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Le lama di misura minore che accompagna il daito ha di solito montatura simile; ricordiamo che la katana misura oltre 2 shaku (60cm circa) di lama e viene accompagnata di solito dal wakizashi, con lama tra 1 e 2 shaku (30/60cm); questo assieme denominato daisho (dai = lungo e sho = corto) si assembla infatti con finimenti molto simili se non addirittura previsti fin dall'inizio per essere accoppiati.

Anticamente il daisho era composto dal tachi, più lungo e più curvo e di cui parleremo a parte, e dal tanto: un pugnale con lama sotto lo shaku (meno di 30 cm). Non mancavano però i samurai che preferivano portare il tanto assieme alla katana: in questo stesso sito ne vediamo un esempio nella sezione Cinema Jidai dove Takashi Shimura, nelle vesti di scena del samurai Kanbei, utilizza un tanto che tiene sempre nella cintura anche quando abbandona la spada.

La montatura del tanto può essere simile a quella della katana, e si parlerà in questo caso di kogatana, o essere di un tipo particolare chiamato aikuchi, spesso ma non sempre riservato ai pugnali di dimensioni minori: sotto i 7 sun (21 cm).

 

 

 

Questa montatura aikuchi, disassemblata nelle varie componenti, mostra le sue caratteristiche: la lama, di dimensioni insolite per un aikuchi, è classificabile come wakizashi e non come tanto. La sezione della lama è triangolare (hirazukuri) come spesso si riscontra nei tanto e non pentagonale (shinogi zukuri) come di solito sulla katana. La tsuka (manico) non ha tsukamaki (nastratura) e non è presente la tsuba (guardia). Di sotto il kozuka, che normalmente non è visibile dal lato omote che stiamo mostrando. E' ugualmente presente sul lato omote della lama, per quanto non distinguibile nella foto il mei (firma) inciso sul nakago (codolo). Sul lato omote può essere presente anche il kogai, altro coltellino di servizio inserito come il kozuka in una fenditura del fodero.

 

 

 

Si è aggiunto ora il secondo fodero che accompagna spesso le lame di un certo pregio: è la shirasaya (fodero bianco) in legno di ho di cui abbiamo già parlato. Quando non utilizzata la lama viene riposta in questo fodero di riposo dove ora vediamo inserito lo tsunagi: una falsa lama in legno che serve unicamente a tenere assieme le varie parti della shirasaya mentre la spada è "al lavoro"; quando la spada rientra si danno il cambio: lo tsunagi viene inserito nel koshirae e la lama nella shirasaya.

 

Ora stiamo vedendo un particolare del lato ura, così come si presenterebbe al samurai che portasse alla cintura questo aikuchi. Il kozuka è inserito nel kozuka itsu ricavato all'interno della saya. Quando necessario la mano sinistra afferra il fodero e una pressione del pollice fa uscire il kozuka dal suo alloggiamento. Se è presente la tsuba è necessario allora che vi sia praticato il kozuka hana, un foro che ne permetta il passaggio durante l'estrazione.Questo kozuka reca il motivo del gufo attaccato dai corvi: attenderà paziente la notte per prendersi la rivincita in un ambiente a lui favorevole. E' una allusione alla pazienza, indispensabile dote per tutti, particolarmente necessaria ad ogni samurai.

Fuchi e kashira sono, come spesso in questo genere di montatura, di corno nero lucidato a specchio, senza alcuna decorazione. Anche il mekugi, il perno passante che attraversa il nakago, è in corno, e la samegawa è laccata in nero. Il menuki ura, completamente allo scoperto, rappresenta una colomba in volo che si volge all'indietro. Dal lato opposto omote una colomba molto simile, ma con lo sguardo rivolto in avanti.

 

 

Ritornando al lato omote osserviamo un ultimo particolare: il kurikata presenta due shitodome: sono due occhielli di metallo morbido, a volte oro, che facilitano lo scorrimento del sageo (fettuccia di cotone o seta che assicura l'arma alla cintura) e hanno anche funzione decorativa, ammorbidendo leggermente l'austerità tipica di molte montature giapponesi. Gli shitodome possono essere applicati anche sul kashira, il cappuccio terminale della tsuka. che ha due asole per permettere il passaggio e l'annodatura del sageuchi, la  fettuccia che si intreccia a formare lo tsukamaki.