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Sul finire del XII secolo la lunga lotta per il potere tra le potenti famiglie dei Minamoto (chiamati Genji in letteratura) e Taira (Heike) sembra concludersi a favore di questi ultimi. Al massacro dei Minamoto scampano solo due fratellastri ancora giovanissimi: Yoritomo e Yoshitsune. Separati durante la fuga, si incontreranno di nuovo ormai adulti ed insieme condurranno una guerra spietata contro i Taira, in cui Yoritomo si sarebbe distinto per le grandi doti di stratega e Yoshitsune per quelle di invincibile guerriero.

Una fama che offuscava quella del fratello e suscitava il rancore di molti cortigiani. Sconfitti definitivamente i Taira al termine della guerra Gempei, era inevitabile una resa dei conti. La leggenda si intreccia con gli avvenimenti storici, ed è difficile decifrare ove terminano questi e comincia quella.

Il Kanjinchō narra uno degli episodi più conosciuti: Yoshitsune, accompagnato da un pugno di samurai al comando del fedelissimo Musashibo Benkei, tenta di passare il confine per sottrarsi alla caccia spietata dei suoi nemici.

Benkei, celeberrimo yamabushi (alla lettera guerriero della montagna, ma il significato va reso con monaco guerriero) decide di eludere la sorveglianza travestendo da monaci anche i suoi seguaci.

Pretenderà di essere a capo di una delegazione ufficiale inviata oltre il confine per raccogliere donazioni per la ricostruzione di un tempio (Kanjinchō significa appunto Lista di sottoscrizione).

Il posto di frontiera, comandato dal principe Togashi, è ben presidiato ed è stato avvertito sia del loro arrivo che del loro travestimento. Tuttavia Benkei mantiene un incredibile sangue freddo durante l'interrogatorio, e Togashi ammirato finge di credere alle loro credenziali e li lascia passare.

Qui si arresta il Kanjinchō, ma la caccia a Yoshitsune non si arrestò al confine: un primo tentativo era già stato infruttuoso, era caduto nella rete la guardia del corpo di Yoshitsune, Noda, che ne aveva indossato la rossa armatura per attrarre su di sé i nemici. Si dice abbia ucciso 23 guerrieri prima di cadere trafitto dalle frecce.

La lunga mano di Yoritomo infine raggiunse il fratello. L'edificio ove si era rifugiato venne accerchiato, Benkei oppose un'ultima disperata resistenza difendendo il ponte del castello di Koromogawa,  per dargli il tempo di sottrarsi alla cattura compiendo seppuku.

Yoshitsune aveva iniziato la guerra contro i Taira appena adolescente e aveva al momento della sua morte ventotto anni. Viene considerato il più grande guerriero della storia del Giappone.