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Tasogare Seibei (The twilight samurai)
Regia: Yoji Yamada, 2002
Hiroyuki Sanada (L'Ultimo Samurai), Rie Miyazawa e altri

Candidato Oscar 2004 come miglior film straniero.

Premio del pubblico al Far East Festival 2004

Berlino 2003 - Selezione Ufficiale - In concorso.

La vicenda si svolge alla metà del XIX secolo, poco prima della restaurazione Meiji. Il samurai al tramonto (da ricordare il termine usato per tramonto/crepuscolo: tasogare) è Seibei Iguchi, un samurai di basso rango che, nonostante l'appartenenza ad un prestigioso clan, a causa della prematura morte della moglie per tubercolosi preferisce dedicarsi alla cura della anziana madre e delle due figlie e trascura gli obblighi sociali che l'appartenenza al clan e l'ambizione alla carriera prevederebbero: orari di lavoro prolungati per poi passare la serata nelle locande a sbevazzare con i colleghi e con il capo.

 

Conduce quindi la sua vita lavorativa da impiegato amministrativo contabile con la spada al fianco, ma finita la giornata lavorativa saluta tutti e torna dalle sue figlie, lasciando dietro di se una scia di commenti non benevoli da parte dei colleghi circa il suo comportamento rinunciatario e "crepuscolare". La situazione cambia drasticamente quando a Seibei capita di dover tenere testa ad un pericoloso samurai che voleva aggredirlo; con il solo aiuto di un corto bastone esegue un mirabile controllo e bloccaggio delle braccia dell'aggressore che impugna la spada, e poi gli assesta un colpo in capo sufficiente a metterlo fuori combattimento senza ucciderlo (eventualità che Seibei voleva assolutamente evitare). Naturalmente Seibei non si difende con la sua spada anche perchè, per far fronte alle sue esigenze economiche, ne aveva venduto la lama, e da tempo andava in giro portandosi appresso solo la montatura con lo tsunagi, la lama sostitutiva in legno. (1)

 

In virtù di questo valente gesto i suoi capi decidono di impegnarlo in una missione pericolosa: stanare e uccidere un samurai che si era rifiutato di fare seppuku asserragliandosi in una casa e facendo scempio delle guardie inviate per catturarlo. E' l'occasione per Seibei di dimostrare il suo valore e riscattarsi da una vita grigia, ma accettando il rischio di soccombere e lasciare orfane e sole le sue figlie. Che fare? Tenere fede al codice samurai e accettare o rifiutare questa possibilità e lasciare il clan, il lavoro e lo status di samurai?

 

La cosa interessante è che questo film riflette esattamente le tensioni e le pressioni a cui è sottoposto ai giorni nostri il tipico sarariman (salary man) medio giapponese dei nostri tempi. Spesso assenti da casa e dalla vita familiare, incapaci di ricoprire il ruolo di padre, prosciugati nelle loro energie dalla vita lavorativa stressante e dagli impegni sociali del dopolavoro, gli uomini giapponesi tornano a casa a notte fonda ubriachi e stanchi e consumano così la loro vita affettiva in favore di un astratto principio di appartenenza all'azienda e al Paese. In pochi arrivano a godersi a lungo la pensione: spesso muoiono di karoshi (morte da eccesso di lavoro), nelle varie forme in cui essa si manifesta. Coloro che si sottraggono a questa logica perversa (e sono per fortuna in numero crescente), preferendo vivere una vita forse meno esaltante da un punto di vista lavorativo, ma che privilegi gli affetti e i valori della famiglia, vengono sottilmente emarginati nell'ambiente lavorativo, e definiti, appunto, tasogare-zoku (traducibile come razza - o gruppo - crepuscolare...).

 

 

Alberto Villari

(1) Le lame giapponesi hanno normalmente due montature: il koshirae che serve per utilizzarle e la shirasaya (fodero bianco) in legno di ho in cui la lama viene tenuta "a riposo" quando non utilizzata per un certo periodo di tempo. La montatura non utilizzata al momento viene tenuta assieme inserendovi e spinandovi una falsa lama in legno chiamata tsunagi.