Indice articoli

Chi segue l'insegnamento del maestro Hiroshi Tada è abituato a trovare sul lato shomen del grande tatami di La Spezia ove si tengono da molti anni i seminari estivi dell'Aikikai d'Italia dei testi che hanno lo scopo di aiutare i praticanti a comprendere nel migliore dei modi la dottrina trasmessa dal maestro ma anche, spesso, di fornire validi, forti e stabili punti di riferimento lungo il percorso marziale. Erano esposti nel luglio 2012 alcuni concetti chiave alla base dell'insegnamento di Kamiizumi Ise no kami, indicato come maestro di spada del XVI secolo.

 

 

 

Non intendiamo analizzare questi brevi scritti, vanno meditati semplicemente e va ricercata la chiave per poterli "estrarre" dalla carta e trasportarli nella propria vita e nella propria pratica.

Vogliamo profittarne invece per proporre ai praticanti di aikido e agli studiosi delle arti marziali e delle discipline che ne sono derivate alcuni cenni biografici sulla figura del maestro Kamiizumi Isenokami Nobutsuna. Riveste infatti una grande importanza nell'universo marziale del Giappone, sia a livello storico che a livello dottrinario, ma anche nell'immaginario collettivo essendo la sua figura spesso portante in diverse ricostruzioni immaginarie, manga o film ad esempio, di quell'epoca tanto lontana da noi quanto incredibilmente affascinante.

Le sue opere non risultano tradotte finora in occidente, e molti particolari della sua vita sono tuttora oscuri. Sono ancora ben pochi i praticanti italiani che conoscono l'esistenza stessa di questo grande personaggio. Eppure è talmente permeante nella cultura giapponese che malgrado tutto qualcosa del suo insegnamento è stato trasmesso, sia pure per vie traverse.

Iniziamo quindi la nostra esposizione con un racconto che molti riconosceranno immediatamente. Dopo il riconoscimento sarà inevitabile che si chiedano cosa c'entri il racconto con quanto appena detto. Ma la spiegazione arriverà immediatamente dopo.

Accadde un giorno, in una epoca ormai lontana, che un samurai errante si fermasse presso uno sperduto villaggio di montagna dove era capitato lungo il percorso, per rifocillarsi prima di riprendere il cammino. Questi pellegrinaggi alla ricerca di se stessi, ma in cui era previsto e necessario passare per il confronto con gli altri esseri umani, erano praticati sia dai religiosi, che li definivano angya, semplicemente viaggiare a piedi, che dai guerrieri che li chiamavano invece musha shugyo: allenamento alla via marziale.

Trovò però che l'intero villaggio era in subbuglio: un brigante braccato dalla legge si era rifugiato dentro una capanna, dopo averne cacciato gli occupanti ed aveva preso in ostaggio un bambino, che minacciava di uccidere all'istante se solo qualcuno si fosse avvicinato.

Il samurai notò tra la folla un monaco, itinerante come lui, e gli si avvicinò chiedendogli di prendere in prestito la sua tonaca e gli altri indumenti ed accessori che lo qualificavano come un religioso. Chiese poi a qualcuno degli astanti che gli venisse completamente rasato il capo, in modo da essere credibile come monaco.

Così travestito si incamminò lentamente verso la capanna, completamente disarmato e con due bento, recipienti per il trasporto di un pranzo di fortuna, nelle mani. Avvicinandosi, mentre tutti gli altri si tenevano a debita distanza, annunciò al bandito di essere un prete venuto a portare, a nome dei genitori del piccolo, del cibo per poterlo sfamare. Dopo aver gettato il recipiente all'interno della capanna disse di averne preso un secondo di sua iniziativa, pensando che anche il bandito dovesse aver fame e che fosse comunque suo dovere soccorrere qualunque persona in stato di bisogno. Il bandito allungò la mano per prendere in consegna il cibo, venne invece afferrato e messo fuori combattimento dal guerriero.

Chi si interessa di cultura giapponese, e tra i nostri lettori non mancano, avrà riconosciuto immediatamente un celeberrimo episodio del film I sette samurai, del grande Akira Kurosawa. E' la scena in cui facciamo conoscenza col carismatico Benkei (Takashi Shimura), che radunerà un pugno di samurai senza padrone per difendere dai predoni un villaggio ridotto in condizioni tali da non poter nemmeno pagare per questo servigio. 

Il nostro breve riassunto non è tratto però dal capolavoro di Kurosawa. Proviene da Daisetz. T. Sukuzi, The zen and the Japanese culture, p. 128 (1970) ed illustra un episodio della vita di Kamiizumi Nobutsuna. Anche senza saperlo quindi molti di noi sono già stati a contatto con l'insegnamento del maestro Kamiizumi, che sia con l'intermediazione dell'arte di Kurosawa o in altri modi. Noi cercheremo nel seguito di questo articolo di comprenderlo meglio ed in modo meno casuale.

Iniziamo con una succinta scheda biografica: Kamiizumi Hidetsuna nacque nel 1508 nel feudo di Kamiizumi, nel Kozuke, che dominava la pianura del Kanto e di cui aveva preso possesso il suo antenato Ogo Yoshihide, appartenente ad un ramo della famiglia shogunale degli Ashikaga. Negli anni successivi il Kanto divenne uno dei terreni preferiti di battaglia dei grandi feudatari che si contendevano il dominio del Giappone.

