Scritto da Michelangelo Stillante

Presente in Cina, nota anche in Corea e Vietnam con altri nomi, la parola shodō è formata dai due ideogrammi 書 道 che significano rispettivamente scrittura e via. E' una disciplina che richiede un lungo apprendistato e un continuo esercizio.

E' fondata sugli stessi principi e strumenti della pittura: entrambe le arti contemplano un tratto creativo dell'opera basato su padronanza, immediatezza, continuità, controllo della forza. Non accettano esitazioni, imperfezioni o ritocchi di qualsivoglia natura. Un grande calligrafo e poeta diceva: "Lo spirito deve essere tondo e il principio con cui si scrive è il cerchio". I gesti del calligrafo, infatti, si compiono su percorsi circolari, senza soluzione di continuità, immediati e ritmati. Questo richiama il costante e ininterrotto fluire della vita, nel suo naturale mutare.

 

Carmen Covito, illustre relatrice dell'incontro organizzato e ospitato dal Museo dell'Arte e della Scienza a Milano il 18 novembre scorso, ha iniziato subito con questo parallelismo mostrando un rotolo di pergamena nato dalla collaborazione tra Hon'ami Koetsu, poeta, pitore, ceramista e calligrafo vissuto tra il 1558 e il 1637 e Tawaraya Sotatsu, pittore dello stesso periodo, che è attualmente ospitato presso il Museo Nazionale di Kyoto.

Fonti e indizi fanno pensare che quest'arte, che non è un semplice esercizio di scrittura ma una vera e propria importantissima forma d'arte, sia nata in Cina ed importata poi in Giappone insieme al buddismo.

Sembra sia sorta oltre 3000 anni fa e così come il supporto si è evoluto dalle fasi iniziali - espressa su ossa o gusci di tartaruga (usati anche per l'arte della divinazione) -  per utilizzare poi blocchi di pietra, tavolette di legno o bambù e infine carta, così anche la forma si è evoluta passando attraverso diversi stili che oggi possiamo riassumere nei cinque seguenti:

  • Tensho (篆書) stile del sigillo, più antico e formale, usato ancora oggi per incidere i sigilli.
  • Reisho (隸書) stile più sintetico detto "dei funzionari" o "clericale".
  • Kaisho (楷書) stile stampatello, caratteri quadrati e angolari, adottato nella Sesta Dinastia e molto usato nelle scuole di scrittura.
  • Gyōsho (行書) stile semi corsivo della Sesta Dinastia, sviluppato insieme al Kaisho per avere una scrittura più informale e veloce
  • Sōsho 草書) stile corsivo, più veloce

Come tutte le arti, anche questa richiede infinita pratica che, nelle fasi iniziali, deve necessariamente fare riferimento a dei modelli. L'imitazione dei modelli e dei maestri antichi era la via per esercitare l'arte della calligrafia molto in uso in passato, definita come metodo Rynsho; al giorno d'oggi, metodo largamente in uso oggi anche nelle scuole pubbliche, è il maestro che propone all'allievo un modello da copiare. Quest'ultimo viene utilizzato per "farsi la mano" e arrivare in seguito a copiare i grandi maestri.

La consapevolezza di potere e dovere essere dei modelli per le generazioni future, è ben esposta in un famoso rotolo poetico di Wang Xizhi 王羲之 (303–361) chiamato “Prefazione al Padiglione delle Orchidee” di cui la professoressa Covito ha esposto una traduzione durante il suo intervento:

fra colline coperte di fitte foreste e snelli bambù, scorre serpentino un torrente scintillante …… intrattenendoci con una poesia ad ogni brindisi … le generazioni future guarderanno a noi come noi guardiamo al passato e perciò documento la vita dei miei contemporanei e le loro opere… i lettori del futuro leggendo questi libri capiranno quello che intendo dire …

Un altro modello che viene considerato un importante traguardo, al punto da essere richiesto come requisito per l’esame di calligrafia, è il famoso Sutra del Cuore; qui ne vediamo una versione conservata presso il tempio Daigoji di Kyoto

Evolvendosi nei secoli, la calligrafia giapponese ha vissuto un momento che viene generalmente considerato come l’epoca d’oro.

Questo periodo, collocato in epoca Heian, ha visto le gesta di 6 importanti maestri conosciuti come i SanPitsu e i SanSeki.

 

 

 

 

 

 

SanPitsu (I Tre Pennelli):

    • Kukai (774 - 835) considerato come il creatore dei sistemi sillabici giapponesi Hiragana e Katakana

    • Imperatore Saga (786 - 842)

    • Tachibana no Hayanari (782 - 842)

SanSeki (Le Tre Tracce di Pennello)

    • Ono no Michikaze (894 - 866)

    • Fujiwara no Sukemasa (944 - 998)

    • Fujiwara no Yukinari (972 - 1027)

Il periodo in cui visse Fujiwara no Yukinari vede anche la nascita del Kokin Waka Shu, seconda Raccolta di Poesie antiche e moderne, molto meglio strutturata rispetto alla prima, il Manyoshu. Non entrando nel merito di queste due raccolte, possiamo dire che questo momento rappresenta la celebrazione di una maturità poetica che accoppiata a particolarissimo gusto estetico nipponico viene preso a modello come mezzo di comunicazione nell’ambiente nobiliare.

