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Ricordiamo ancora quando abbiamo letto all'inizio; Musashi scriveva di se: "Ho poi vagato di provincia in provincia, accettando le sfide di molti esperti di varie scuole, vincendo sempre in oltre sessanta duelli. Tutto questo tra i tredici ed i trenta anni". Dovremmo quindi concluderne che non sostenne più duelli nel resto della sua vita, ma in realtà ne vengono riportati diversi.

Rimane il dubbio se siano veramente avvenuti o non siano anche queste delle leggende accavallatesi con il tempo. A fianco ne vediamo una abbastanza tipica, raffigurata da Utagawa Kuniyoshi nella serie Mitate Hakkei (Selezione di otto vedute, sottinteso di eroi), dal titolo Seiran (Tramonto glorioso).

Nel particolare vediamo Musashi, assalito a tradimento dagli uomini del suo nemico Shirakura Dengoyemon, difendersi essendo disarmato addirittura strappando un pilastro della casa e menando botte all'impazzata con quello.

Di sicuro Musashi partecipò ad alcune delle maggiori battaglie dell'epoca, come l'assedio di Osaka - forse ancora come a Sekigahara a fianco degli ultimi irriducibili seguaci dei Toyotomi - e la campagna contro i ribelli cristiani di Shimabara. La Pax Togugawa, appellativo con cui viene spesso definita l'epoca Edo, non si impose infatti immediatamente dopo la sanguinosa battaglia di Sekigahara: seguirono diversi decenni di cruenti assestamenti.

L'ultimo duello, o almeno l'ultimo affrontato in quella fase della vita che Musashi considerava essenziale per comprendere il resto del suo cammino, è conosciuto come il duello di Ganryujima ed avvenne il 13 aprile 1612. E' ancora oggi considerato il duello più importante della storia del Giappone; o perlomeno quello di gran lunga più conosciuto e celebrato.

In una fase non identificabile della sua vita, Musashi avvertì il desiderio di mettere termine alla sua vita randagia entrando al servizio di un nobile. Sembra che venne inoltrata una domanda al signore Hosokawa Tadaoki, una delle figure più in vista dell'epoca. Fedele seguace fin dalla prima giovinezza del conquistatore Oda Nobunaga, poi seguace di Tokugawa Yeyasu per il quale combatté a Sekigahara al comando di una divisione, fu marito di Garasha (Gracia) Hosokawa, a sua volta una delle figure più rappresentative di quell'era tormentata.

Convertitasi al cristianesimo (da qui il suo nome) forse più come gesto di sfida che per autentica convinzione, trovò morte eroica nella difesa del castello mentre Hosokawa Tadaoki combatteva altrove. Questi rimase però sempre fedele alla memoria della moglie, pur essendogli sopravvissuto 46 anni, e volle ricongiungersi a lei nell'aldilà disponendo che le loro due tombe fossero affiancate.

Alcune fonti riportano che il duello col maestro d'armi della casata, Sasaki Kojiro, venne autorizzato da Hosokawa Tadaoki per valutare le potenzialità di Musashi. E' lecito dubitarne, in quanto Musashi pur rimanendo vincitore non ottenne poi alcun riconoscimento ed entrò piuttosto in seguito a servizio di vari signori feudali di rango minore e schierati sul fronte opposto. Del resto la scelta di utilizzare duelli all'ultimo sangue per la selezione dei maestri d'armi oltre a non essere usanza nemmeno appare logica.

Solamente nell'anno 1633 Musashi doveva entrare al seguito della casata Hosokawa, e più precisamente di Hosokawa Tadatoshi, figlio di Tadaoki. I primi documenti ufficiali che registrano una sua assunzione formale risalgono al 1640.  Musashi prese congedo dal suo signore e dal mondo nel quinto mese dell'anno 1645, quando volle ritirarsi nel Reigando sentendo la morte vicin

Tornando a quell'aprile del 1612, va accettato comunque senza riserve che il duello fosse ufficialmente approvato dalla casata degli Hosokawa, qualunque ne sia stata la ragione. Venne organizzato in una isola deserta situata nello stretto di Kamon, che divide l'isola di  Kyushu - la maggiore del Giappone - da quella di Honshu, con divieto assoluto di approdo per ogni persona non autorizzata.

Nei numerosi film dedicati alla vita di Musashi o al duello vero e proprio, non manca mai una inquadratura dei paraventi con il mon degli Hosokawa (il sole attorniato dagli 8 pianeti), e uno stuolo di dignitari in attesa,rigidamente seduti in posizione formale, tutti con il jingasa (cappello da battaglia) ed il fusashino, la saratteristica sopravveste dalle ampie spalline quasi sempre indossata dai samurai a servizio di un daimyo. Tra le tante versioni uscite negli ultimi decenni non vi sono sostanziali differenze, tantevvero che abbiamo deliberatamente selezionato i fotogrammi da opere differenti, alternandoli a stampe d'epoca.

L'isola, che si chiamava all'epoca Funajima, è conosciuta ora col nome di Ganryujima, isola di Ganryu.