Hidetsuna fu agli ordini del grande condottiero Uesugi Kenshin, e resistette valorosamente per lungo tempo agli assalti incessanti del grande rivale di Uesugi: Takeda Shingen. Anche chi non si interessa di storia lo conosce come il protagonista dell'opera che segnò il ritorno ai grandi affreschi storici e alle grandi battaglie del maestro Kurosawa: Kagemusha.

Costretto alla resa venne tuttavia risparmiato, avvenimento raro nei feroci scontri di quella che venne chiamata Epoca dei regni combattenti (Sengoku jidai), anzi ricevette addirittura la proposta di entrare al servizio di Takeda Shingen. Declinò la proposta, dichiarando di non poter tradire la memoria di chi aveva seguito in battaglia, e chiese di potersi ritirare dalla guerra dedicandosi allo studio dell'arte della spada.

Il nome precedente di Takeda Shingen era Nobuharu (晴信), che invertendo gli ideogrammi diventa Harunobu (信晴) ma si può anche leggere Shingen, il nome che assunse dopo aver preso i voti da monaco. Si dice che in questa occasione abbia concesso ad Hidetsuna l'onore di utilizzare l'ideogramma nobu (信), che veniva tramandato di generazione in generazione nella famiglia Takeda. Fu così che divenne Kamiizumi Nobutsuna (上泉 信綱).

Aveva padroneggiato la scuola di spada Kage ryu (scuola dell'ombra) che aveva poi adattato alle sue esigenze dando vita allo Shinkage ryu (nuova scuola dell'ombra). Seguito da due fedeli discepoli trascorse il resto della sua vita nel musha shugyo. Fu figura importante nella nascita ed evoluzione della scuola Yagyu ryu, che divenne più tardi la scuola ufficiale dello shogunato Tokugawa. Ma Yeyasu Tokugawa era  ancora a quei tempi un giovane e ambizioso feudatario al servizio del condottiero Oda Nobunaga, solo alcuni decenni dopo doveva riportare la vittoria finale dopo la scomparsa dei grandi antagonisti Takeda e Uesugi, dello stesso Nobunaga e del suo successore Hideyoshi.

Kamiizumi Nobutsuna scomparve tuttavia prima, in epoca non meglo precisabile intorno al 1577, e gli venne attribuito il titolo postumo di Ise no kami (signore di Ise). Non si conosce ove riposano i resti di Kamiizumi Isenokami Fujiwara no Nobutsuna, e il suo lignaggio si estinse con la morte in battaglia dei due figli. Il suo insegnamento rimane immortale.

Nella cartina seguente ci si può rendere conto delle dinamiche del conflitto in cui venne coinvolto Kamiizumi Nobutsuna, di natura epocale e destinato a cambiare le sorti del Giappone nei secoli successivi. Partendo dal dominio del Kai, privo di accesso al mare, Takeda Shingen intende espandersi sia verso la costa del nord che quella del sud, tagliando in due il Giappone e divenendo padrone assoluto delle vie di comunicazioni (rese evidenti dai diversi colori della cartina).

Il suo avversario naturale è Uesugi Kenshin, signore di Echigo, che gli chiude l'accesso al mare del nord e che ha mire espansionistiche non compatibili con le sue. Dal sud-ovest, dal feudo di Owari, il condottiero Oda Nobunaga si vede sbarrata la strada da Takeda e lo attacca a sua volta. Lo spalleggia dal sud il suo feudatario Tokugawa Yeyasu di Mikawa. Sarà questi, scomparsi prima Takeda e Uesugi e alcuni anni dopo, al culmine del potere, Oda Nobunaga, a stabilire un dominio duraturo sul Giappone, che assicurerà il potere alla sua dinastia per circa 260 anni.

Kamiizumi si trova in una zona destinata ad essere teatro di conflitto, ricca di piazzeforti e dominante l'accesso alla ricca pianura del Kanto ed alla città di Edo (Tokyo), che diverrà al termine dei conflitti la nuova capitale shogunale e all'inizio dell'era Meiji la capitale assoluta, quando vi si trasferirà l'imperatore abbandonando la residenza di Kyoto.

 


I signori di Kamiizumi discendevano da Ogo Shigetoshi, a sua volta discendente dalla nobile ed importante famiglia degli Ashikaga (per quanto in piena decadenza e privi ormai di potere effettivo all'epoca gli Ashikaga detenevano ancora il titolo di shogun). Fu intorno alla fine del XV secolo, quindi circa una generazione prima della nascita di Hidetsuna, nel corso della guerra di Onin che segna l'inizio del Sengoku Jidai, che Ogo Shigetoshi si trasferì dal feudo di Totomi, che possiamo vedere nella cartina accanto al mon di Yeyasu Tokugawa, sulla costa sud orientale, a quello di Kozuke nell'interno.

Il loro possedimento era quello di Kamiizumi e di conseguenza la dinastia ne prese il nome mentre quello originario veniva tramandato assegnandolo alla fortezza di Ogo, poco più a nord, che faceva parte di quel sistema di fortificazioni che abbiamo detto posto a presidio tra la zona montagnosa interna e la pianura del Kanto, situata nel feudo di Musashi, che degradava verso il mare orientale e la città di Edo.

