Osservazioni sul problema ed alcune risposte del maestro Kawaguchi

Quello dell'aspetto morale sotteso alla pratica dello iaido potrebbe sembrare un problema che non ha nessuna influenza sulla pratica della disciplina. Se però andiamo a vedere bene quello che impariamo, di fatto l'esecuzione di un kata di iaido comporta la simulazione di una uccisione, e questo in effetti un qualche problema morale lo pone a chi ha la sensibilità per accorgersene.

Va considerato che, anche sull'onda di alcuni film di cassetta, si è portati comunemente (non mi riferisco ovviamente a chi pratica) a vedere la spada che noi usiamo e rispettiamo come una devastante arma di morte, con tutto ciò che questo consegue.

Ho iniziato personalmente a pormi il problema quando qualche mese fa, durante un allenamento di iaido, ho discusso con Giorgio Daneri dell'aspetto di immedesimazione necessario per eseguire un kata con la corretta percezione dell'avversario. Lui mi ha raccontato che il maestro Yamazaki Matsuhiro ha detto durante un suo seminario che lui arriva a commuoversi per il suo avversario, dato che ne immagina l'uccisione.

Ho cercato di immedesimarmi in questo tipo di situazione e, ritenendomi uomo di pace, mi sono trovato profondamente a disagio. Ho quindi iniziato a chiedermi quale fosse la morale di questa arte che, oltretutto, si pratica come "Via marziale", ovvero con lo scopo finale della formazione e del miglioramento del carattere di chi pratica.

Ho cercato di informarmi altrimenti, e ho solamente trovato la definizione dello scopo dello iaido come dichiarato dalla Zen Nihon Kendo Renmei, che coincide con quello del kendo.

In poche parole, lo iaido, come il kendo, hanno la seguente definizione:

Gli scopi della pratica del kendo/iaido sono:

Modellare la mente ed il corpo,
Coltivare uno spirito vigoroso,
Ottenere miglioramento nell'arte di kendo/iaido attraverso un addestramento corretto e rigido,
Tenere contatti umani cortesi, onorevoli e di stima,
Associarsi con altri con sincerità,
Perseguire tale cultura per sempre.

Ciò creerà in ognuno le capacità:

Per amare il proprio paese e la società,
Per contribuire allo sviluppo della cultura
Per promuovere pace e prosperità fra tutta l'umanità.

Questo, però, non rispondeva alle mie domande considerato anche che, mentre nello iaido ZNKR (Seitei Iai) le situazioni sono sempre descritte come difensive, nella pratica di qualunque koryu esistono tecniche che non è assolutamente possibile catalogare in questo modo, ma che sono a tutti gli effetti aggressive e letali.

Durante il recente stage di primavera, tenutosi a Sportilia, abbiamo avuto la fortuna di poter porre alcune domande al maestro Kawaguchi, 8° dan hanshi, sicuramente la persona adatta a chiarire i nostri dubbi in proposito.

Abbiamo chiesto prima di tutto come fosse da considerare dal punto di vista morale la disciplina dello iaido, dato che le sue tecniche configurano l'uccisione di avversari in combattimento.

Il maestro ha risposto che, prima di tutto, la vera essenza dello iaido consiste nel non estrarre la spada e nel non farla estrarre al nostro avversario.

Questo si ottiene per mezzo di un atteggiamento deciso e fermo, che riesca a dissuadere l'avversario dai suoi propositi. In questo tipo di atteggiamento sono già possibili due vittorie, e solo se l'avversario continua nel suo proposito di attaccarci noi possiamo a nostra volta sfoderare e, infine costretti da lui stesso, ucciderlo.

In questa ottica, la spada dello iaido, sia essa iaito o shinken, non può assolutamente essere considerata come una spada di morte, ma ha uno scopo diverso, dichiarato nella definizione dello iaido che abbiamo visto sopra.

La morale, ci ha detto il maestro, è la stessa del kendo, anche se tra le due discipline esistono naturalmente alcune differenze.

Abbiamo quindi posto il problema del koryu, chiedendo quale giustificazione dare alla pratica di tecniche che sono in alcuni casi chiaramente offensive.

Il maestro Kawaguchi ci ha risposto che non si deve fare confusione tra kenjitsu e iai kenjitsu (durante lo stage ci aveva spiegato che lo iaido è derivato strettamente da quello che anticamente veniva definito kenjitsu).

Nel kenjitsu (koryu) in effetti le tecniche ed i loro scopi sono o possono essere diversi, e possono non coincidere con quelli dello iaido (iai kenjitsu) che noi pratichiamo.

La pratica del koryu, peraltro raccomandata per i praticanti di iaido già maturi, è da intendersi come approfondimento della tecnica da cui lo iaido trae le sue radici, per poterne meglio comprendere la base, la cultura e la storia e quindi formare una maggiore consapevolezza dell'arte.

