Kwaidan
Regia: Masaki Kobayashi, 1965
Rentaro Mikuni, Tatsuya Nakadai, Kaiko Kishi,
Katsuo Nakamura, Tetsuro Tamba, Takashi Shimura,
Kanenon Nakamura, Michiyo Aratama

 

E' bizzarro pensare che alcuni tra i racconti fantastici più famosi in Giappone sono stati scritti da un irlandese di madre greca. Questo filmè composto infatti da quattro episodi tratti dalle opere di Lafcadio Hearn, della cui vita parliamo altrove.Lo dirige Masaki Kobayashi, reduce dalla impegnativa opera Seppuku e che dirigerà poi Joi uchi, storia della disperata ribellione di un samurai contro le ipocrisie e le convenzioni della società benpensante.

Nel primo episodio, "Capelli neri", un samurai ambizioso abbandona la donna amata per cercare il riscatto da una vita di miserie; ma non resisterà, e alcuni anni dopo abbandonerà tutto per ritornare da lei. Entrato senza far rumore nella loro vecchia casa, la vede all'interno della stanza dove passavano le loro giornate, con i lunghissimi capelli neri sciolti...

 

 

In La donna della neve un giovane boscaiolo (Tatsuya Nakadai) è salvato da una morte sicura in mezzo alla tormenta dall'intervento di un misterioso genio femminile, che gli impone di non far mai parola ad alcuno del loro incontro.

Il giovane conoscerà poi una giovane di passaggio, la sposerà con lei una vita felice. Fino al giorno in cui, incautamente, le parlerà di quel lontano incontro.

 

 

 

 

 

 

 

Oichi senza orecchie è il giovane accolito di un monastero che sorge vicino allo stretto di Shimonoseki, ove si svolse centinaia di anni prima la cruenta battaglia navale in cui il clan dei Genji annientò quello degli Heike. L'abate del convento è impersonato da Takashi Shimura, il prezzemolo del cinema giapponese; come sempre credibilissimo qualunque sia il ruolo, l'abito che indossa, l'epoca in cui si ambienta l'azione.

Ogni notte il giovane Oichi scompare, e riappare solo all'alba rifiutandosi di dire dove è stato. Solo l'affettuosa insistenza dell'abate riuscirà a svelare la verità: i fantasmi dell'armata degli Heike mandano ogni notte un guerriero (Tetsuro Tamba) a prendere Oichi, che canti accompagnandosi col liuto la leggenda degli Heike.

Per sottrarlo agli spettri l'abate deciderlo di ricoprirlo dalla testa ai piedi di sutra, scritture sacre che lo rendano invisibile agli spettri. Ma il monaco incaricato della scrittura ha una fatale dimenticanza.

Nell'ultimo episodio, Una coppa di te, un samurai dissetandosi scorge un volto riflesso all'interno di una tazza di te. La getta via e ne prende un'altra, ma anche dentro questa appare un volto.

E' solo l'inizio di una sconvolgente avventura.

Masaki Kobaysahi si trova a suo agio nel ricreare l'atmosfera incantata e spettrale tanto cara ad Hearn, ed è un peccato che non abbia più affrontato queste tematiche. Una menzione particolare va al terzo episodio, in cui la terribile battaglia tra i Genji e gli Heike è resa con una recitazione ieratica ed misto di stilemi che richiamano le stampe d'epoca, ed il teatro tradizionale giapponese.