Riteniamo utile riproporre la cartina per non costringere il lettore a continue consultazioni alla pagina precedente, ma consigliamo tuttavia di cliccarvi sopra per aprirla in maggiori dimensioni in una finestra separata da tenere a portata di sguardo. E' chiaro che il controllo del Kozuke permette di tenere sotto scacco sia le comunicazioni lungo la via del mare (Tokaido, in azzurro), che quelle lungo la via delle montagne (Tosando, in arancione). Uesugi Kenshin controllava la terza via (Hokurido, in verde) ma una espansione in quella direzione da parte dei Takeda l'avrebbe praticamente messo fuori da ogni gioco. Non rimase inerte ad attendere le iniziative del suo grande avvversario, e i loro scontri furono numerosi e leggendari.

 

E' noto che Takeda Shingen aveva intorno a se uno stuolo di fedelissimi, raccolti intorno alla bandiera dei Takeda: Furin Kazan.

E' un drappo su cui sono ricamati gli ideogrammi Vento, Foresta, Montagna, Fuoco, che si pronunciano appunto in questo modo, e ad ogni elemento del motto era associata una delle divisioni di cavalleria della armata Takeda, considerate invincibili.

Dovremo un giorno ritornare sull'argomento per parlare dei famosi guerrieri che guidavano in battaglia le decine di migliaia di samurai Takeda, ispirandosi alle dottrine dell'Arte della guerra del saggio Sun Tzu:

Che sia la tua rapidità quella del Vento, la tua compattezza quella della Foresta.

Nell'assalto e nel dominio, sii come Fuoco, sii inamovibile come Montagna.

Anche tra le file degli Uesugi militarono eroi leggendari. Uno di essi fu Kamiizumi Hidetsuna. Inizialmente al servizio degli Hojo, avversari di Uesugi, cambiò fronte per motivi a noi non conosciuti e fu vassallo agli ordini del generale Nagano Narimasa, che controllava la piazzaforte di Minowa, e fu ben presto incluso nel numero delle 16 lance della casata di Nagano ma venne anche chiamato la migliore lancia di Kozuke.

Era arrivato sui campi di battaglia infatti in età già matura, ma aveva accumulato negli anni precedenti un notevole curriculum di studi marziali. Abbiamo già detto che la famiglia vantava antiche e nobili origini.

Prima ancora degli shogun Ashikaga si diceva che risalissero al mitico Fujiwara no Hidesato.

Per quanto fosse un kuge, un aristocratico di corte e non un buke, un guerriero, ebbe una parte importante nei conflitti del X secolo, combattendo vittoriosamente contro Taira no Masakado, declamando prima della battaglia risolutiva una preghiera agli dei che viene ancora oggi recitata in occasione della rievocazione storica di Kachiya, in maggio.

Hidesato dedicò il suo arco da battaglia depositandolo presso un tempio, ed ancora oggi il culmine delle celebrazioni è l'offerta rituale di una freccia vittoriosa, accompagnata da una sfilata di guerrieri in armi d'epoca.

Una leggenda vuole che Hidesato, noto in questi racconti come Tawara no Tota, durante un viaggio a Kyoto abbia trovato un ponte sbarrato da un enorme serpente, che scavalcò con disinvoltura senza dare alcun segno di timore.

Il serpente altri non era che il Drago re del mare, che ammirato invitò Hidesato nel suo palazzo e gli fece dono di una spada incantata che lo avrebbe portato al potere, facendolo divenire shogun.

Tuttavia Hidesato scelse di non usufruire di questa possibilità, che avrebbe invece fatto perdere il senno a molti altri uomini.

Con queste tradizioni familiari è evidente che l'educazione del giovane Hidetsuna fosse indirizzata all'esaltazione dei valori del guerriero.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il padre Hidetsugu era rinomato per la sua abilità con la spada: aveva studiato con IIzasa Choisai Ienao (1387-1488), fondatore della scuola poi diventuta Tenshin Shoden Katori Shinto ryu, che è sicuramente tra le più antiche scuole d'armi del Giappone ancora attive, e con numerosi altri maestri.  

E' verosimile che Hidetsuna abbia mosso i suoi primi passi nel mondo della spada seguendo questa scuola, sotto l'insegnamento paterno.

Fu infatti solo verso i 20 anni che venne inviato a perfezionare i suoi studi presso un dojo e la scelta cadde sulla scuola di Aisu Iko, con cui aveva già studiato lo stesso Hidetsugu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aisu Ikosai Hisatada (1452-1538) era un personaggio fuori dall'usuale. Avventuriero senza scrupoli e dedito alla pirateria fino all'età di 36 anni, fu costretto a riflettere sulle ragioni della vita e della morte dall'essere stato l'unico superstite di un naufragio. Si riitirò in solitudine presso il tempio di Udo, non lontano da dove lo aveva gettato la burrasca, a riflettere con se stesso.

Al termine di alcune settimane di rmeditazione aveva deciso il suo nuovo percorso: si sarebbe perfezionato nell'arte del combattimento. Arrivò a fondare una sua propria scuola che chiamò Kage ryu, scuola dell'ombra, nelle quale erano presenti numerose tecniche di disarmo - definite mutotori, in cui l'esecutore non ricorreva all'uso delle armi.

Si pensa che molti suoi principi, e le relative applicazioni tecniche, gli derivino dalla conoscenza della cultura marziale cinese, derivatagli dai suoi numerosi viaggi sul continente.

La scuola Kage ryu era ospitata in quel tempo dal feudatario Satake Yoshimoto, che aveva il suo dominio nella fortezza di Ota, provincia di Itachi. Hidetsuna abbandonò quindi il castello di Ogo per recarvisi.

