Indice articoli

L'evento Ligustro e il suo Giappone, che si è svolto il 9 ottobre 2016 presso l'Archivio Centrale dello Stato in Roma, raccoglieva l'appello lanciato dall'Ambasciata del Giappone per celebrare i 150 anni dalla istituzionalizzazione dei rapporti con l'Italia,  con la firma nel 1866 del primo trattato di amicizia. Ha avuto un buon successo di pubblico: numeroso, interessato, coinvolto.

Andate avanti per la cronaca dettagliata della giornata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel corso della giornata, oltre ad ammirare le stampe nishiki-e del maestro Ligustro il pubblico ha potuto partecipare a laboratori di shodô (calligrafia giapponese), origami (piegatura artistica e creativa della carta), ikebana (composizioni floreali e manga (disegni a fumetti di ispirazione giapponese). Si sono tenute dimostrazioni di chanoyu (cerimonia del the) e per la parte aikidô una mostra fotografica, la presentazione di un video e del libro 50 anni di aikidô. In conclusione un concerto di music bells (strumenti divenuti in breve tempo molto popolari in Giappone) ha dato il commiato. Vanno rivolti sentiti ringraziamenti alle strutture pubbliche che hanno reso possibile l'evento, agli enti che lo hanno patrocinato e naturalmente alle associazioni partecipanti. Hanno reso possibile e gradevole un importante momento di avvicinamento e contatto diretto con la cultura giapponese.

Come già sanno i nostri lettori da precedenti articoli, nel 1866 sull'onda della apertura delle frontiere giapponesi imposta a forza pochi anni prima da una agguerrita flotta militare statunitense, le principali potenze europee iniziavano a intavolare rapporti con quella terra lontana che si immaginava piena di ricchezze. Anche il neonato Regno d'Italia stipulò in quell'anno un trattato con il Giappone, ne ricorre quindi nel 2016 il 150° anniversario. L'Ambasciata del Giappone ha invitato istituzioni, associazioni e privati a organizzare eventi celebrativi e commemorativi:

«Il 2016 segna il trascorrere di 150 anni dal 1866, secondo anno dell'Era Keiō che, con la conclusione del Trattato di Amicizia e Commercio tra Giappone e Italia, vide l'instaurarsi delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Da allora un costante flusso di persone tra Giappone e Italia ha permesso di costruire ottime relazioni in tutti gli ambiti.

L'anniversario costituisce dunque un'importante occasione, oltre che per ripercorrere il cammino di tali fruttuose relazioni, per rendere ancora più forti e solidi i legami a venire, approfondendo ulteriormente le relazioni di interscambio ora in atto.

Auspichiamo che numerosissimi siano i singoli o le organizzazioni che vorranno prendere parte alle manifestazioni celebrative di questo importante anniversario.»

 

 

 

 

 

 

Presso l'Archivio Centrale dello Stato in Roma sono depositati il trattato in questione e la sua ratifica da parte del re d'Italia Vittorio Emanuele II, una sede quindi quantomai adatta all'evento, che si è  incentrato sulla mostra Ligustro e il suo Giappone.

Erano esposte infatti numerose e importanti opere dell'artista di Imperia, che ha saputo ridare vita all'arte giapponese della stampa nishiki-e.

 

 

 

 

 

 

 

I nostri lettori già lo conoscono, dobbiamo purtroppo dire loro che Ligustro, al secolo Giovanni Berio, è scomparso nel dicembre 2015.

Nato a Imperia nel 1923 Giovanni Berio ha condotto la prima parte della sua vita senza manifestare interesse per l'arte. Gravi problemi di salute sopravvenuti in età matura lo hanno portato a riflettere sulle ragioni della vita e a interessarsi alla xilografia policroma giapponese (nishiki-e). Per vie misteriose è arrivato a padroneggiarne non solo la tecnica ma anche lo spirito, venendo riconosciuto dai massimi critici come una autentica reincarnazione dei grandi maestri dell'arte. Potrete saperne di più qui oltre che sul sito ufficiale, e leggere di alcune sue mostre oltre che ammirarne le opere quiqui.

