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Abbiamo avuto il privilegio di incontrare Massimo Rossi, segretario generale dela I.N.T.K. - Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione Italiana per la Spada Giapponese), nonché togishi, ovvero restauratore e politore di lame, secondo il metodo e la tradizione Giapponese, per un'intervista su un aspetto dell'utilizzo delle pietre per affilare tra i più affascinanti e misteriosi.

Nel corso delle mie ricerche sulle pietre per affilare, l'incontro più sorprendente è stato infatti quello con le pietre ad acqua giapponesi. Sebbene il primo approccio sia stato con le pietre artificiali, di maggiore diffusione commerciale, si intuiva che erano il frutto di ricerche e studi i cui scopi andavano oltre la "semplice" affilatura dei coltelli, ma affondavano le loro radici nella antica tradizione della metallurgia giapponese. Trovare ed entrare in possesso poi di alcune pietre naturali ad acqua originali giapponesi ha dato conferma a questa intuizione.

La I.N.T.K. è una associazione culturale senza fini di lucro ed il suo scopo fondamentale è lo studio e la conservazione delle lame e di tutti gli altri manufatti storico-artistici inerenti l'oplologia e correlati all'antico Giappone.

A tale scopo la I.N.T.K. organizza corsi, incontri e dibattiti, visite a musei e collezioni, consociazioni e collaborazioni; cura pubblicazioni periodiche e non e sin dalla sua fondazione pubblica trimestralmente un bollettino periodico su questi argomenti, in lingua italiana, utilizzando sia materiale proprio che inedito, o traduzioni di pubblicazioni estere.

In questo senso va ricordato che la Spada Giapponese non è solo un'arma, ma va soprattutto considerata un'opera d'arte, ed è oggetto di un ricercato collezionismo sia in Giappone sia in Occidente. Per cui in questa sede, quando parleremo di conoscitore della Spada Giapponese, intenderemo colui che ne studia l'aspetto artistico-culturale, prescindendo dall'antica valenza di arma e di studio come arte marziale. Tutta l'attività istituzionale dell'Associazione Italiana per la Spada Giapponese, quindi, è incentrata proprio sullo studio approfondito delle "scuole di forgiatura", utilizzando testi originali ed insegnanti di lingua giapponese, nonché facendo esperienze nei musei orientali presenti in Italia ed utilizzando e studiando autentiche spade di epoca medioevale in possesso ai soci collezionisti.

Abbiamo incontrato Massimo Rossi nel suo laboratorio di Sesto Fiorentino, al cui centro campeggia la tradizionale togibune, la pedana corredata di shogi (sgabello per il politore), todai (appoggio per la pietra), fumaegi (blocco per la pietra), e infine togioke (mastello contenitore d'acqua).

Il laboratorio è attrezzato con tutti gli oggetti necessari all'attività di restauro della spada e di politura della lama, e, naturalmente, corredato di decine di pietre ad acqua di differente grana e durezza.

 

 

 

 

 

 

 

Cominciamo subito con una domanda diretta, Massimo: cosa è un togishi?

Letteralmente togishi (che si pronuncia con la g dura; <to-ghi-sci>) significa "uomo delle pietre". In realtà, in Giappone come nel resto del mondo, il togishi è anzitutto un fine conoscitore della Spada Giapponese, in grado di valutare, stimare e datare una lama antica, attribuirne la scuola e l'autore e conoscere la tecnica di forgiatura usata.

Questa competenza è frutto di anni di studio, di una monumentale opera di documentazione attraverso i libri (prevalentemente in Giapponese) pubblicati negli ultimi decenni, a partire dagli anni '50, sulle scuole di forgiatura e sui maestri forgiatori che si sono succeduti all'interno di ogni scuola.

 

 

Lo studio delle loro firme, delle loro tecniche, dei tipi e delle forme di hamon [n.d.R: la linea di tempra, frutto dell'arte della tempra differenziata, tipica e diversa per ogni scuola] caratteristiche di ogni artista. A questo proposito va ricordato che la storia della Spada Giapponese, per come la conosciamo oggi, si sviluppa in un arco di tempo che va dall'VIII secolo d.C. fino alla fine del 1800, inizi del 1900, quando, con il divieto di portare in pubblico la spada (katana rei, 1876) termina in linea di massima anche la produzione delle stesse. Le scuole di forgiatura decadono ed i discendenti degli artigiani lasciano le botteghe per altri mestieri.

Questo per quanto riguarda l'orizzonte temporale di riferimento. Per quanto riguarda gli stili e le forme, nell'antico Giappone e più precisamente nelle provincie di Yamato, Yamashiro, Bizen, Sagami e Mino, si svilupparono delle tendenze stilistiche conosciute come "Le Cinque Scuole" (Gokaden), alle quali si conformarono quasi tutte le 215 scuole derivate in Giappone.