Vi rimase circa 10 anni, nel corso dei quali arrivò a dominare le tecniche del Kage ryu ed ebbe le sue prime prove in battaglia. Nel 1540 il feudatario Yoshimoto veniva sconfitto dal fratello Yoshikatsu e si dava la morte. Già due anni prima Aisu Iko, ormai vicino agli 80 anni, aveva deciso di abbandonare di nuovo tutto per affrontare un nuovo musha shugyo che lo preparasse al viaggio nell'aldilà.

Hidetsuna non aveva più  nulla che lo trattenesse sul posto: era tempo di ritornare a Kamiizumi.

 


Nei 10 anni circa che Hidetsuna aveva trascorso nella sua formazione molte cose erano cambiate ma ne sarebbero cambiate ancora di più. L'epoca Sengoku fu caratterizzata da numerosi continui cambiamenti di fronte dei feudatari, costume che molti critici giapponesi non trovano degno di biasimo ma improntato semplicemente a realismo e al desiderio di salvare i propri sottoposti da inutili rappresaglie e dalla dispersione in esilio. Noi rimaniamo invece facilmente colpiti da apparentemente insanabili e contrastanti episodi di spietate uccisioni seguite da imprevisti perdoni, di fedeltà protratte fino alla morte alternate a fulminei cambi di bandiere, se non addirittura tradimenti.

Nemmeno Kamiizuni Hidetsuna, divenuto nel frattempo alla morte del padre daimyo (grande nome)  ossia signore del feudo si sottrasse alla regola. Era ritornato nel territorio di Kozuke intorno al 1540. Più o meno nello stesso periodo un giovane poco più che ventenne, Takeda Nobuharu, prendeva con la forza il potere nella provincia del Kai iniziando a premere sui feudi confinanti.

Hidetsuna negli anni seguenti continuò ad aderire alla coalizione dei Nagano, alleati del potente clan Uesugi. Gli Uesugi erano di stanza ad Echigo ma desiderosi di espandersi fino a raggiungere l'altra costa ad Edo, passando necessariamente per Kozuke, si erano col tempo divisi in due fazioni in lotta tra di loro. A capo di una di esse era Hojo Hujiyasu. Inizialmente costretto sulla difensiva dagli avversari, alla cui causa erano legati i Nagano e di conseguenza i Kamiizumi, in breve tempo con temerarie azioni di guerriglia aveva sconfitto un nemico preponderante passando al contrattacco.

Le continue guerre in questa tormentata terra di passaggio e di confine hanno causato grandi distruzioni e lasciato ben poche tracce al visitatore.

 

Il principale avversario di Hojo Hujiyasu, Uesugi Norimasa, era vicino al crollo. Strinse allora alleanza con un audace condottiero ancora poco conosciuto, Nagao Terutora, che venne poco dopo da lui adottato e prese infine il nome di Uesugi Kenshin, con cui passò alla storia come uno dei più grandi generali della storia del Giappone. Lo scontro tra Hojo Hujiyasu e Uesugi Kenshin era imminente, e Kamiizumi Hidetsuna si trovava in un territorio di frontiera strategicamente vitale, conteso dalle due parti.

Sommerso numericamente dall'armata di Inomata Norinao che aveva investito la fortezza di Ogo per ordine di Hujiyasu, Hidetsuna diede ordine di aprire le porte del castello e passò dalla parte del nemico. Il passaggio agli Hojo fu in ogni caso pagato a caro prezzo: il figlio primogenito di Hidetsuna, Hidetane, scomparve in battaglia mentre era al servizio di Hojo Tsunashige. Siamo nel 1560 circa. Anche il secondogenito Norimoto, che sembrava avviato ad occupare un ruolo importante nella storia del Giappone morì in battaglia, ma diversi anni dopo.

Più o meno nello stesso periodo un poderoso esercito agli ordini del trentenne Uesugi Kenshin scendeva dal nord per riconquistare la pianura del Kanto. I suoi primi nemici erano gli Hojo ma dopo era destino che combattesse strenuamente contro Takeda. Una lotta senza tregua ma cavalleresca: a corto di sale per l'embargo decretatogli da altri avversari, Takeda si vide soccorso da una colonna di rifornimenti inviata da Uesugi, con un messaggio: "La nostra lotta si deve risolvere con la spada, non col sale o con il denaro."

Hidetsuna era nel frattempo passato dagli Hojo a Uesugi Kenshin. Si dice in seguito ad accordi presi tempestivamente e direttamente col condottiero, cui aveva inviato dei messaggi segreti. Non sembra logico: fu tutta la casata Nagano a schierarsi con Uesugi, è più verosimile che Hidetsuna, vassallo dei Nagano, ne abbia semplicemente seguito le sorti.

Le vicissitudini della guerra obbligarono Hidetsuna ad abbandonare il castello di Ogo per rinforzare con i suoi uomini la difesa della fortezza di Minowa.

Il generale Nagano Narimasa, che la comandava, era scomparso improvvisamente e gli successe il figlio Narimori, che aveva solamente diciassette anni e sembrava una facile preda.

Già allora sembra che Takeda fosse venuto al corrente dell'esistenza del gruppo di valorosi guerrieri noto come Le sedici lance di Nagano e abbia manifestato il desiderio di avere al suo servizio uomini di tale fatta e quindi anche Nobutsuna.

