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Chirurgicamente efficiente quando cinico e pragmatico, il samurai cade nella rete tesa dai suoi avversari solo quando si rivela capace di umanità: il suo sanguinoso intervento  per liberare la donna ostaggio di una banda e instradarla sulla via della fuga assieme al marito e al figlioletto, lo tradisce.

E' proprio una lettera di ringraziamento inviatagli dalla coppia che viene in possesso di Unosuke e svela il suo doppio gioco.

Imprudentemente lasciata sul tavolo, viene notata ed aperta dal trionfante malfattore, che fin dall'inizio si era dimostrato diffidente ed ostile nei confronti del samurai.

La catarsi finale verrà preceduta, come di consueto nelle opere che in qualche modo si ispirano al genere western, da una sanguinosa sconfitta che non sembra lasciare spazio per una rivalsa.

 

 

Ormai prigioniero della banda di Unosuke, il samurai viene lasciato nelle mani del gigante - senza nome anche lui - e ridotto a tal punto che ormai non sembra più costituire alcun pericolo.

Anche la lotta tra le due bande rivali arriva ad una conclusione: Unosuke rompe gli indugi ed incendia il magazzino di seta dei rivali, attendendoli al varco quando sono costretti ad uscire per sfuggire ad una morte orribile, dopo essere stati assicurati che avranno salva la vita.

 

 

 

 

Ma Unosuke non esita a scaricare su di loro il suo revolver, giustificandosi infantilmente con l'eterno pretesto di non essere stato lui a cominciare con i trucchi. Kurosawa nell'istruire i suoi attori aveva prescritto loro dei comportamenti animali e a Nakadai toccò la parte del serpente, sostenuta alla grande. Sembra il momento del trionfo definitivo della malvagità umana.

Sanjuro - o comunque si chiami  - pur ridotto in condizioni pietose è tuttavia riuscito ad evadere dalla sua prigione. Si rifugia in una minuscola capanna accanto al cimitero, e riprende lentamente le forze; la sua unica arma è ormai un coltellaccio da cucina lasciatogli dall'oste, con cui si allena metodicamente lanciandolo contro le foglie portate dal vento che penetra attraverso le fessure del tavolato.

Si è molto favoleggiato su questo effetto scenico di Kurosawa: l'effetto di precisione matematica con cui il coltello colpisce la foglia svolazzante sarebbe stato ottenuto montando al contrario la pellicola, girata estraendo il coltello dalla foglia invece che tirandoglielo contro. Questa fantasiosa ricostruzione cade miseramente ad una semplice verifica: fate girare il filmato al contrario, cosa ormai possibile su ogni copia in dvd e se la storia fosse vera dovreste vedere la sequenza originaria come è stata girata.

Come sempre la verità è molto banale, e coglibile da chiunque abbia un minimo di spirito di osservazione e non ami fermarsi alle apparenze; è stata prima ripresa la foglia sballottata dal vento - o più probabilmente da un apposito ventilatore -  poi è stata fermata la macchina da presa e sistemato convenientemente  l'assieme foglia/coltello. A quel punto si è dato di nuovo il segnale di azione, e per lo spettatore si è raggiunto perfettamente l'effetto voluto: la foglia svolazzante si arresta di colpo trafitta dal coltello, che arresta la sua corsa configgendosi nel pavimento.