Testo e foto di Michelangelo Stillante

Chi fosse stato invitato a questa celebrazione del capodanno giapponese e avesse accettato l'invito sarebbe stato accolto come se fosse stato in Giappone: dai tradizionali kadomatsu e dai nengajo. I primi, addobbi fatti con il bambu e rami di pino posizionati all'ingresso dell'abitazione, i secondi , tradizionali biglietti d'augurio a ben vedere molto simili a quelli della cultura occidentale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per qualche ora si è stati come immersi in una casa giapponese il primo giorno dell'anno: cibo giapponese, sake ovvero spumante per coloro che preferivano le bollicine nostrane, giochi ben esposti su un tavolo;  venivano utilizzati a dimostrazione nostra, per la curiosità nostrana e il divertimento dei nipponici che li utilizzavano, utensìli della cucina nipponica.

Non mancavano  spiegazioni cartacee, strumenti adatti alla preparazione e degustazione del tè e persino un banco con un maestro chef che preparava al momento per noi sushi e sashimi in gran quantità, e naturalmente gli ospiti vestiti con abiti tradizionali.

Iniziavano poco prima della mezzanotte i 108 rintocchi di campana di un tempio buddista (joya no kane 除夜の鐘 ): ogni rintocco viene assestato solo dopo che il riverbero del precedente è svanito nell'aria.

Segnano la purificazione dai 108 desideri che affliggono e tormentano l'uomo e sanciscono formalmente l'inizio del nuovo anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Penso che se avessi anche assistito al momento dei108 rintocchi avrei gridato "kampai!!!" 108 volte con 108 sakazuki diversi.

Il sakazuki - nella foto a lato - è la tazzina tradizionale per le occasioni speciali in cui si degusta il sakè, eseguita in terracotta o porcellana, anche laccata, o in  vetro finemente decorato.

Si ha quindi la possibilità d'incominciare una nuova vita: prospera e gloriosa.

Per chi fosse invece di religione shintô è usanza comprare una hamaya (破魔矢), una freccia per scacciare tutti i mali dalla casa e che va appesa in casa nell'angolo nord-est (il corrispondente del nostro corno napoletano...).

 

Come sempre e ovunque nel mondo le prelibatezza culinarie che si gustano nella grandi occasioni sono molteplici.

Ecco quindi che anche in Giappone i piatti si arricchiscono di contorni e condimenti. Ad esempio la colazione del mattino del primo dell'anno viene fatta con tè verde e prugne in agrodolce, cioè fukucha e umeboshi o una zuppa chiamata zoni, preparata di solito con verdure, patate e pollo oppure pesce e frutti di mare

La sera del 31 vengono preparata i tipici spaghetti in brodo (soba), detti  in questa occasione toshikoshi soba, cioè lunghi spaghetti auguranti lunga vita, ma anche omochi, kuromame, daikon e ultimamente anche sushi e sashimi come possiamo vedere.

Anche loro, il settimo giorno (di gennaio – jinjitsu ), per far riposare lo stomaco preparano una zuppa di riso che viene chiamata nanakusa-gayu in quanto condita con sette erbe diverse.

Naturalmente non c'è giapponese né evento culinario senza un po' di sano divertimento e anche a capodanno i nipponici non si risparmiano.

Ci si cimenta con hanetsuki (un gioco tipo il badminton) o con gli aquiloni (tokoage) sempre molto presenti nel panorama ludico nipponico, o con le trottole (komamawashi).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vanno molto anche i giochi di carte (karta o hyakunin isshu) o otedama, un gioco di palline.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È usanza a capodanno regalare denaro ai bambini .

Solo banconote e solitamente non meno di 1000 yen(7/8€), consegnate con un sistema chiamato otoshidama: le banconote vengono piegate in 3 parti e messe in buste colorate.

Età, numero di buste da preparare e disponibilità economica del benefattore intervengono per stabilire la quantità di denaro da inserire nella buste che vengono ricevute fino alla fine della scuola superiore anche se non è raro che pure gli universitari ne usufruiscano.

Anche per i partecipanti di questa simpatica iniziativa hanno ricevuto dei simbolici doni estratti con il metodo della lotteria: una lotteria organizzata fino ad esaurimento di tutti i "presenti" per farne dono a tutti i partecipanti, o quasi (io ho ricevuto una trottola!).

La festa del Capodanno Giapponese, chiamata come ormai sappiamo O Shôgatsu, si è celebrata con un po' di ritardo sulla normale tabella di marcia, il 21 gennaio scorso. Un po' in ritardo perché il capodanno come tutti sanno si celebra il 1° di gennaio e i giapponesi non sono diversi da noi in questo, anche se si sono uniformati alle nostre usanze solo dal 1873, allorquando anche in Giappone si è adottato il calendario gregoriano. Fino ad allora si celebrava rispettando la cadenza del capodanno cinese, vietnamita o coreano. Ma ancora tuttoggi ad Okinawa si continua a celebrare seguendo quelle scadenze.

L'ospitalità era offerta come di consueto, o da qualche tempo, da quando mi capita mi essere invitato, da Garde Italy S.r.L. e i festeggiamenti sono stati organizzati come di consueto anche per farci conoscere meglio la cultura giapponese.

Dovrei essermi abituato, ma ogni volta mi stupisco di come i giapponesi sappiano divertirsi e di come sappiano trovare spunti di convivialità e occasioni per mangiare, e ridere, e divertirsi.

Ancora una volta grazie a coloro che hanno reso possibile accontentarmi e contribuire ad alimentare questa mia infantile mai sazia curiosità per il mondo nipponico.

Tutti i componenti dello studio Garde Italy: Sawako Nakazawa, mia amica personale, Yukio Ishiyama, e il Presidente di Garde Italy, Hiroshi Fukuizumi.