Il giardino dell'Istituto Giapponese di Cultura in Roma è piccolo - si percorre in pochi minuti - ma comunque nella norma: la cultura giapponese rinuncia al gigantismo, specialmente quando l'ispirazione viene dalla natura, cui l'uomo guarda con ammirato rispetto senza avere la pretesa di sfidarla. Il giardino è aperto al pubblico, su prenotazione, in autunno e poi di nuovo in primavera, e in quell'occasione lo spettacolo dei ciliegi in fiore, brevissimo quanto splendido,  varrà sicuramente la pena.

 

 

 

 

 

 

L'Istituto Giapponese di Cultura si trova in

Roma, in una zona immediatamente a ridosso del centro storico destinata alle Accademie degli stati esteri.

La palazzina, edificata nei primi anni 60 del XX secolo con tecniche moderne su progetto dell'architetto Yoshida Hisoya, richiama tuttavia nell'estetica una dimora signorile dell'epoca Heian (IX-XII secolo) e si inserisce armoniosamente nell'ambiente, dominando dall'alto la spianata di Valle Giulia.

 

 

 

 

 

 

Seguendo la tradizione l'edificio è attorniato da un giardino con laghetto (sen'en), il primo del suo genere in Italia, progettato da Ken Nakajima.

Vi sono presenti tutti gli elementi della natura: l'acqua, che praticamente circonda il fabbricato facendone una sorta di isola virtuale, la terra.

Gli elementi statici come le rocce, provenienti dalla Toscana e selezionate accuratamente ma rispettandone rigorosamente l'integrità, e quelli dinamici come le piante.

 

 

 

 

 

 

Il resto lo fa il variare degli elementi naturali: lo scorrere dell'acqua verso il basso, l'alternarsi del sole e della luna, l'alternarsi delle stagioni.

Proponendo ad ogni nuovo attimo uno spettacolo sostanzialmente fedele a se stesso eppure differente per tanti particolari, necessari ed importanti ma dimessi, non vistosi e non esibiti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il percorso porta con discrezione il visitatore lungo cammini che appaiono logici quanto casuali, eppure sono studiati con cura.

Dal ponticello di sassi che attraversa il laghetto si ammira lo spettacolo dell'acqua che corre verso il basso, verso la zona ove il movimento diventa quiete.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si continua il percorso arrivando alla veranda (tsuridono) che dà sullo specchio d'acqua immobile.

Un luogo ideale per mantenere, o ritrovare, la calma dello spirito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le lanterne di pietra (torô), le discrete isole di roccia nel laghetto, il lento muoversi nell'acqua delle carpe (koi).

Ogni elemento si inserisce con rispetto in un ambiente minimalista ma non per questo privo di grandezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le piante che vivono nel giardino e lo fanno vivere sono un riuscito connubio di specie giapponesi ed essenze locali: naturalmente è presente il ciliegio (sakura), la pianta simbolo per eccellenza del Giappone.

Ma una parte importante vi ha anche l'ulivo, simbolo della civiltà italiana e mediterranea.

I pini nani sembrano appartenere ad una stampa dei maestri dell'ukiyo-e.

 

 

 

 

 

 

 

Purtroppo il giardino non può essere aperto in permanenza.

Richiede cure notevoli, continue ed sicuramente anche dispendiose, che non consentono di renderlo disponibile in continuazione.

L'istituto lo apre tuttavia ai visitatori periodicamente, soprattutto nei momenti di maggiore suggestione: l'autunno e la primavera.

 

 

 

 

 

 

 

 

E' in ogni caso possibile ammirarlo dall'interno affacciandosi allo tsuridono (balcone o veranda), come vediamo fare in questa ultima foto al maestro Hideki Hosokawa.

Dall'alto è possibile avere una visione pressoché completa del giardino, accarezzati praticamente dai rami di un maestoso ulivo che asseconda gli umori del vento.