Haruki Murakami

La ragazza dello Sputnik

Einaudi, 2001

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato in Italia nel 2001 e scritto 2 anni prima, questo libro rischia seriamente di essere a tratti incomprensibile sia ai più giovani che ai più anziani quando parla di meteore apparse nel firmamento tecnologico per poi finire rapidamente bruciate e dimenticare per ssere sostituite da nuove meteore, in una incessante e spesso fatigante notte di san Lorenzo del progresso: floppy disk, cassette video, powerbook.... Vengo in soccorso ai bisognosi: erano gli antenati delle pennette usb, dei dvd e blu ray, dei macbook. Oggetti che saranno a loro volta ben presto sostituiti e dimenticati. Lascia un certo senso di inquietudine questa constatazione: riusciamo più facilmente a immergerci in atmosfere lontane nel tempo - lo dimostra il successo di tanti romanzi storici ambientati nelle epoche più disparate - che a ricordarci quello che eravamo 10 o 20 anni fa. Fortunatamente ho in comune con l'autore l'anno di nascita, e non sono queste le difficoltà maggiori che ho incontrato nell'opera.

Anzi nella produzione di Murakami in genere: caldamente consigliatomi, non aveva però toccato le mie corde, ed i suoi libri erano rimasti praticamente intonsi negli scaffali della libreria attendendo pazientemente miglior fortuna. Il punto è che Murakami nelle sue opere ama leggere impietosamente nell'animo dei protagonisti, che assomigliano tremendamente a noi o a persone da noi conosciute, frequentate, amate o detestate. Non sono normalmente libri facili, che solleticano il lettore. Sembrano anzi sfidarlo, e a volte la provocazione non viene raccolta.

I libri hanno notoriamente maggiore pazienza degli esseri umani, alla lunga ha naturalmente vinto Murakami. Ed eccoci qua.

Myu, di origine coreana ma praticamente sempre vissuta in Giappone, non è precisamente una ragazza dato che si avvicina alla quarantina e non c'entra nulla con lo Sputnik. Il suo soprannome deriva da una divertente gaffe da lei commessa con la giovane Sumire (Violetta, dal nome della protagonista di un lieder tedesco apprezzato dal padre melomane). Sentendola parlare di Jack Kerouac lo identifica immediatamente come uno scrittore sputnik.

Kerouac era notoriamente uno scrittore della corrente letteraria ed esistenziale definita beatnik, ma in realtà questa parola ha qualche legame con lo Sputnik, il primo satellite artificiale della storia, messo in orbita dalla Unione Sovietica nel 1957. Fu il giornalista Herb Caen l'anno successivo ad affibbiare agli appartenenti alla beat generation, notoriamente anticonformisti e contestatori, l'appellativo di beatnik per rimarcare la loro vicinanza alla ideologia comunista, essendo in quei tempi la parola Sputnik sulla bocca di tutti ed automaticamente associata al progresso tecnologico, che alcuni ritenevano anche sociale ed intellettuale, del blocco comunista. Come andarono poi a finire invece le cose speriamo che il lettore lo sappia: non saremo noi a tentare di spiegarglielo.

Myu è comunque bella, affascinante, ricca e svolge un lavoro appassionante che la porta spesso a viaggiare in luoghi meravigliosi. La giovane Sumire, che ha abbandonato l'università, dove non trovava sbocchi all'altezza delle sue ingenue ma forti necessità ideali, per tentare di diventare scrittrice, se ne innamora perdutamente. Il loro rapporto viene ricostruito attraverso le lunghe conversazioni che Sumire tiene con l'io narrante, di cui non viene fatto il nome, svegliandolo a bruciapelo nel cuore della notte con improvvise telefonate.

Sumire, chiusa nel proprio universo interiore. è assolutamente incapace non solo di rendersi conto delle esigenze o preferenze altrui per adattarvisi o perlomeno ammetterle, ma anche - nel modo più assoluto - di rendersi attraente. Il protagonista tuttavia avverte una insopprimibile attrazione nei suoi confronti, e solo a prezzo di grandi sforzi di volontà riesce a rassegnarsi alla sua sorte di amico fedele e confidente silenzioso, non autorizzato a nulla di più.

Un lungo viaggio affrontato assieme da Myu e Sumire muta in dramma, e richiede l'intervento dell'uomo, che fino a quel momento non aveva mai conosciuto di persona Myu. Si rende conto allora che effettivamente non solo Myu era per Sumire solamente uno Sputnik  (compagno di viaggio), ma che ogni essere umano rischia di trovarsi nelle stesse condizioni nei confronti del suo prossimo e perfino delle persone che ambisce ad amare.

Ma c'è ancora di più: ognuno di noi partecipa di molte personalità differenti e non comunicanti, come se si trovassero dalle parti opposte di uno specchio, e difficilemente riesce ad accettare l'altra parte di se, a superare la barriera e vivere nella stessa dimensione.

Non è certamente, ognuno se ne sarà reso conto, il classico libro da leggere sotto l'ombrellone. Richiede impegno, ed è un impegno che non si esaurisce una volta che le sue pagine sono state richiuse, a lettura terminata.

Ma non sono pochi i lettori che amano questo genere di opere, e se ne nutrono.