 

L'aikido, nemmeno questa dovrebbe essere una novità per chi ci segue, è una disciplina formativa derivata dalle antiche arti marziali giapponesi, fondata nel XX secolo dal maestro Morihei Ueshiba (1883-1969). Viene praticata quotidianamente in Italia da migliaia di persone, importante esempio di cultura giapponese vissuta letteralmente nel proprio corpo. Appartiene infatti al gruppo delle arti giapponesi fattuali ossia che non lasciano tracce scritte o figurative o manufatti tangibili ma che semplicemente si fanno, come il chanoyu (cerimonia del the) o la pratica dello zen. Renderne conto al pubblico è quindi arduo ma allo stesso tempo importante. L'evento prevedeva una mostra fotografica che illustrava i 50 anni di vita dell'Aikikai d'Italia, la prima associazione italiana a studiare e diffondere l'aikido, la proiezione alle ore 17 del video La Via armoniosa girato in occasione di un seminario tenuto nel 1992 dal maestro Hiroshi Tada, fondatore e Direttore Didattico dell'Aikikai d'Italia alle 17,30.la presentazione del libro 50 anni di aikido in Italia.

In quanto alle altre discipline presenti rimandiamo alla cronaca dettagliata più avanti. Ma ricordiamo anche, prima di andare oltre, l'importante mostra che si è tenuta, sempre a Roma, nei mesi di settembre e ottobre 2016, presso il Museo Preistorico ed Etnografico Pigorini, ove era esposto il materiale raccolto dall'addetto culturale della missione diplomatica italiana del 1866.

La mostra presso l'Archivio Centrale dello Stato si è svolta come avrete notato dai logo all'inizio dell'articolo con il patrocinio di  enti e associazioni sia di diritto pubblico che privato..

Hanno concesso il loro patrocinio e collaborato la Città di Imperia, la Fondazione Italia Giappone, l'Istituto Giapponese di Cultura, l'Accademia Europea di Manga, l'Associazione A&A Music, l'Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese – Aikikai d'Italia, l'Organizzazione Ikebana International, il centro Usasenke di Roma e il Centro Diffusione Origami.

L'iniziativa delle manifestazioni era come sappiamo dell'Ambasciata del Giapppone.

 

 

L'Archivio ha esposto alcuni dei più importanti e significativi documenti conservati dall'Istituto, non solo il Regio decreto legislativo del 24 marzo 1868 che ratificava il Trattato di amicizia, commercio e navigazione tra il Regno d'Italia e l'Impero del Giappone, firmato a Jeddo il 25 agosto 1866.

Tra gli altri importanti documenti appartenenti al fondo archivistico del Ministero della Cultura Popolare la planimetria della Casa della Cultura italiana a Tokyo inaugurata il 29 marzo 1941, sorta grazie alle donazioni della Fondazione Harada e del barone Takaharu Mitsui allo scopo di "...alimentare le correnti di pensiero, di simpatia e di solidarietà tra Tokyo e Roma".

 

 

In mostra, ancora, foto d'epoca, elaborati grafici, ritagli di giornale e, preziose testimonianze alcuni scritti autografi di Umberto Saba e Giuseppe Ungaretti destinati alla pubblicazione sulla Rivista italo giapponese Italia.

Importanti testimonianze della continuità e della intensità dei rapporti culturali tra i due differenti paesi nell'arco di questi 150 anni.

 

 

 

 


La sezione Ligustro e il suo Giappone era ospitata al piano superiore delle grandi sale dell'Archivio di stato.

E' stata visitata da un numero di persone molto elevato e soprattutto ha suscitato un enorme interesse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esponeva naturalmente molte opere del maestro, circa 60 stampe policrome impresse su pregiate carte giapponesi fatte a mano,

Le tematiche come già detto potevano attingere all'immenso patrimonio dell'arte giapponese come appartenere al nostro mondo occidentale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E inoltre parte del materiale donato alla Biblioteca Civica Leonardo Lagorio del Comune di Imperia-

Tra cui attrezzi da lavoro,  alcuni esemplari degli innumerevoli legni incisi di persona per creare le matrici delle stampe, surimono ossia stampe celebrative in esemplare unico o comunque con tiraggio limitato, faldoni contenenti corrispondenza con Jack Hillier.

E il pregiatissimo libro 12 haiku di Matsuo Bashò con le chiosa composte dal prof. Koji Nishimoto, direttore dell'Istituto Giapponese di Cultura di Roma.

Infine alcune tesi universitarie elaborate e discusse dai suoi allievi, che continuano tuttora i suoi studi.