Era il febbraio 1567 ormai quando il castello di Minowa, imprendibile ma privo di riserve di acqua, fu ridotto allo stremo dopo un lungo assedio da parte dell'esercito di Takeda Shingen, le cui truppe erano circa 10 volte più numerose. Le porte del castello vennero aperte per un'ultima disperata sortita, in cui perse la vita a 24 anni Nagano Narimori, dopo aver mietuto numerose vittime tra i guerrieri Takeda.

Kamiizumi Hidetsuna, gravemente ferito, riuscì a sottrarsi alla cattura con l'aiuto di due fedeli che sarebbero poi rimasti sempre con lui: Jingo Muneharu e Hikida Bungoro. I due riuscirono a rompere le linee nemiche e a rifugiarsi temporaneamente assieme a Nobutsuna presso il nobile Kiryu Suketsuna, il cui castello resisteva ancora. Quello di Ogo, privo di difese in quanto tutti gli uomini validi erano periti o dispersi nell'assedio di Minowa, era stato dato alle fiamme da Takeda: non rimaneva alcun luogo sicuro per loro.

Vennero però raggiunti da un messaggio, di cui era latore Naito Masatoyo: Takeda rinnovava ai valorosi membri delle Sedici lance di Nagano l'offerta di passare al suo servizio. Era raggiungibile presso la fortezza di Takashima.

Il paziente lettore sa già cosa avvenne poi. Hidetsuna aveva allora 59 anni, e i lunghi mesi passati a Kiryu per rimettersi dalle ferite erano stati dedicati a lunghi momenti di riflessione e meditazione. Avvertiva la necessità di seguire l'esempio del suo maestro Aisu Ikosai Hisatada: abbandonare ogni bene materiale ed ogni ambizione terrena, riprendere il musha shugyo e seguire la via della spada fino in fondo. Takeda Shingen acconsentì al suo desiderio, e Kamiizuni Nobutsuna prese da lui congedo, mettendosi in viaggio con suoi fedelissimi, Jingo e Hikida.

Aveva nel frattempo naturalmente continuato a perfezionarsi, elaborando un nuovo cammino di ricerca che aveva chiamato non più Kage ryu, scuola dell'ombra, ma Shinkage ryu: Nuova scuola dell'ombra. Alcuni testi indicano un percorso più elaborato, forse sofferto: inizialmente l'ideogramma shin prescelto sarebbe stato quello con il significato di sacro, vero ed il nome della scuola di conseguenza rendibile con Sacra scuola dell'ombra. Solo più tardi sarebbe stato modificato il senso dei termini modificandone la scrittura pur mantenendo invariato in sostanza il nome della scuola.

Se questo è vero il ripensamento del maestro sarà dovuto più probabilmente al desiderio di mantenersi umile di fronte al mistero della religione che non ad un rifiuto verso le credenze religiose, altrimenti la prima forma di scrittura ed il relativo significato non sarebbero mai stati nemmeno presi in considerazione. Sappiamo inoltre che da adolescente aveva ricevuto formazione religiosa dal monaco zen Tenmyo, e che anche negli ultimi anni della sua vita si mantenne sempre attento alla religione.

 

 


E' estremamente difficile ricostruire con esattezza il percorso di apprendimento e quello di insegnamento di Kamiizumi Ise no Kami Nobutsuna. Non per mancanza di informazioni ma al contrario perché sono sovrabbondanti - per quanto di norma prive di dettagli "tecnici" - ma molto spesso contraddittorie ed in alcuni casi palesemente inattendibili.

E' il caso ad esempio del ruolo che avrebbe sostenuto nella formazione dell'altro grande maestro Tsukahara Bokuden, di lui maggiore di circa venti anni, e che risalirebbe ad un periodo intorno al 1509. Ma noi sappiamo ormai che Kamiizumi era nato solamente l'anno precedente.

Si trovano testimonianze di suoi studi presso le scuole Nen ryu e Shinto ryu. Non possiamo confermare né smentire nel primo caso, nel secondo va probabilmente accettata l'ipotesi che abbia ricevuto la formazione nello Shinto ryu non dal fondatore, IIzasa Choisai, ma da suo padre Hidetsugu che si dice ne sia stato discepolo..

Ma anche Hidetsugu potrebbe aver seguito gli insegnamenti del fondatore solo a patto di accettare solo che Choisai sia veramente vissuto oltre 100 anni (1387-1488 le date comunemente accettate) ed anche che abbia insegnato fino a tardissima età. Non sono infrequenti i casi di grandi maestri molto longevi ma affiora in chi ricerca informazioni l'impressione che siano troppo ripetuti per essere tutti credibili. A nostro parere Kamiizumi Hidetsugu apprese lo Shinto ryu solamente dai successori di Iizasa Choisai.

Iniziamo comunque da quei dati che se non certi sono però meno aleabili. Gli ultimi anni del percorso su questa terra di Kamiizumi Nobutsuna forniscono notizie su alcuni episodi chiave che non consentono certezze sulle loro conseguenze a breve e a lungo termine ma lasciano sicuramente sul terreno interessanti spunti di riflessione.

Assieme a Jingo Muneharu e Hikida Bungoro il maestro, oramai non più guerriero né generale, dopo aver preso congedo da Takeda Shingen si diresse verso il sud  nel feudo di Ise, da dove proveniva il suo maestro Aisu Iko. Signore del castello di Taki in Ise era all'epoca Kitabatake Tomonori, studioso di spada e già allievo di Tsukahara Bokuden.

La permanenza a Taki non durò molto, si pensa per le incertezze dovute alla presenza di un ingombrante vicino dall'altra parte della baia: Oda Nobunaga (1534-1582).

