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Yasumoto è ormai perfettamente integrato nell'ospedale. Già da molto, dopo lunga resistenza, aveva deposto l'abito del samurai per indossare il camice del dottore, accolto festosamente dalle inservienti.

Si era reso conto che quello che gli diceva il collega Mori era vero. Essere riconosciuto dappertutto come dottore dell'ospedale pubblico, anche dall'abito, senza doversi presentare, gli avrebbe permesso di venire a conoscenza di casi che altrimenti nessuno avrebbe avuto il coraggio di esporgli non essendo in grado di pagare alcuna parcella.

 

Ora è stato convocato in famiglia: i suoi genitori hanno deciso, come d'era d'uso a quel tempo e nelle famiglie tradizionali si usa ancora adesso, che è giunto il momento per il loro figlio di "sistemarsi".

Gli hanno quindi scelto una moglie, e predisposto tutto per il matrimonio. Yasumoto non è del tutto contrario, la prescelta nonostante tutto gli andava a genio, ma è la sorella della protagonista di una precedente esperienza sfortunata. Però le sue proteste ora sono più di circostanza che convinte.

 

Prima di procedere con la cerimonia c'è ancora qualcosa - e molto importante - da regolare. Yasumoto è stato chiamato a prendere servizio a corte, di lì a poco, su raccomandazione del futuro suocero.

Ebbene, intende rinunciare: vuole rimanere all'ospedale al fianco di Akahige. La sua futura sposa senza rispondere nulla si inchina: acconsente alla volontà del compagno della sua vita, ha già iniziato ad apprezzarlo.

 

 

 

Una sorpresa attende Yasumoto: la dama d'onore, che presenta il sake rituale, è proprio la sua vecchia fiamma. Quella che l'abbandonò per un altro, originando in lui un lungo periodo di avversione e timore verso le donne.

Al di là degli schermi scorrevoli piove nel giardino. I ciliegi sono già in fiore, ma la neve ne imbianca ancora i rami...

Ad attenuare la pesantezza delle molte vicende narrate nella trama Kurosawa ha deciso che ora deve arrivare un lieto fine a 360 gradi. Yasumoto è contento di vederla, e lieto che questo incontro ufficiale le permetta anche di riconciliarsi con i genitori, che avevano rotto i rapporti con lei dopo che aveva mancato alla parola data.

Ma Akahige, è d'accordo sul lieto fine? Non si direbbe: sbuffa e rimbrotta Yasumoto. Lo rimprovera di avere gettato al vento una occasione unica.

Per la prima volta da quando si sono incontrati, invece di un brusco rifiuto o una pronta accettazione, tra Yasumoto ed Akahige corre un rapporto dialettico.

Yasumoto fa presente che sta semplicemente applicando i principi trasmessigli dal dottore.

 

 

"Ma cosa le fa credere che ci sia bisogno di lei?", ribatte un urticante Akahige.

"Questo me l'ha fatto capire proprio lei. Altrimenti perché mi avrebbe insegnato ad essere un vero dottore?", risponde Yasumoto.

 

 

 

 

 

 

Cosa fa allora Akahige? E cosa vi aspettate che faccia? Scrolla le spalle, si liscia i baffi, e se ne va senza dire nulla.

Il coinvolgente tema musicale (Masaru Sato vi ha inserito tra l'altro splendide musiche di Haydn e Beethoven) accompagna le sequenze finali.

Il lieto fine non servirà: pubblico e critica respingeranno unanimi Akahige.

Ci auguriamo di avere convinto il lettore che hanno avuto torto.