Ichi gatsu ((睦月) significa alla lettera prima luna, nel senso di primo mese. Nel giapponese moderno infatti i mesi non hanno un nome, ma vengono semplicemente numerati: Ichi gatsu, ni gatsu, san gatsu e così via.

Anticamente invece quello che era il nostro Ianuarius (il mese del dio Giano) era mutsuki ((睦月), il mese dei legami. Februarius (il mese delle febbri) era kisaragi (如月), il mese delle nuove vesti. Martius (il mese del dio Marte) era yayoi (弥生), il mese della nuova vita.

Come mai iniziamo l'anno ora e non in primavera, quando sboccia la nuova vita? Non ho una risposta da dare, ma solamente una ipotesi. Anche il calendario italico arcaico iniziava da marzo, mese in cui germogliano le messi e sotto gli auspici del dio Marte si dava inizio ai conflitti. Fu il secondo re di Roma, Numa Pompilio ad introdurre due mesi supplementari. Dedicò il primo al dio Giano che sovrintendeva al termine ed all'inizio di ogni cosa, fissando con esso l'inizio del nuovo anno.

Ancora conserviamo il ricordo del nostro calendario ancestrale nei nomi degli ultimi mesi dell'anno, a partire da settembre che è in realtà in nono mese e non il settimo per finire con dicembre che è il dodicesimo e non il decimo. Conosciamo dunque, anche se avvolta nella leggenda, la data di inizio di questa consuetudine; non ne conosciamo tuttavia le ragioni.

Io penso che gli antichi, nella loro grande saggezza, abbiano voluto considerare come momento iniziale della vita quello in cui il seme viene deposto, anche se rimane a riposo sotto una coltre di terra gelida ed apparentemente sterile. Non quello in cui germoglia e viene finalmente alla luce. Se questo loro credenza era giusta, e mi piace credere che lo sia, ne possiamo trarre un insegnamento: proprio il momento più buio e più freddo di un ciclo è quello in cui si deve deporre il seme per il ciclo futuro.