Dalla provincia di Owari aveva iniziato il sanguinoso cammino che l'avrebbe portato al dominio assoluto, che sembrava destinato al vincitore della eterna contesa tra i Takeda e gli Uesugi, ma poco tempo dopo alla morte per il tradimento del vassallo Akechi Mitsuhide.

Fu d'altra parte proprio Oda a pronunciare un famoso assioma: l'uomo non avrebbe dovuto vivere inutilmente oltre i 50 anni. Evidentemente si riferiva agli uomini ambiziosi: nessuno dei grandi protagonisti dell'era Sengoku infatti superò di molto questa soglia.

 

 

 

 

 

Nobutsuna si diresse ad ogni modo verso il celebre monastero di Kofuku, sede centrale della setta Hosso, ancora potente sia pure provata dalle continue guerre in cui era rimasta coinvolta in circa 8 secoli. Risiedeva a Kofuku l'abate Hozoin Kakuzenbo Inei, discendente da una antica famiglia di yamabushi (monaci guerrieri, letteralmente guerrieri di montagna).

La leggenda vuole che sia stato Inei, ispirato dalla visione della falce lunare, ad introdurre l'uso di un tipo particolare di lancia, con la punta a croce e di conseguenza ancora oggi denominata jumonji ossia a forma di 10 (十). La sua scuola, Hozoin ryu, è ancora oggi attiva.

Per iniziativa di Inei nel grande complesso formato da decine di edifici, con alloggiamenti per migliaia di monaci e di pellegrini, si tenevano annualmente degli shiai; tornei cui partecipavano i monaci guerrieri della setta maggiormente versati nell'arte della lancia, il sojutsu. Col passare del tempo, estesasi la fama dell'avvenimento oltre i confini del mondo monacale e quelli della provincia, iniziarono ad essere ammessi yamabushi di altre sette, e poi combattenti laici , specialisti di altre armi, appartenenti a varie scuole, provenienti da diverse province. Questo genere di tornei aperti si chiamava taryu shiai.

Durante i preparativi del torneo l'abate Inei invitò ad una serie di confronti informali alcuni dei più noti combattenti che erano nel frattempo arrivati al monastero. Un guerriero di nome Yagyu Muneyoshi (1529-1606), vicino alla quarantina e ritenuto uno dei migliori combattenti del Kinai, chiese di affrontare Nobutsuna. Come d'uso, gli venne proposto di incontrare prima uno degli allievi del caposcuola, nella persona di Hikida Bungoro. Si ammette concordemente che Hikida abbia riportato una netta vittoria anche se le modalità del combattimento vengono riportate con numerose differenze da una fonte all'altra. Alcuni riportano anche di un confronto tra Muneyoshi e Nobutsuna, col primo che si sarebbe dichiarato vinto prima ancora di incrociare le spade.

Impressionato dalle potenzialità dello Shinkage ryu Muneyoshi, che aveva in precedenza studiato Shinto ryu nella forma elaborata dal maestro Katori Shinjuro e Itto ryu con Toda Ittosai, invitò il maestro Kamiizumi Nobutsuna e i suoi due seguaci nel villaggio di Yagyu dove il clan era attestato, per poter studiare con loro.

Nascerebbe da questo incontro la scuola Yagyu Shinkage ryu, che fu una delle più famose e diffuse in quanto riconosciuta come scuola ufficiale dello shogunato Tokugawa. Kamiizumi rilasciò dopo alcuni anni di addestramento un mokuroku che riconosceva la competa padronanza del Kage ryu da parte di Yagyu Muneyoshi.

Avvenne alcuni anni dopo che durante un torneo tenuto alla presenza del futuro shogun Yeyasu Tokugawa, questi dopo una dimostrazione di kata richiedesse di affrontare di persona Muneyoshi ed in particolare di vedere le tecniche mutotori,in cui si disarma l'avversario senza utilizzare le proprie armi, create dal maestro Aisu Ikosai e presumibilmente passate a Muneyoshi per tramite del maestro Kamiizumi. In tre assalti consecutivi sembra che venisse facilmente disarmato, e chiese a Muneyoshi di entrare al suo servizio come guardia del corpo e responsabile dell'addestramento dei guerrieri Tokugawa.

Muneyoshi non accettò, dichiarando che la sua età avanzata non glielo permetteva. L'episodio risale al 1594, quando aveva oltrepassato largamente la sessantina. Propose che l'incarico venisse affidato al suo figlio minore Munenori, e fu così che per diverse generazioni gli Yagyu furono i maestri ufficiali dello shogun.

Ma questo sarebbe accaduto molti anni dopo. Nel frattempo, poco dopo l'arrivo di Kamiizumi al villaggio, le sorti degli Yagyu volgevano al peggio. I componenti della famiglia erano legati da vincoli di obbedienza al potente Matsunaga Hisahide, un uomo ambizioso quanto privo di scrupoli che si dice abbia assassinato Ashikaga Yoshiteru, l'ultimo shogun della decadente famiglia, alimentando ancora di più i conflitti per la successione, che si erano già accesi da tempo prima ancora che la dinastia scomparisse materialmente dalla scena politica.

Hisahide intendeva naturalmente imporre se medesimo per la successione, e stava raccogliendo intorno a se tutte le forze degli alleati e dei vassall. Aperte le ostilità, in un sanguinoso attacco al monastero di Todai si rese responsabile dell'incendio e della distruzione del Daibutsuden, un edificio che conservava una statua colossale di Budda, venerata in tutto il Giappone, attirandosi addosso una riprovazione unanime.