 

 

 

 

Solo la visione dal vivo permette di apprezzare in tutto il loro splendore le stampe di Ligustro: nishiki-e ha il significato letterale di pittura-broccato perché il sovrapporsi dei colori e dei pigmenti accuratamente bilanciato - e nelle opere di Ligustro sempre diverso da un tiraggio all'altro - permette una stampa a rilievo, quasi tridimensionale, che assume spesso alla visione l'aspetto del velluto.

Nella immagine accanto Imperia la città che sale, stampa a 50 colori con 12 matrici in legno, realizzata nel 2015 in occasione della donazione di gran parte del materiale e delle opere di Ligustro alla città di Imperia.

 

 

 

Erano esposte come detto alcune matrici in legno costruite personalmente da Ligustro per utilizzarle nella stampa, una per ogni differente colore; e si pensi che alcune opere arrivano ad avere fino a 180 strati di colore. Tuttavia ci possono essere e ci sono stampe uguali - con lo stesso soggetto - ma con colori differenti. Per una sola stampa, a seconda dell'effetto che si intende raggiungere, possono essere effettuati pochi passaggi ma anche diverse decine o parecchie centinaia per poter stampare tutti i colori. Ligustro normalmente eseguiva solo quattro tirature per ogni opera. I colori erano da lui ottenuti mediante la composizione di diverse polveri e foglie di argento e di oro, polveri di perle di fiume, frammenti micacei, conchiglie di ostriche macinate (in giapponese gofun), terre colorate ed altri procedimenti da lui stesso inventati.

La presenza di alcuni tra i suoi migliori allievi, qui vediamo Maria Nella Ponte, in arte Hellory. intenta a fornire alcune spiegazioni e illustrare le opere, ha permesso al pubblico di accostarsi a queste opere con maggiore cognizione di causa.

Anche la presenza e le spiegazioni di Francesco Berio, organizzatore della mostra e figlio dell'artista, hanno permesso al pubblico di avvicinarsi con maggiore cognizione di causa alle straordinarie opere del maestro, che ha saputo unire, accostare, alternare tematiche squisitamente giapponesi ad altre appartenenti al nostro mondo.

[...] Nessuna riproduzione può "rendere giustizia" all'originale, sia per la brillantezza metallica della patina di oro e argento, sia per la superficie trattata con lacca e mica o per la stampa cieca usata per ottenere effetti di rilievo. [...] Sempre nelle opere di Ligustro c'è questo tipo di inaspettata poesia espressa in incisioni su legno con colori di incredibile raffinatezza. Esse sono uniche tra le opere grafiche moderne. [...]

 

Il mondo adesso è malato, e ci serve qualcosa di luminoso e speranzoso, come le sue stampe. [...] Numerosi sono stati gli artisti occidentali che hanno tentato di realizzare stampe a colori usando i blocchi di legno incisi: per esempio Henry Riviere e John Platt, ma nessuno ha raggiunto la maestria di Ligustro, sia nella padronanza della complessità tecnica di incisione che in quella della stampa.

Jack Hillier


Jack Ronald Hillier (Fulham, Inghilterra, 1912-1995) fu la massima autorità europea nel campo delle stampe giapponesi, coprendo nella sua attività di critico e scrittore sia la produzione ukiyo-e, nata originariamente per celebrare il mondo fluttuante dei quartieri del piacere, che gli altri generi artistici. I suoi numerosi testi rimangono ancora oggi un esempio insuperato di chiarezza e rigore espositivi. 

 


Ma è tempo ora di illustrare anche i vari eventi che si sono succeduti nell'arco della giornata. Dalle ore 11 alle ore 19 un flusso continuo ed ininterrotto di persone ha partecipato alla manifestazione apprezzando con dimostrazioni di stima, affetto e riconoscenza quanto di eccellente e non comune offrivano loro la luce e la profondità delle opere di Ligustro .

Durante  l'inaugurazione dell'evento Elena Ginanneschi e Antonio Frate a nome dell'Archivio di Stato hanno illustrato quanto sarebbe stato da lì a poco a disposizione del pubblico. Francesco Berio ha fornito le necessarie informazioni utili a comprender il significato delle opere di Ligustro e a seguirne le complesse fasi di realizzazione.

Al termine della presentazione il pubblico ha potuto immediatamente seguire una visita guidata alle opere esposte e poi partecipare ai vari laboratori ed esposizioni, che si sono sussguire nell'arco dell'intera giornata.

Per la parte concernente l'aikido, molte persone si sono interessate alla alla mostra fotografica dell'Aikikai d'Italia, che accoglieva gli ospiti appena varcato il portale d'ingresso.