Comunicazione calligrafica e poetica che veniva praticata dagli uomini così come dalle donne, da queste ultime però in maniera riservata ”perché avrebbero fatto la figura delle saccenti e avrebbero potuto mettere a disagio gli uomini”.

Tale diversificazione si nota anche nella composizione del carattere calligrafico che negli uomini utilizzava principalmente gli ideogrammi kanji, mentre nelle donne i kana.

Con la complicità della ricercatezza del “passo” poetico, di tratto, colore, carta e confezione del messaggio, questa comunicazione diviene presto un mezzo di corteggiamento: senza di essa quest'ultimo non poteva avvenire.

Nondimeno tale ricercatezza era contemplata anche per le comunicazioni "ufficiali" dove la scelta sbagliata della carta, ad esempio, poteva essere considerata una offesa.

Le tecniche per la composizione della carta su cui veniva esercitata la calligrafia si spinsero a tal punto da utilizzare non solamente la mano di un pittore ma anche il caso..

Qui vediamo un esempio di carta creata sfruttando la composizione casuale creata dall'acqua mescolata a elementi d'inchiostro.

Il foglio vi è stato immerso leggermente, quindi tolto e lasciato asciugare.

 

 

 

 

Al pari della qualità del "prodotto finito" e delle tecniche per crearlo, è cresciuta nel tempo la qualità del materiale utilizzato per la creazione di simili meraviglie, come i pennelli, le scatole che contenevano l'inchiostro ed altri utensili. Qui ne vediamo due esempi.

Il primo è un suzuribako (recipiente per riporre i pennelli e mescolare l'inchiostro) risalente all'epoca Edo (1600-1868).

E' realizzato in lacca nera con intarsi (maki-e) in oro ed argento.

 

 

 

 

 

 

Il secondo esemplare, un ju suzuribako di epoca più moderna è concepito per il trasporto di diversi completi per calligrafia..

In epoca Kamakura (1185 - 1333), che inizia con la salita al potere di Minamoto Yoritomo, primo shogun della dinastia Minamoto, il buddismo zen viene fortemente incentivato.

Per buddismo zen s'intende la pratica religiosa, derivata dagli insegnamenti del Buddha, esercitata attraverso graduali stati di presa di coscienza e di profonda comprensione raggiunti con la concentrazione meditativa.

Dato che fino a d allora il principale canale di divulgazione dei manoscritti era costituito dai monaci itineranti tra la Cina ed il Giappone, ora la calligrafia dispone di un poderoso canale di sviluppo.

La calligrafia diviene da questo momento un mezzo per verificare in che misura il monaco che compie l'atto calligrafico sia in stato di grazia, cioè quello stato in cui la mente è libera e da ogni pensiero, quello che in gergo tecnico viene chiamato lo stato meditativo satori.

A questo livello il monaco lascia che il duo corpo-mente possa esprimere la propria creatività, e la pennellata d'inchiostro viene tracciata in un unico gesto, senza bisogno di alcuna correzione.

Il gesto calligrafico per eccellenza, "Il classico dei classici" in questo caso, come ha indicato la professoressa Covito ma come tutti noi conosciamo anche se solo distrattamente, è ensō  - 円相 - che in giapponese significa cerchio.

Questo simboleggia l'illuminazione, l'universo. Alcune versioni lo lasciano con un'apertura nella circonferenza, mentre altre lo chiudono (come proposto all'inizio di questa relazione). Solo una persona che è "illuminata" può disegnare un vero ensō.

I soggetti dei manoscritti calligrafici posso essere di varia natura: singoli kanji, simboli, poesie. Andare ad analizzare come e perché si scelga un soggetto piuttosto che un altro è materia che potrebbe generare un'altra conferenza.

È durato troppo poco questo incontro e l'occasione di altri dovrebbe essere presa al volo !!!  Per chi si trovasse dalle parti di Milano conviene tenere d'occio il Centro di Cultura Giapponese di via Lovanio 8.

 

Nella pittura (e nella calligrafia) vi sono leggi. Nella mia pittura non vi sono leggi. Il Buddha dice:
"La Suprema Legge della Legge è che la Legge non esiste"
Sengai Gibon.

 


 

Carmen Covito (1948) dopo la laurea in filosofia con una tesi su Shopenauer ha insegnato inizialmente nei licei, cimentandosi anche nella stesura di sceneggiature, di testi pubblicitari e come traduttrice. Dopo una parentesi di viaggi che l'hanno portata a risiedere anche in Giappone si cimenta con la letteratura pubblicando nel 1992 il romanzo La bruttina stagionata, che riscuote grande successo, confermato dalle opere successive tra cui il preveggente Benvenuti in questo ambiente in cui tratta della comunicazione virtuale. Dal 2007 è socia fondatrice e vicepresidente dell'associazione culturale Shodo.it che si occupa di diffondere la conoscenza della calligrafia sino-giapponese, e dal 2011 dirige la rivista di studi online AsiaTeatro.