Dopo un consiglio di famiglia Muneyoshi decise di abbandonare Yagyu per vivere alla macchia, pur di non rimanere agli ordini di un personaggio verso cui non poteva avere rispetto o scaricare sull'intero clan le conseguenze di un rifiuto. I suoi ospiti lo seguirono, e si ritiene che fu durante questo periodo di clandestinità che avvenne la trasmissione completa della conoscenza da Kamiizumi a Yagyu Muneyoshi.

Nel periodo successivo, di relativa tranquillità, Nobutsuna continuò a perfezionare il suo metodo e a metterne per iscritto le fondamenta nella sua opera fondamentale: Kage ryu no Mokuroku. Durante un viaggio a Kyoto, ove strinse legami di amicizia con numerosi altolocati personaggi, ricevette dallo shogun Ashitaka Yoshiaki un alto riconoscimento che ne accrebbe il prestigio e la fama, per quanto contasse ormai poco la morente dinastia Ashikaga, ed ebbe infine anche l'occasione di dimostrare la sua arte davanti all'imperatore Ogimachi.

Il decennio successivo fu ricco di avvenimenti; vide la scomparsa dei due grandi antagonisti - Takeda e Uesugi -  mentre cresceva sempre più il potere di Oda Nobunaga che non aveva più avversari al suo livello.  Man mano il suo dominio si allargava in ogni direzione, ai territori da lui controllati si concedevano finalmente dei periodi di tregua. Quando Matsunaga Hisahide stretto d'assedio si faceva saltare in aria per non arrendersi a Oda, finalmente Yagyu Muneyoshi e i suoi ritornavano ad una vita normale ristabilendosi nel villaggio di Yagyu.

Kamiizumi Nobutsuna però non era più ospite degli Yagyu: già nel 1571, sentendosi vicino al termine del suo percorso, aveva ancora abbandonato ogni cosa per un nuovo, probabilmente ultimo,  musha shugyo. La sua intenzione era di ritornare per prima cosa nel Kanto, ma dei suoi antichi protettori nessuno era al potere e molti nemmeno più in vita. La regione era governata da persone a lui sconosciute o addirittura ostili.

Chiese quindi al letterato e uomo di corte Yamashino Tokitsugu, con cui aveva stertto amicizia a Kyoto nel viaggio che abbiamo menzionato, una lettera di presentazione per il nobile Yuki Harutomo, della cui ospitalità approfittò negli anni seguenti. Ma di questo periodo ci sono pervenute scarse notizie.

Sembra che il vigore di cui aveva dato ampie prove in gioventù e negli anni della maturità  lo avesse abbandonato in vecchiaia, come è d'altra parte naturale che avvenga ad ogni essere umano. Ma Kamiizumi sensei fu - forse - critico troppo severo di se stesso. Preferì abbandonare il castello di Yuki e ritornare a vivere nel luogo natìo - Kamiizumi - dove però non possedeva ormai più nulla dopo esserne stato il feudatario.

Eresse un piccolo tempio buddista che chiamò Sairin, alternando la contemplazione nel tempio a lunghe escursioni sulle montagne che lo avevano visto nascere, rimanendo spesso in contemplazione della cascata di Fudo.

Scomparve all'inizio del 1577 poco dopo aver celebrato una cerimonia per commemorare il trentesimo anniversario della morte del figlio Hidetane, e sembra che le sue ceneri siano state semplicemente interrate nel Sairinji, senza alcuna formalità.

Gli venne attribuito il nome postumo di Kamiizumi Ise no kami Fujiwara Nobutsuna


Prima di proporre brevemente alcuni spunti di riflessione - e di approfondimento - sulla influenza del maestro Kamiizumi nel mondo delle arti marziali giapponesi faremo una premessa. Nato in un momento denso di grandi eventi epocali, di grandi battaglie e anche di grandi personaggi, nel bene e nel male, Kamiizumi Nobutsuna scelse di abbandonare tutto, in un momento in cui ancora ogni possibilità gli era aperta, per tornare a praticare l'arte della spada ed approndirne i principi.

Va ripetuto che gli ambiziosi ed affascinanti progetti dei grandi condottieri, a cui scelse di rimanere estraneo, rimasero incompiuti. Scomparvero prima di compiere fino in fondo il percorso che avevano in mente sia Takeda Shingen che Uesugi Kenshin. Oda Nobunaga arrivò ad avere in pugno il potere supremo: ma solo per perderlo poco tempo dopo, assieme alla vita, per il tradimento di un vassallo. Fu Tokugawa Yeyasu a rimanere infine assoluto padrone del campo, a ottenere una vittoria completa e duratura.

Eppure anche la dinastia Tokugawa è tramontata. Anche il sistema sociale ed economico messo in piedi dal loro shogunato è scomparso. L'insegnamento di Kamiizumi sensei invece si è tramandato intatto, nei principi quantomeno perché è difficile giudicare delle tecniche, e verrà presumibilmente tramandato ancora nei secoli futuri. Si direbbe che l'ultima battaglia l'abbia vinta lui.

Come il lettore avrà notato, sia pure in una esposizione mirata più a far conoscere il contesto storico in cui si mosse il grande maestro che ad approfondire i lati tecnici del suo stile di combattimento, intercorrono stretti legami tra le grandi scuole di spada sorte in quell'epoca lontana, attraverso il lavoro di collegamento effettuato da pochi personaggi dal forte carisma.

