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Le truppe dei Takeda abbandonano le posizioni pagate col sangue ed iniziano a ritirarsi: i suoi consiglieri hanno deciso, e non potevano fare altrimenti, di eseguire le sue ultime volontà.

Non sanno ancora come provvedere alle altre disposizioni di Shingen: come celare per tre anni la sua morte, e come mantenere la difensiva tenendo a bada l'irruente Katsuyopri, figlio di Shingen. Per complicate ragioni dinastiche non potrà essere lui nominalmente il nuovo signore del feudo ma assumerà la reggenza in nome di suo figlio Takemaru, ancora bambino.

 

 

 

Nobukado ha pronta una prima sorprendente soluzione: il consiglio era già al corrente del ruolo di sostituto di Shingen da lui spesso assunto .

L'espediente tuttavia non era stato adottato sistematicamente: poteva ingannare solo da lontano e per un tempo limitato, Nobukado non sarebbe stato in grado di reggere a lungo il ruolo, soprattutto di fronte a chi conosceva bene - e da vicino -Takeda Shingen.

 

 

 

 

 

Durante una riunione notturna nell'accampamento chiede di farsi avanti ad un uomo: è un guerriero rivestito dall'armatura di Shingen e celato dall'elmo. L'apparizione, tra le fioche e tremolanti luci delle torce, è inquietante, allarmante. Senza dire nulla, dopo un attimo di esitazione, l'uomo si siede sullo scranno vuoto davanti ai consiglieri, col volto ancora nascosto. Finché, ponendo fine alla tensione giunta a livelli altissimi, Nobukado gli ordina di levare il menpo, la maschera di protezione che nasconde il viso.

E' Kagemusha, pronto infine per essere messo alla prova, dopo un lungo periodo di preparazione in cui, come apprenderemo man mano, non solo l'aspetto ma anche qualcosa dei pensieri e degli ideali di Shingen è penetrato in lui.

L'uomo ha un attimo di sconcerto: non conosce ancora la morte di Shingen, nulla gli è stato detto, e la strana riunione notturna rende inquieto anche lui.

Basta sentirlo parlare, basta anche soltanto notare le sue espressioni  perché i consiglieri si rendano conto che si tratta di un sosia, tanto sono lontani dal modello gli atteggiamenti esteriori di Kagemusha.

Chi lo ha appena visto è sicuro che nessuno potrebbe mai cadere  in un inganno tanto grossolano.

Ma questo basta per richiamare Kagemusha al suo ruolo: alla finzione, o forse, chissà, alla realtà.

 

In un attimo, ecco tornato Takeda Shngen. Kagemusha finge, recita, o non ha piuttosto con la frequentazione del suo modello iniziato ad assimilarne non solo i modi e la parlata ma anche le idee, gli ideali, gli obiettivi, la determinazione e la forza interiore?

Passato l'attimo di debolezza Kagemusha non imita più Shingen, ma piuttosto si incarna in Shingen: i consiglieri rivedono in mezzo a loro, davanti a loro, Shingen. L'ombra del guerriero ha assunto il suo ruolo.

Per quali vie misteriose il ruolo rivestito travalica così spesso la volontà e la natura stessa degli esseri umani che accettano di assumerlo? Nel bene o purtroppo nel male questa legge non scritta, che pure conosce tante eccezioni, tuttavia si impone talvolta  senza alcuna alternativa e senza alcuna concessione, come fosse discesa dall'alto, da un livello non conoscibile e non contestabile dall'uomo.