Questo ci dà un'idea della complessità e delle difficoltà che si incontrano nel collocare una lama nel suo preciso periodo storico di riferimento, identificare la sua linea di Tradizione, la scuola e l'autore stesso della spada.

Il saper catalogare con precisione il pezzo che ci si accinge a restaurare permette di valutare come e quanto intervenire in termini di politura.


Il togishi quindi, come un restauratore di un quadro antico, deve conoscere tutto dell'opera, epoca, artista, materiali, tecnica usata, prima di metterci le mani sopra e iniziare l'opera di restauro.

Esattamente.

Da quanto tempo eserciti questa attività, e quali sono i tuoi riferimenti didattici?

Ho iniziato nel 1990 come autodidatta lavorando su una mia wakizashi, avendo esperienza nel settore metallurgico (degli acciai) in quanto il mio lavoro primario è quello di costruttore di stampi per materie plastiche.

Durante un mio viaggio a Londra alla convention della "The To-ken Society of Great Britain" conobbi il signor Norman, esperto politore. Fu lui a mostrarmi i passaggi importanti della politura fornendomi le prime nozioni e indicandomi i materiali indispensabili. Grazie alla disponibilità di miei carissimi amici che mi affidarono le loro lame iniziai a prendere sul serio questa disciplina, comparando i miei lavori con quelli di Norman e le politure del signor Vandam. Provengo dallo studio delle basi della Spada Giapponese, a cui ho poi aggiunto gli insegnamenti del maestro Hideki Hosokawa, studioso e conoscitore della spada giapponese, che oltre a considerare il mio maestro considero anche un grande amico.

Abbiamo allora un maestro in comune, in quanto il maestro Hosokawa è stato anche il mio maestro di Aikido, e vogliamo rivolgergli insieme gli auguri.

Certamente, e dirgli che sentiamo la sua mancanza...

 


Poi c'è stato l'incontro con il Maestro Kotoken Kajihara, nel '94, massimo esponente di una delle tre scuole di politura giapponesi, molto attivo in Giappone, in Europa e negli USA.

È autore tra l'altro di due volumi sulla Spada Giapponese, frutto della sua vita dedicata allo studio di questa materia e scritti nell'arco di dieci anni.

Nel 1995 conobbi Francesco De Feo, uno dei massimi esperti in Italia e in Europa, studioso di Spada Giapponese. Con lui iniziai uno studio più approfondito, usufruendo di materiale didattico in suo possesso molto importante.

Fu Francesco a farmi conoscere Hosokawa sensei e devo a loro l'affidamento delle prime lame di prestigio per la politura.

Durante il mio percorso di politore, fui contattato dal professor Lombardi, importante collezionista di lame giapponesi, il quale, avendo esaminato alcuni miei lavori, mi ha affidato il restauro della sua collezione.

Parliamo delle pietre: quali sono i canali di approvvigionamento, e quali sono le caratteristiche delle pietre?

Il mio canale per le pietre e per tutte le attrezzature indispensabili è il signor Namikawa, della società giapponese Namikawa Heibei Co., Ltd di Tokyo. Namikawa è proprietario delle cave dalle quali si estraggono le migliori pietre da politore, famose per dimensioni e purezza. Hanno un catalogo con tutti i gradi di pietra necessari per il processo di politura completo, e tutti i materiali a contorno dell'attività di politura.

Forniscono inoltre i tutti materiali necessari al restauro della spada nel suo insieme, dalla montatura alle finiture. Quindi pelle di razza (samegawa), legnami, lacca, la seta ed il "cordame" (tsukaito) necessari.

I prezzi delle pietre vanno da qualche decina di euro al pezzo, per i gradi più bassi usati per la sgrossatura (arato, binsui-do, kaisei-do), che possono essere anche artificiali, passando per il centinaio di euro per i gradi intermedi (chu-nagura-do, koma-nagura-do) fino agli oltre 400/500 euro per le pietre dei passaggi finali (uchi-gumori-hato, uchi-gumori-jito).

A partire dai gradi intermedi la pietra deve essere quella naturale, e ogni grado di pietra si presenta in diverse varianti di durezza. Il togishi deve scegliere la pietra della durezza che meglio si adatta alla lama che si sta lavorando. Alle pietre poi vanno aggiunti i materiali per completare il lavoro (le pietre in scaglia hazuya e jizuya), il nugui (olio), i brunitori, le polveri, le carte e quantaltro necessario.

Insomma, il restauro completo di una lama "consuma" un bel capitale in termini di materiali e tempo.

A questo proposito, quanto tempo è necessario per polire una lama?

Lavorando una media di 6/7 ore al giorno ci vogliono dai 10 ai 12 giorni. Io, che per il momento non posso dedicarmi a tempo pieno a questa attività, impiego mediamente un mese per polire una spada, ed ho una "lista di attesa" di circa sei mesi e oltre.

