbe vano e oltretutto sciocco pretendere non solo di esprimere giudizi ma anche di attribuire meriti e onoreficenze. Un mukansha è una persona che non può essere giudicata, essendo il suo livello superiore a quello delle persone o delle istituzioni che normalmente attribuiscono scale di valori. Katsuaki Asai sensei è una di queste persone: non può essere giudicata da noi che ci troviamo a un livello assolutamente non paragonabile. Anche semplicemente dire che è "bravo" sarebbe una palese sciocchezza.

In quanto poi a una analisi tecnica... entrerebbe troppo bruscamente in contrasto con le righe impressionistiche ma fedeli nel resoconto che avete letto sopra: l'arte va mostrata, non può essere spiegata. E non può essere ripetuta per "capire meglio". Del resto lo si sapeva anche da noi: "Paganini non ripete".

 

 

Qualcosa va detto invece della personalità di Asai sensei, di quel qualcosa in più che lo rende non solo semplice insegnante, non solo maestro ma anche maestro tra i maestri.

Sono passati molti anni da quando Hosokawa sensei, spiegandomi per sommi capi gli scopi e il funzionamento dello Shidosha-kai, l'associazione degli insegnanti di aikido dell'Hombu Dojo residenti in Europa, mi faceva osservare che il presidente sarebbe sempre stato il maestro Asai, da tutti loro riconosciuto spontaneamente come persona di levatura e carisma superiore.

 

 

 

 

La sua calma interiore traspare in ogni singolo momento del suo insegnamento, rigoroso e allo stesso tempo sereno, direi quasi giocoso. Non si deve comunque cadere nell'errore di pensare che le sue proposte tecniche siano "facili". Richiedono non solo grande applicazione senza alcun vuoto di tensione, ma anche una rigorosa preparazione. Anche fisica.

Ho afflitto in questi giorni i miei sventurati ascoltatori con alcuni aneddoti sulla prestanza fisica dimostrata dal maestro Asai nei tempi, lontani come mero computo temporale ma vicinissimi nella memoria e nello spirito, dei leggendari seminari degli anni 70 e 80.

Ma voglio concludere con un aneddoto, ricordato col suo solito sorriso divertito dallo stesso maestro, che apparentemente lo smentisce. Durante un embukai in Germania il maestro Asai venne chiamato, come d'abitudine a quei tempi, a svolgere il compito di uke per il maestro Tada, che avrebbe condotto la parte principale della dimostrazione. Venne sottoposto a una robusta e ininterrotta centrifuga per un periodo inimmaginabile. Mi pare di ricordare VENTOTTO minuti, senza un istante di tregua.

Per paragone: pochi anni dopo, durante la preparazione di un embukai del Dojo Centrale, Hosokawa sensei nell'intento di spiegare come non andava condotto l'embukai mi fece cenno di prestarmi come uke, chiese ad uno degi presenti di cronometrare  e mi sottopose alla sua centrifuga personale, altrettanto famosa. Durai circa un minuto, e avevo fama a quei tempi di essere abbastanza coriaceo, in un gruppo dove dei non coriacei non rimanevano più nemmeno i carapaci vuoti abbandonati sul tatami.

 

 

 

 

 

Per Tada sensei però non era abbastanza: dopo i tragici 28 minuti apostrofò così il maestro Asai: "Però dovresti fumare di meno. Non ti mancherebbe il fiato così facilmente.".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Severi con se stessi.

Inflessibili eppure positivi e sorridenti con i propri discepoli.

E' anche da questo che si riconoscono i grandi maestri. Forse soprattutto da questo.

 

Paolo Bottoni