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Kanji Watanabe ha cessato di vivere con la morte della moglie, tanti anni prima, dopo un male che Kurosawa lascia immaginare crudele ed inesorabile.

Nella macchina che segue il carro funebre il figlio Mitsuo grida al padre di affrettarsi, perché la mamma sta andando via.

Troppo tardi, la perdita della moglie sarà anche la perdita della voglia e della facoltà di vivere di Watanabe

Sarà da allora solo un fuscello trasportato dalla corrente, e non riuscirà nemmeno a ristabilire un rapporto con il figlio.

 

 

 

 

 

 

Se ne renderà conto, ma incapace di porvi rimedio, il giorno che Mitsuo (Nobuo Kaneko) deve partire per la guerra.

Improvvisamente, in mezzo alla folla che assurdamente esulta per quella che sarà una immane tragedia, padre e figlio si ritrovano, si guardano, si cercano. Ma non riescono a trovarsi.

Oramai sposato ed indipendente dal padre, Mitsuo sembra comunque interessato solo ai vantaggi economici che ne può ricavare, e la moglie Katsue (Kyoko Seki) è sulla stessa lunghezza d'onda.

 

 

 

 

 

 

 

Realizzando al momento di fare il bilancio della sua vita di non avere mai realmente vissuto, Watanabe inevitabilmente continua a chiedersi cosa significhi mai vivere, ma la sua ricerca è confusa, casuale.

E' difficile cominciare a vivere quando si è già alle soglie della morte.