Molta la curiosità del pubblico per l'insolita presenza di materiale illustrativo di una disciplina marziale all'interno di un avvenimento culturale, molte ovviamente le domande.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non va dimenticato che il 9 ottobre si celebrava anche la Giornata Mondiale della Carta e per questo erano presenti nel corso della giornata numerosi riferimenti alla carta.

Da quella su cui fu stipulato il primo trattato col Giappone a quella su cui Ligustro ha imrpresso le sue opere.  Da quella utilizzata nell'arte dell'origami a quella su cui si stampano le pubblicazioni dell'Aikikai d'Italia;  periodiche come Aikido e Aikido no Kodomo o monografie  come il libro 1964 - 2014 - 50 anni di aikido in Italia, presentato più tardi.

A fianco la sezione della mostra fotografica dedicata appunto alle pubblicazioni. La presenza degli strumenti necessari al praticante di aikido, keikogi, hakamabokken e jo, ricorda che prima dello studio e dei necessari approfondimenti teorici viene la pratica.

Molte risposte ai quesiti posti dai visitatori sono venute dalla proiezione del video La via armoniosa. Il progetto iniziale prevedeva una dimostrazione di aikido dal vivo, resa poi problematica dalla scarsa disponibilità di tempo e di spazi (vedrete da alcune foto quanto fosse affollato il grande salone al piano superiore).

Alla resa dei conti però la rinuncia a una dimostrazione ha permesso al pubblico di assistere ad un seminario, sia pure condensato.

 E tenuto per giunta da uno dei più grandi maestri di fama mondiale, Hiroshi Tada sensei, e intervallato da alcune sequenze d'epoca in cui era possibile vedere in azione il fondatore dell'aikido stesso, il grande maestro Morihei Ueshiba.

 

 

La mostra fotografica, per sua natura statica, aveva comunque già attirato un numero notevole di visitatori. La via armoniosa della regista Francesca Catarci, anchessa presente all'evento, girato nel 1992 durante un seminario autunnale dell'Aikikai d'Italia, ha aperto agli spettatori una ulteriore soglia di avvicinamento e di comprensione, mostrando lo svolgimento di una lezione del maestro Hiroshi Tada. Il video è stato recentemente digitalizzato dall'Aikikai d'Italia e il pubblico ha potuto di conseguenza usufruire di una qualità di visione fino ad oggi non possibile, essendo stato distribuito in passato in formato vhs.

Sono così emersi, vedendo l'arte in movimento, nella esecuzione di un grande maestro, i legami altrimenti non immediatamente evidenti tra un'arte corporea che non lascia tracce materiali dopo il suo compimento e le arti figurative come le stampe nishiki-e di Ligustro, il concepimento e la creazione di storie manga, gli allestimenti di composizioni origami o ikebana. Più immediato se vogliamo il legame tra l'aikidô e il chanoyu, comunemente nota come cerimonia del the, altra arte che apparentemente si esaurisce nella sua esecuzione.

La presentazione del libro 50 anni di aikido in Italia da parte dello scrivente, Paolo Bottoni, che ne è l'autore, ha permesso al pubblico di toccare con mano quanto lavoro rimasto finora celato abbia permesso il fiorire della cultura giapponese in Italia, quanti italiani vi abbiano contribuito e quanto a lungo, e quali favorevoli prospettive si aprano per il futuro.

Parte della presentazione era tuttavia dedicata a una illustrazione della genesi dell'aikido, la più recente e la più moderna tra le discipline tradizionali giapponesi ma anche quella che ha radici più profonde e più lontane nel tempo, preludio necessario per comprendere quali possano essere le ragioni dell'importante diffusione dell'aikido in Italia e quali ne possano essere le positive conseguenze.

Purtroppo alcuni inconvenienti organizzati, peraltro risolti nel più breve tempo possibile dal personale dell'Archivio di Stato, sempre presente e disponibile, hanno ritardato l'inizio della presentazione e ne ha indubbiamente sofferto la presentazione del libro vero e proprio.

Me ne scuso con quanti hanno partecipato, ma l'inizio del concerto di music bells nella sala superiore non ha permesso di oltrepassare l'orario previsto.

A parte questo la manifestazione, nella sezione aikido come in tutte le altre, ha confermato il forte l'interesse del pubblico, a volte entusiasmo, verso la pratica delle discipline giapponesi.

