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Sappiamo dalle sue stesse dichiarazioni, raccolte nel libro Qualcosa come un'autobiografia, assieme a tante altre di natura meno tecnica ma che ci aiutano a comprenderlo meglio, che Kurosawa aveva estrema cura nel presentare le sue opere, e l'inizio di ogni suo film desta qualche sorpresa.

Qui assistiamo ad un lunga cavalcata a pieno galoppo di una turba di uomini armati.

Solo quando si fermano ci rendiamo conto dalla eterogeneità dei loro armamenti e da qualcosa di indefinibile in tutto il loro aspetto che si tratta di predoni in cerca di preda, una banda agguerrita ma raccogliticcia, formata presumibilmente dai rimasugli di questa o quella disfatta.

Ad ulteriore conferma della trasversalità del messaggio di Kurosawa, e dei continui travasi da lui effettuati e da lui provocati tra cultura occidentale e cultura orientale, un particolare curioso.

All'elmo e alla tenuta indossati dal capo dei briganti si ispira un altro famoso elmo di un personaggio negativo del magico ed immaginario mondo del cinema: Darth Vader del ciclo di Guerre Stellari, apparso sugli schermi circa 20 anni dopo.

Che d'altronde si è ispirato come trama ad un'altra opera di Kurosawa, di alcuni anni posteriore a Shichinin no samurai: La fortezza nascosta.