Tentando di fare un sommario estremamente crudo ed impreciso della successione degli eventi, potremmo dire che lo Shinto ryu, la più antica scuola di spada ancora attiva, abbia probabilmente influenzato anche la nascita del Kage ryu, da cui derivarono successivamente lo Shinkage ryu e lo Yagyu Shinkage ryu. Più discutibile l'influsso di Kamiizumi nella nascita del Jikishinkage ryu, che alcuni testi danno per certa ma che ci sembra contrastare, come troppo spesso succede, con un giudice inflessibile: il calendario.

E' arduo infatti ipotizzare che il fondatore del Kashima Shinden Jikishinkage ryu (questo il nome completo), il maestro Matsumoto Bizen no kami Naokatsu (1467-1524) abbia appreso i fondamenti della sua arte da chi nacque 41 anni dopo di lui.

Vogliamo astenerci dal tentare di dipanare queste matasse, troppo intricate, limitandoci a sottolineare il fascino che queste ed altre antiche scuole (koryu) hanno esercitato nei praticanti, nei combattenti e nei maestri dei secoli seguenti.

Basti citare le esperienze di Takeda Sokaku nel Jikishinkage ryu, o quelle del grande maestro Ueshiba Morihei, fondatore dell'aikido, nello Yagyu ryu, Shinkage ryu e Hozoin ryu.

Diceva il grande maestro, in una intervista rilasciata poco prima del 1960: " Appresi per primo il Tenjin Shin'yō-ryū Jujutsu da Tokusaburo Tozawa Sensei, poi Kito-ryu, Yagyu-ryu, Aioi-ryu, Shinkage-ryu, tutte queste erano scuole di jujutsu. Pensavo in ogni modo che ci fossero vere forme di budo altrove. Provai Hozoin-ryu e kendo."

Oltre agli insegnamenti impartiti nelle varie scuole imparentate tra di loro, ha tuttora grande importanza il patrimonio culturale trasmesso dal maestro Kamiizumi. Purtroppo non ci risulta che sia al momento disponibile in lingue occidentali.

RIsulta quindi ancora più prezioso il tramite offerto da grandi maestri e studiosi come Hiroshi Tada sensei, che ha voluto presentare ai praticanti del XXI secolo, e siamo sicuri presenterà ancora in futuro, gli insegnamenti dei grandi maestri del passato.

Riproponiamo di seguito i passi del maestro Kamiizumi sottoposti da Tada sensei all'attenzione dei praticanti.

 

DAGLI INSEGNAMENTI DI KAMIIZUMI ISENOKAMI

(Maestro di spada del XVI secolo)

Sui vizi di postura e i movimenti sbagliati dei principianti:

  • Colpire distrattamente e senza convinzione.
  • Affrontare l'avversario con spirito di contraddizione.
  • Non tenere la spada saldamente.
  • Tempo sbagliato ed insicuro del colpo.
  • Piegare la schiena.
  • Irrigidire il corpo.
  • Trascinare i piedi e le gambe.
  • Fare gesti frettolosi.
  • Avere dubbi sulle intenzioni dell'avversario.
  • Avere timore, essere insicuro.
  • Mettere tensione nelle spalle.
  • Essere pieni di sé.

I suddetti dodici punti sono tutti difetti da tenere bene presenti perché i vizi che si acquiscono da principianti sono molto difficili da correggere in seguito. Prima di tutto insegnare ad avere uno spirito imperturbabile e che non si irrigidisca generando dubbi.

 Sui movimenti corretti

  • Colpire con decisione e senza incertezze. Pulito.
  • Gesto raffinato, ampio e sicuro.
  • Essere determinati nella pratica.
  • Non avere tensioni nel corpo.
  • Avere le spalle rilassate e basse.
  • Saper muovere il corpo con cura.
  • Movimento dei piedi chiaro e leggero.
  • Spirito calmo e sicuro. Ampio.
  • Non avere dubbi ed esitazioni.
  • Avere una postura naturale.
  • Tempo del colpo chiaro e sicuro.
  • Avere uno spirito che non si irrigidisca.

I suddetti dodici punti sono i movimenti corretti. Lo spirito che si irrigidisce porta a movimenti rigidi. La presenza di uno solo dei difetti può portare a tutti gli altri.

Resta inteso che dimostrerà - a se stesso ed al mondo che lo circonda - di essere in sintonia con gli insegnamenti di Kamiizumi Isenokami non tanto chi avrà letto questo articolo o si lancerà in ulteriori affannose ricerche, sui libri o in rete.

Ma chi saprà lavorare per liberarsi dai dodici difetti e lotterà per conquistare i dodici movimenti corretti, nessuno dei quali è realizzabile senza un corretto atteggiamento interiore.

Senza mai dimenticare che - il grassetto è una nostra aggiunta ma la crediamo condivisibile, la presenza di uno solo dei difetti può portare a tutti gli altri.

 

Nota: Il maestro Hiroshi Tada, discepolo del grande maestro Ueshiba Morihei, 9. dan, Direttore Didattico dell'Aikikai d'Italia tiene i suoi seminari di approfondimento nell'arte dell'aikido nel mese di luglio a La Spezia, in autunno a Milano e Roma e nel periodo di Pasqua a Roma. Le date e le altre informazioni necessarie vengono pubblicate non appena disponbili nel calendario dell'Aikikai.