Occorrerebbe tenerne il debito conto, sia da parte delle associazioni che le promuovono, sia da parte delle istituzioni che non sempre sono pronte a cogliere queste istanze, come invece è stato il caso favorevole per l'Archivio Centrale dello Stato.

 

 

 


Ognuno degli altri eventi organizzati nel corso della giornata avrebbe giustificato da solo l'organizzazione di una mostra.

Solamente il numero ridotto di operatori culturali, ognuno dei quali poteva a sua votla seguire solamente poche persone, costituiva infatti un limite a queste iniziative.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Durante tutto l'evento, per la sezione dedicata allo shodo, erano presenti e all''opera alcuni allievi del maestro Norio Nagayama, fondatore della scuola Bokushin, che fa capo alla JECF (Japan Educational Calligraphy Federation di Tokyo).

Hanno dato vita ad un frequentatissimo laboratorio di calligrafia orientale, in cui tanti visitatori si sono immersi apprezzando la pratica di una via tanto antica quanto difficile.

Difficile come la ricerca e l'incontro con se stessi.

 

 

 

 

 

Qui vediamo la grande calligrafia che accoglieva i visitatori nell'androne dell'Archivio di Stato, anchessa naturalmente a cura della Bokushin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'affollatissimo laboratorio di calligrafia era diretto da Claudia Tassoni, Gabriele Ridarelli,
Sandro Donadio, Riccardo Sirica. Erano naturalmente esposte diverse opere rappresentative.

Nello spazio adiacente a quello dedicato allo shodo era allestita la mostra fotografica sull'aikido. Per rimarcare il collegamento tra differenti discipline giapponesi, a volte apparentemente distanti, vi erano esposte due calligrafie dell'ideogramma ki (spirito) ad opera del fondatore Morihei Ueshiba e del direttore didattico dell'Aikikai d'Italia Hiroshi Tada.

 

 

 

 

 

Per le scuole ikebana era presente il Chapter di Roma di Ikebana International presieduto da Luca Ramacciotti e con rappresentanti delle scuole Ikenobo (Bhavna Maru), Ohara (Silvana Mattei e Romilda Iovacchini) e Sogetsu (Lucio Farinelli e Luca Ramacciotti).

Hanno presentato un percorso storico e stilistico di quest'arte, che crea composizioni floreali in armonia con la natura e col susseguirsi delle stagioni. La risposta del pubblico è evidente dall'immagine.

 

 

 

 

 

 

L'accostamento tra lo splendore della natura, come rappresentata dalle composizioni ikebana, e la magnificenza delle stampe di Ligustro ha colpito tutti gli astanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non sarà purtroppo possibile riproporre le medesime sensazioni al lettore attraverso semplici foto.

Ma è forse proprio questa la quintessenza di molte arti giapponesi: la loro naturalezza, che ne rende improponibili sia le riproduzioni che l'apprezzamento "a distanza", attraverso elaborazioni intellettuali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Centro Diffusione Origami, attraverso le sue sezioni locali e con l'organizzazione di Andrea Sterbini,  che vediamo impegnato in uno dei tavoli dei laboratori, ha partecipato con entusiasmo alla manifestazione.

Ha proposto una esposizione di modelli significativi, sia figurativi che geometrici, creati da autori italiani e internazionali.

 

 

 

 

 

 

 

 

Inutile dire che il laboratorio di piegatura di origami tradizionali è stato molto seguito, da grandi e piccini.

Come possiamo vedere ad esempio dalla scacchiera le tematiche tradizionali si sposavano senza problemi con quelle più innovative.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un esempio di origami floreale.

Rosa tea di Naomiki Sato, piegato dall'autore (2013).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E un esempio di origami che prende ispirazione dalla realtà contemporanea.

Vespa 50, di Federico Scalambra, piegato dall'autore (2008).

 

 


Le storie manga contrariamente all'opinione corrente hanno in Giappone una lunga tradizione e non sono un fenomeno esploso improvvisamente da pochi anni tra gli adolescenti.

Per quanto non direttamente paragonabile in quanto non racconta una storia ma è una raccolta di scene di vita non legate tra loro, uno dei libri più famosi nella storia dell'ukiyo-e è infatti Hokusai manga, opera del celeberrimo incisore.

Molti album illustrati dai più grandi artisti, nati per comunicare con quanti avevano difficoltà nelle lettura dell'impervio sistema di scrittura giapponese, sono giunti a una dignità tale da rappresentare per secoli, data la facilità con cui potevano essere trasportati,  la cultura giapponese nel mondo.

