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Senza nemmeno attendere che il gruppetto di malviventi si sia allontanato Watanabe, sempre più curvo su se stesso, bussa ed entra nella stanza del direttore.

La sua richiesta è già stata rigettata più volte, ma ha deciso di opporre una strenua resistenza che fiaccherà la vana opposizione dei burocrati.

Nessuno riuscirà a fermarlo e le sue precarie condizioni fisiche, che sono ormai evidenti a chiunque, ben lungi da renderlo inabile, sono un'arma in più che utilizza senza remore.

 

 

 

 

 

 

 

La sua voce, sempre più flebile, continua a ripetere, con gentilezza, con umiltà ma senza dare un attimo di respiro, sempre la stessa richiesta: "Vi prego, ritornate sulle vostre decisioni."

Per il direttore, quello stesso che a cose fatte rivendicherà per se il merito, è ormai diventato un incubo. Cerca di proteggersi dietro una cortina di formalismi burocratici, ma evita di affrontare lo sguardo di Watanabe.

E' evidente dalla sua espressione sempre più interdetta ed estenuata che ben presto cederà, sarà costretto ad arrendersi e a fare il suo lavoro.

 

 

 

 

 

 

Anche il comitato di madri di famiglia viene utilizzato come strumento di pressione.

E' lo stesso Watanabe che le riunisce e le porta in giro per gli uffici a presentare nuove petizioni e a chiedere conto di quelle precedenti.

E' evidente che l'intera amministrazione non avrà più pace finché Watanabe non avrà ottenuto quello che chiede.

Il parco giochi alla fine si farà.