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Iniziamo la nostra circumnavigazione della spada giapponese dalla parte del manico, la tsuka. E' costituita da due valve in legno, ricoperte da un rivestimento (samegawa) composto della pelle di un pesce particolare, la razza. Il tutto viene infine avvolto da una fitta nastratura (tsukamaki) con una fettuccia di cotone o seta (sageuchi). Ma sarà bene identificare questi componenti, assieme agli altri che completano la tsuka: la loro funzione sarà più evidente e sarà più facile memorizzarli.

Avete ora davanti in primo piano una tsuka, quella della katana della foto precedente. Una tsuka per katana è lunga di solito intorno ai 25 cm, mentre la tsuba (elsa) ha un diametro di 7/9 cm; queste misure vanno ovviamente ridotte per il wakizashi, che misura dai 30 ai 60cm di sola lama (la cui lunghezza si chiama nagasa, come spiegato nell'articolo dedicato alla nomenclatura della lama), mentre una katana varia normalmente dai 60 ai 75.

Da sinistra sono indicati: A: il kashira, pomolo terminale del manico, fissato dalla nastratura (tsukamaki) che passa in due apposite asole, e coordinato nel tema col terminale opposto (fuchi, lettera E)  e con le borchie (menuki, C) di cui parleremo dopo. B: la samegawa (la parte bianca del manico) ossia la pelle di razza di cui abbiamo parlato prima; in questa zona devono essere visibili  le scaglie di maggiori dimensioni, vicine alla testa del pesce, per renderle apprezzabilii all'osservatore. Il prezzo di una buona pelle arrivava a livelli astronomici, tantevvero che era un dono che si usava scambiare tra nobili. C: un menuki, l'altro non è visibile perché si trova dal lato opposto del manico.

I due menuki non sono mai perfettamente uguali, uno rappresentando il principo yin e l'altro quello yang. Avevano la funzione di migliorare la presa sul manico del tachi, lunga spada da cavallo usata prima della katana e che era normalmente priva di tsukamaki. Vennero lasciati per tradizione anche quando non erano più necessari ed venivano anzi seminascosti dallo tsukamaki.

D: il mekugi, semplice perno passante in bambu che vincola il manico al codolo (nakago);  estraendo il mekugi si è in grado di disassemblare in pochi attimi l'intera spada. E: il fuchi, pomolo iniziale del manico. In questa zona notiamo che lo tsukamaki, sottoposto allo sfregamento della mano, è ormai usurato; nulla di particolarmente grave, artigiani di grande maestria possono preparare un nuovo avvolgimento a regola d'arte ed è probabilmente la parte della spada che viene sostituita più frequentemente. F: la tsuba, o guardia, elsa: i motivi decorativi della tsuba sono infiniti, e servirebbero decine di pagine o di siti internet per dare una idea della importanza di questa produzione artistica, della varietà di scuole, della varietà di stili. Questa tsuba in particolare ha una fine lavorazione del mimi (bordo esterno circolare) G: una seppa: sono spessori ovali che si trovano su entrambi i lati della tsuba (quello dalla parte del manico non è visibile) e che permettono di aggiungere ulteriore elasticità all'assieme ma anche di adattare sulla lama differenti manici e differenti guardie, aumentando o diminuendo il numero degli spessori. H: l'habaki, di cui abbiamo già parlato.

In questultima figura  vediamo invece la tsuka di un wakizashi in corso di restauro, quindi scomposta nei suoi elementi. Alla lettera A corrispondono le due seppa, alla lettera B la tsuba che in questo caso oltre al foro centrale per il passaggio del codolo (nakago ana) ha sia il foro interno per il passaggio del kozuka (ovale) che quello esterno per il passaggio del kogai (trilobato); avrete sicuramente già capito che ana significa foro, e che li dovremo chiamare kozuka ana e kogai ana. Attraverso questi fori i due utensili vengono riposti in apposite fenditure del fodero. Alla C il fuchi, alla D il kashira ed alla E infine i due menuki; sono evidenti al punto da non richiedere indicazioni la samegawa e lo tsukamaki, solo parzialmente riavvolto. La lettera F ci aiuterà ad introdurre un altro elemento del koshirae. Si tratta infatti del koiguchi (bocca di carpa), un rinforzo in corno che si trova all'imboccatura della saya: il fodero. Dovremo comunque parlare prima o poi dell'assieme di accessori della spada, definito kodogu, che sommariamente comprende fuchi, kashira, menuki, tsuba, habaki, kozuka e kogai. Questi oggetti  oltre ad avere una loro funzionalità possono anche avere un alto valore artistico. I  temi raffigurati sono profondamente legati alla cultura tradizionale, e meritano anche loro un approfondimento.