 

Per i manga moderni, album a puntate che hanno conosciuta una enorme popolarità, erano presenti le insegnanti Barbara Montruccoli e Marvi Manzoni in rappresentanza della Accademia Europea di Manga.

Hanno allestito in breve tempo un validissimo ed apprezzato laboratorio frequentato poi da molti giovani, che si sono potuti così cimentare in questo tipo di arte, qualificata e stimolante.

Il sogno più o meno inespresso di quasi tutti i giovani che si dedicano alla raccolta dei manga è infatti di diventare loro stessi mangaka, creatori e illustratori di storie.

 

 

 

 

Apparentemente produzione seriale destinata a un pubblico di adolescenti in cerca di evasione l'arte dei mangaka richiede seria applicazione e costanza nel tempo.

Necessità ben riscontrabile nei volti impegnati dei giovani che si sono alternati nell'avvicinamento a questa forma di rappresentazione artistica, cui pure si sono dedicati con assoluto entusiasmo.

 

 

 

 

 

 

 

 

La presenza della maestra di cha-no-yu Michiko Nojiri (per la cerimonia del the), ha assicurato comunque un altro percorso di avvicinamento alle arti "comportamentali".

Nojiri sama risiede a Roma fin dagli anni 60 ed è da allora un importantissimo punto di riferimento per quanti si interessano alla cultura giapponese, nonché per molti praticanti di aikido.

 

 

 

 

 

 

 

 

La scuola Urasenke, cui appartiene la maestra Nojiri, nasce dall'insegnamento del grande maestro Senno Rikyu, vissuto nel XVI secolo.

Ricerca l'armonia, come la maggioranza delle arti giapponesi, non con la sovrapposizione e la ricchezza di decorazioni, di idee, di cerimonie, ma al contrario con l'abbandono del superfluo.

E' il reame del wabi no bi: la bellezza nella semplicità.

 

 

 

 

 

 

 

Nojiri sensei rappresenta magnificamente questo ideale della bellezza coltivato in Giappone, e ha saputo introdurre il pubblico, con rigore espositivo associato - naturalmente - a grande semplicità a questo importante evento.

Una semplice tazza di the.

Assunta in assoluta armonia con sé stessi e con l'universo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il concerto di music bells, strumenti di recente diffusione che sono rapidamente divenuti molto popolari in Giappone, organizzato dalla Associazione A&A Music che ha sede in Roma,ha chiuso la giornata.

Ha permesso al pubblico di comprendere che lo strumento primario di ogni arte è l'essere umano e che all'arte si può avvicinare chiunque.

L'evento è stato presentato da Francesco Berio.

 

 

 

 

 

 

 

Gli strumenti utilizzati derivano dalle handbell, nate a metà del XVIII secolo in Gran Bretagna e dervate dalle campane delle chiese, di cui erano riproduzioni in miniatura e che di diffusero poi nei paesi anglosassoni.

Vennero introdotte In Giappone, a Nagoya, da un missionario di nome Kelly che insegnava presso una scuola  e fu lui a formare nel 1970 il primo gruppo musicale di handbell. Lo strumento però, sia per il suo alto costo che per la mancanza di una tradizione di musica sacra, non conobbe grande diffusione.

In seguito il compositore Kunihiko Suzuki ha realizzato delle handbell di dimensioni più conenute e più economiche, alla portata di tutti e  che potessero essere suonate da tutti. Erano così nate le music bell.

 

Il concerto è stato diretto ed interpretato in modo impeccabile dalla cantante Ayumi Fujii e dalle sue musiciste: Ayako Orihara, Benedetta Sette e Yuka Matsubara.

Una splendida conclusioone di una splendida giornata dedicata ai rapporti, culturali artistici ed umani, tra l'Italia e il Giappone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si può passare sotto silenzio, in conclusione, l'apprezzamento dei dirigenti dell'Archivio Centrale dello Stato, piacevolmente sorpresi dalla notevole affluenza di un pubblico interessato e coinvolto.

Naturalmente va alle istituzioni che hanno messo a disposizione questa importante struttura, e al personale tutto che si è prodigato nel corso dell'evento, il ringraziamento di quanti hanno contribuito alla manifestazione e – crediamo – di tutti i partecipanti.

E' auspicabile che iniziative del genere siano possibili più spesso.