Un praticante di iaido, quindi, imparerà le tecniche di koryu non come tecniche a se stanti, aventi eventualmente lo scopo di uccidere anche proditoriamente qualcuno, ma come approfondimento della tecnica con la spada, sempre conscio del reale scopo della pratica dello iaido.

Abbiamo quindi chiesto al maestro Kawaguchi se in qualche modo si possa provare una forma di "compassione" per il nostro avversario, e nel caso come e quando durante la pratica tale sentimento possa o debba manifestarsi.

La risposta è stata che, se ci alleniamo seriamente, visualizzando realmente un avversario di fronte a noi, e portiamo il nostro allenamento il più possibile vicino alla realtà, il sentimento della compassione si manifesterà naturalmente.

Se avessimo realmente ucciso qualcuno, per noi persone normali sarebbe infatti un dramma e quindi, nel momento in cui l'azione è terminata ma rimane viva l'attenzione su quello che è accaduto, ovvero nel momento dello zanshin, la compassione si manifesterà liberamente e naturalmente.

Da notare che il maestro ha utilizzato in questo contesto il termine religioso buddista che descrive la compassione, e questo non a caso.

Come ultima domanda abbiamo chiesto come si può allenare, durante la pratica, questa percezione.

La risposta è stata che più che nella pratica dello iaido si dovrebbe cercare questo sentimento di compassione nella vita di tutti i giorni.

Sono molte, infatti, le situazioni di conflitto, non necessariamente mortali ma comunque serie e importanti che accadono quotidianamente, ad esempio nelle relazioni di lavoro con i propri sottoposti o i propri capi, o in altri ambiti della vita comune.

Ebbene, utilizzare l'approccio dello iaido, inteso come "non sfoderare la propria spada, non far sfoderare all'avversario la sua" può essere una vera occasione di crescita personale, cercando di alimentare le nostre relazioni con gli altri con questo principio basilare.

Quello che il maestro Kawaguchi ha voluto dirci è stato che, allenando correttamente il nostro iaido possiamo renderci conto pienamente delle conseguenze delle nostre azioni, e quindi dobbiamo cercare in ogni occasione di evitare il più possibile i conflitti in qualunque ambito, salvo ovviamente essere disponibili in caso di reale necessità ad andare sino in fondo, senza esitazioni e con la consapevolezza di avere fatto tutto il possibile per comporre le controversie pacificamente.

Questo tipo di lavoro su noi stessi ci porterà quindi a migliorare la nostra persona, e di riflesso a migliorare la nostra pratica, che deve essere a questo livello parte integrante della nostra vita.

A questo punto tutta la "questione morale" dello iaido si riconduce al percorso di una Via Marziale come viene intesa in senso moderno.

Possiamo certamente paragonarla completamente al kendo, di cui è sorella, ma ad esempio ad altre Vie come il judo, dove gli scopi dichiarati sono analoghi.

A tale proposito va detto che le definizioni di kendo e iaido, essendo ben successive a quella del judo Kodokan, sono probabilmente state influenzate da quest'ultimo.

Ricordiamo che il judo, Via derivata dal più antico jujitsu, è stato definito da Kano Jigoro a cavallo tra il 19° ed il 20° secolo come "metodo educativo per la formazione della persona" . Inoltre, in termini di pratica, tutte le tecniche di judo sono state selezionate per essere praticate a piena potenza in sicurezza, ed i regolamente internazionali agonistici prevedono che, nel caso in cui si presenti una variante di qualche tecnica che possa essere pericolosa, tale variante debba essere vietata.

In conclusione, se lo iaido è praticato con animo sincero e mente corretta non si porrà mai per chi lo pratica il problema morale, e la nostra spada non diventerà mai una "spada di morte".

 

Note di lettura:

  • Iaido (居合道, via della presenza mentale) è il termine moderno con cui vengono denominate a partire dal 1932 quelle antiche scuole di spada precedentemente note come battojutsu, kenjutsu, iaijutsu. Kendo (剣道, via della spada) è una disciplina agonistica codificata a fine 800 in cui i praticanti si confrontano con una spada di bambu (shinai), ma ha profondi ed indissolubili legami con le scuole antiche (koryu)
  • La Zen Nihon Kendo Renmei è l'organizzazione che coordina in Giappone le arti legate al mondo della spada.
  • Il Seitei iaido è stato elaborato a partire dal 1968 dallo ZNKR per mettere a disposizione dei praticanti delle varie scuole un terreno di confronto comune, e si basa soprattutto su un assieme di 12 forme (seitei kata) selezionate tra quelle tradizionali.
  • lo iaito è la spada da allenamento utilizzata per la pratica, priva di tagliente e in lega leggera non affilabile. Lo shinken (vera spada) è una lama moderna costruita in acciaio secondo le tecniche ancestrali e provvista di filo tagliente.