Indice articoli

Il signor Tanba come abbiamo detto sembra impermeabile alla atmosfera nefasta che permea la baraccopoli. Non manca mai di essere vicino a chi soffre, fino al punto da fornire un veleno mortale ad un amico stanco della vita che intende farla finita (Kamatari Fujiwara).

Naturalmente verrà insultato e malmenato quando l'amico, dopo averci ripensato in extremis rimproverandolo di averlo mandato a morte, scopre di avere preso in realtà solo un blando purgativo.

Nemmeno quando un ladro penetra di notte nella sua abitazione Tamba si scompone più gli tanto.

Lo prega di lasciare la cassetta dei ferri che sta portando via e gli indica dove si trova il denaro, pregandolo di tornare tranquillamente quando ne ha ancora bisogno, gliene metterà da parte dell'altro.

 

 

 

Ma quando il ladro viene arrestato, e portato da lui, si rifiuta di ammetterlo e dichiara di non averlo mai visto in vita sua. La ragione non è chiara: il ladro vorrebbe solo la conferma che il danaro non è stato rubato ma preso con il permesso del proprietario.

Negando tutto Tamba senza ragione lo mette ancora di più nei guai, con la provenienza del denaro sospetto ancora tutta da spiegare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Akemi Negishi interpreta il ruolo di una distinta signora che nello sfacelo generale, nel degrado materiale e morale che la circonda, cerca di conservare a tutti i costi perlomeno una certa dignità formale, e di mantenere un buon aspetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I coniugi Kawaguchi (Kunie Tanaka e Jitsuko Yoshimuda) e i coniugi Masuda (Hisashi Igawa e Hideko Hokiyama) formano due strane coppie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' chiaro che le figure predominanti sono le due donne, sfacciate e ciniche, che si scambiano e riprendono disinvoltamente i mariti, del resto assolutamente intercambiabili nella loro nullità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gruppetto di donne che si riunisce intorno alla fontana, osserva tutto, commenta tutto, e fornisce una sorta di commento corale, falsamente stupito, falsamente moralistico, fondamentalmente cinico, alle commedie o tragedie umane cui assiste.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il signor Shiwa infine (Junzaburo Ban). Si scopre essere il possessore del cappello e del bastone presi in prestito da Charlie Chaplin.

E' un distinto impiegato, per sua sfortuna tormentato da irrefrenabili tic nervosi che lo colgono nei momenti meno opportuni, ne deturpano i lineamenti e intimoriscono chiunque si trovi nei paraggi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha invitato nella sua stamberga, e non sapremo mai come si è ridotto a vivere in un posto del genere, alcuni colleghi che gli dimostrano visibilmente rispetto e stima.

Vengono scortesemente strapazzati dalla signora Shiwa (Kiyoko Tange), che lo spettatore avrà già classificato in alcune scene precedenti come spregevole megera.

Eppure il signor Shiwa, pur dichiarandosi dispiaciuto che si sia dimostrata così sgarbata, sente il bisogno di renderle pubblico omaggio. Solo lui sa quanto gli sia stata preziosa l'assistenza di sua moglie, con quanto affetto gli sia sempre stata vicina e gli abbia permesso di sopravvivere ad una vita di stenti.

Abbiamo tralasciato altre storie ed altri personaggi: sarebbe comunque presuntuoso cercare di riassumere e semplificare tutte le storie, spesso complesse e non facilmente decifrabili anche quando brevi e solo accennate, che danno vita all'opera. Nulla può sostituire la visione diretta ed integrale e mai come nel caso di questo film.

Una nota finale: Kurosawa si è costantemente servito nel corso di tuttta la sua carriera di alcuni interpreti, i più noti tra i quali sono Toshiro Mifune, Tatsuya Nakadai e Takashi Shimura tra gli uomini, Kyogo Kagawa nei ruoli femminili.

Qui per la prima volta utilizza solamente attori nuovi, che non avevano mai prima lavorato con lui, o perlomeno non in ruoli tali da attirare l'attenzione sopra di essi, e di cui non si servirà più in futuro. Forse un modo per attirare l'attenzione sulla storia, evitando che il pubblico si lasciasse distogliere dalla notorietà degli interpreti e puntasse soprattutto a coglierne l'interpretazione.

Non va dimenticato del resto che Kurosawa era reduce dalla traumatica rottura con Toshiro Mifune, che durante le lunghissime riprese di Barbarossa aveva resistito alle incessanti richieste di Kurosawa, che intendeva dare al personaggio da lui interpretato connotati negativi, facendone invece malgrado le intenzioni del regista una figura carismatica quanto positiva.

Va detto che se Dodes'ka-den fu un clamoroso fiasco, nemmeno Barbarossa ottenne grande successo. Difficile dire quale dei due maestri avesse ragione, forse è più giusto dire che entrambi si ingannarono, caricando le tinte al punto da provocare il rifiuto di gran parte degli spetttatori.

Ovviamente queste considerazioni non vogliono diventare giudizi nei confronti delle due opere. Dodes'ka-den si congeda da noi con l'immagine di Rokuchan che traspare dietro il vetro della porta, al termine di una dura ma appagante giornata di "lavoro".

Rientrato nella sua casupola si accinge a godere del meritato riposo, sognando probabilmente un treno.