Era questo forse il soprannome di Sasaki Kojiro,  secondo altri invece più verosimilmente  il nome della scuola di spada da lui fondata: Ganryu = scuola della grande roccia.

Le notizie sul conto di Sasaki sono estremamente lacunose, la sua età ad esempio varia a seconda delle fonti dai 18 ai 50 anni, per quanto siano stati tramandati particolari apparentemente meno significativi come i vestiti che indossava al momento del duello: una hakama di pelle racchiusa da fasce sotto il ginocchio, ed un aori (sopravveste) rosso sopra un kimono bianco aderente, adatto ad un duello.

 

 

 

 

Si pensa che provenisse dalla scuola Chujo ryu del maestro Toda Seigen, forse appresa da uno dei suoi discepoli in quanto Toda scomparve nell'anno 1590. La maggior parte delle fonti attribuisce infatti a a Sasaki una età vicina a quella di Musashi - entrambi intorno alla trentina al momento del mortale duello. Era conosciuto per il colpo chiamato tsubame gaeshi, "incrocio a coda di rondine".

Alcune ricostruzioni fantasiose spiegano che il nome derivasse dalla sua abitudine di addestrarsi tagliando al volo con la spada le rondini che incautamente gli volavano attorno. Più realisticamente accetteremo la spiegazione "tecnica" ma dopo averci riflettuto.

La coda della rondine ha come si sa la forma di una V, di conseguenza le ipotesi sono legate ad una tecnica in cui la spada tracci un percorso simile. Verosimilmente dovrebbe trattarsi di un colpo fendente dall'alto verso il basso in diagonale che ritorna immediatamente verso l'alto sorprendendo l'avversario che avesse evitato il primo colpo.

Quindi una successione di due colpi in diagonale: yokomenuchi (fendente laterale) o kesagiri (taglio della sciarpa) in giapponese. Traversone nell'antica terminologia occidentale, che curiosamente indica ora nel gioco del calcio il lungo passaggio di un attaccante dalla linea laterale verso l'area di porta.

La stampa di Achihiro Harukawa (attivo tra il 1816 ed il 1824) mostra in realtà l'attore kabuki Ohtani Tomoemon nella parte di Kojiro nel corso di una rappresentazione teatrale, non dobbiamo quindi attenderci una aderenza assoluta alla realtà. La scena rappresenta il duello fatale; nel particolare non inquadrato Musashi assesta il colpo mortale, si vede il suo bokuto che arriva alla gola di Kojiro, che ha invano eseguito il suo famoso tsubame gaeshi, evocato anche dalle rondini in volo nel cielo dietro di lui.

 

Come suo solito Musashi si presentò con inaccettabile ritardo, mandando su tutte le furie l'avversario, i padrini e il pubblico selezionato autorizzato dagli Hosokawa ad assistere. Solamente nella tarda mattinata la barca che lo trasportava apparve all'orizzonte, e questo automaticamente rende irrealistiche le ricostruzioni del duello in cui Musashi abbaglia l'avversario col riflesso del sole che sorge dal mare alle sue spalle.

Nella lunga traversata Musashi aveva ingannato il tempo intrecciando con dei fogli di carta un tasuki, la fettuccia che viene intrecciata ad 8 per poi passare le braccia nei due cappi, in modo da raccogliere gli indumenti e non esserne impacciati nel combattimento. Aveva poi afferrato un remo di scorta e l'aveva rozzamente lavorato per ricavarne un bokuto di fortuna con cui affrontare Sasaki, rinunciando alla spada che lasciò nella barca.

 

 

Secondo alcuni critici la lunghezza di questo bokuto era anomala, maggiore del normale: tra i 120 e i 130cm.

Per comparazione si pensi che la lunghezza di un bokken moderno, o dello iaito utilizzato da una persona di normale statura, si aggira sui 102cm.

Ma queste misure di riferimento vennero stabilite in epoca Kambun, solamente 60 anni dopo il duello, e non vennero adottate su larga scala che in epoca Meiji, tardo 800. All'epoca - come detto - si utilizzavano spade di misure maggiori.

Musashi avrebbe celato l'anomalia della sua arma lasciandola puntata verso il basso mentre - sceso dalla barca - si dirigeva verso la spiaggia immerso in acqua fino alla cintola. Non sembra una osservazione sensata: non appena Musashi fosse uscito dall'aqua il suo espediente sarebbe stato completamente vano. Inoltre lo stesso Musashi nel Libro dell'aria, nel capitoloTaryu ni okinaru tachi o mutsu koto (Uso di spade lunghe nelle altre scuole) critica severamente l'utilizzo di spade molto lunghe.

Sasaki Kojiro era invece armato di una spada di grande pregio, opera di Nagamitsu di Bizen, vissuto circa 200 anni prima. Nella foto vediamo la spada denominata Dai Hannya Nagamitsu, appartenuta a Oda Nobunaga e poi a Yeyasu Tokugawa.

Quella di Sasaki si dice fosse  denominata Monohoshi no sao (Palo per asciugare) e la sua lama misurava in lunghezza (nagasa) 90cm circa.

Poiché si pensa che nella scuola di Toda si studiasse l'uso del nodachi (spada da battaglia, uno spadone che arriva anche a 150cm di lama) con un eccesso di disinvoltura si riporta che Sasaki utilizzasse sempre il nodachi, e lo si rappresenta con lo spadone fissato dietro la schiena come uno zaino, non essendo possibile portarlo alla cintura e praticamente priva di sori (curvatura della lama) che come vediamo era invece pronunciata in altre opere di Nagamitsu.

 

BokutoMusashiQuanto alla misura In realtà 90cm di lama erano all'epoca una misura quasi normale per un tachi, soprattutto per un guerriero ancora più alto del già alto Musashi. Di più: se vi aggiungiamo 30/35 cm di manico arriviamo ad una misura complessiva di poco superiore al normalissimo shinai utilizzato oggigiorno nel kendo (120cm) e grossomodo corrispondente a quella dello "smisurato" bokuto di Musashi. Non si capisce quindi per quale ragione Sasaki avrebbe dovuto rimanere sconcertato nello scoprirne - quando era ormai troppo tardi - la lunghezza.

Misure a parte, è da escludere che il bokuto di fortuna realizzato e utilizzato da Musashi nel duello fosse massiccio come viene di solito rappresentato. Diversi anni dopo un suo discepolo gli chiese di averne una replica e Muashi acconsentì: è ancora conservata in un tempio del sud del Giappone. L'immagine proviene dai brevi video di approfondimento che accompagnano tradizionalmente i taiga (serial tv) prodotti dalla NHK e precisamente da Musashi, emesso in 50 puntate nel 2003.

Non sappiamo fino a che punto il romanzo di Yoshikawa abbia influito sulle infinite ricostruzioni del duello; certamente molto. Una delle più ricorrenti vuole che Sasaki, irritato del ritardo di Musashi, al vederlo finalmente pronto abbia sfoderato la lama di Nagamitsu gettandone lontano nella sabbia il fodero.

Non è un gesto usuale da parte di un samurai: tutto quanto riguardava la spada non solo aveva un valore venale molto elevato ma era anche era oggetto di un rigoroso rituale sia simbolico, toccare il fodero della spada era un affronto che andava regolato immediatamente con la morte del colpevole, che racchiudente anche fini pratici. La procedura di manutenzione della spada prevede che il fodero venga immediatamente riposto nella sacca dopo averne estratto la lama, per evitare nel modo più assoluto che vi penetrino polvere o sporcizia.

Gettarlo nella sabbia con la certezza di rigarvi poi la preziosissima lama sembra strano. Ma possiamo ipotizzarlo come sintomo di un eccesso di nervosismo, su cui Musashi infierì facendo rimarcare che un samurai che abbandona il fodero della propria spada abbandona in quel modo anche la propria vita.

Senza continuare una disamina degli aspetti psicologici del confronto, ogni ipotesi sarebbe basata su fatti non accertati o su palesi esagerazioni, tentiamo di ricostruire lo svolgimento vero e proprio del duello.

Occorre dire subito che anche qui sappiamo ben poco: dopo una presumibile fase di attesa o di studio, Sasaki avrebbe attaccato per primo vibrando il suo tsubame gaeshi. Il colpo discendente tagliò la fascia che cingeva la fronte di Musashi, andando ad un nulla dall'essere mortale.

Qui vediamo Miyamoto Musashi interpretato da Toshiro Mifune nella trilogia dedicatagli a metà degli anni 50 dal regista Hiroshi Hinagaki. Un modello rimasto insuperato al quale si sono praticamente attenute anche tutte le versioni successive.

 

 

 

 

 

 

Il colpo di ritorno che avrebbe falciato dal basso verso l'alto venne evitato da Musashi con un prodigioso salto.

Mentre ancora si trovava librato in aria, vibrò a sua volta un colpo fendente che colpì Sasaki sulla calotta cranica, causandone la morte pressoché immediata (la stampa è di autore sconosciuto e rappresenta Musashi con 2 spade, fedele alla leggenda).

Alcuni sostengono che il colpo venne dato con la sola mano sinistra, in modo da ottenere un maggiore allungo.

La mano sinistra impugna infatti all'estremità del manico, quella destra nella parte più vicina alla guardia, con una differenza quindi valutabile intorno ai 25 cm su una spada - o bokuto - di quelle dimensioni.

 

 

 

Secondo la tradizione Musashi sfoderò allora entrambe le spade per rendere omaggio all'avversario caduto.

Ovviamente diventa una ipotesi impossibile se accettiamo che avesse appena lasciato il daito nella barca, come la logica suggerisce: era anche quella una spada di notevoli dimensioni, durante il duello gli avrebbe dato solamente impaccio.

Normale invece che avesse tenuto alla cintura lo shoto, wakizashi o tanto che fosse: da queste armi il samurai non si separava mai.

Dopo aver salutato i padrini, senza dire una parola (come alcuni documenti assicurano abbia fatto anche all'inizio), risalì sulla barca e tornò da dove era venuto.