Ma veniamo al processo di politura, come imposti il tuo lavoro, e come si sviluppa attraverso le varie fasi?

Premesso che per descrivere in dettaglio tutti i passaggi di politura ci vorrebbe un libro, cerchiamo di illustrarne le fasi salienti.

Prendiamo ad esempio questa lama. Si tratta di una lama del periodo Suekoto, della fine del 1400, inizi del 1500, della scuola Bizen-Osafune, datami in politura da Gianfranco Castelli di Bologna. Dapprima valuto lo stato di conservazione della lama. In questo caso l'ho trovata in buono stato, nonostante l'età (e l'accorciatura subita del codolo) e le varie politure subite nei secoli.

Ho valutato che la lama sarebbe stata in grado di sopportare un'ulteriore politura completa.

Quindi ho cominciato dal primo passaggio (arato), per ripristinare le geometrie e i piani, e per eliminare delle piccole scheggiature sul filo della lama. In questo passaggio, che richiede una giornata di lavoro, si rifanno le "fondamenta" della spada. I successivi passaggi (binsui-do, kaisei-do) ci permettono ancora di correggere planarità e geometria della lama. I passaggi sulle pietre chu-nagura e koma-nagura hanno fatto emergere dettagli di pregio, in una lama di tradizione Osafune.

 

Infatti da questo momento si lavora affinché ogni pietra rimuova i segni lasciati dalla pietra precedente. Ogni pietra richiede all'incirca un giorno di lavoro.

I passaggi finali di uchigumori (ha-to e ji-to) hanno lo scopo di perfezionare il lavoro delle pietre sulla parte più importante della lama, dove il maestro forgiatore ha espresso il massimo della sua arte, ovvero la jihada, il piano del filo, dove risiede l'hamon. Questo è uno dei passaggi più lunghi e delicati. Non bisogna avere fretta. Molte ore e giorni sono spesi per raggiungere il risultato finale.

Lo shinogi e il mune (dorso) della lama verranno invece lucidati con il brunitore. Il lavoro di uchigumori ha evidenziato l'eccellente fattura e il raffinato lavoro di forgiatura di questa lama, come si può vedere dalle foto.

Risaltano la splendida hada (la trama dell'acciaio) ed i particolari all'interno dello hamon (hataraki).In particolare questo hamon presenta una forma detta choji-midare-gunome (chiodo di garofano, ad onda breve) e una hada di tipo mokume-itame (venatura del nodo del legno, rotondeggiante e ovale).

Per la finitura del lavoro, che io eseguo in stile hadori, si prosegue lavorando con l'hazuya, scaglie di uchigumori ridotte alla dimensione di un centimetro quadrato e allo spessore di pochi decimi di millimetro, che vengono incollate con la lacca su carta di riso e, tenendole con il pollice, vengono passate lungo tutta la lunghezza della lama. Stessa cosa si ripete con la jizuya, ricavata da narutaki, una pietra più dura e di colore giallo ocra [n.d.R.: la hazuya è invece di colore grigio], questa volta lavorando soltanto nella zona ji-hada e risparmiando lo hamon.

Completano il lavoro di togi i vari passaggi di nugui (una miscela di olio e ossido di ferro) e l'hadori ( contornatura dello hamon con piccole e sottili pietre sagomate che mettono in risalto la parte temprata) e la brunitura (lucidatura del mune e dello shinogi).

Il Boshi (punta della spada) viene lavorato in modo diverso e meriterebbe un discorso a parte.

L'emozione del vedere il lavoro finito è difficilmente descrivibile...

Per capire come gli spadai abbiano potuto forgiare lame le cui superfici mostrano figurazioni che fanno riferimento alla natura ed ai suoi fenomeni (dalla serenità delle venature del legno di pino, ai fulmini di un temporale all'orizzonte) è necessario fare riferimento alla poesia ed alla pittura giapponesi: dall'immediatezza degli haiku, che in poche sillabe racchiudono un microcosmo infinito, ai paesaggi essenziali ed eterni dei dipinti e delle xilografie.

Solo conoscendo l'estetica giapponese, che ha cominciato a svilupparsi a partire dal IX secolo dopo Cristo, è possibile comprendere l'arte della Spada Giapponese.

 

 

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L'articolo è dedicato al Maestro Hideki Hosokawa

 

Note: per i termini utilizzati nell'articolo, vedi La terminologia della lama in questa stessa sezione del sito. Lo hadori è uno stile di pulitura relativamente moderno che tende ad esaltare le caratteristiche della lama, mentre lo stile tradizionale detto sashikomi ha un approccio più neutrale, ma si indica con hadori in particolare anche la tecnica che evidenzia il disegno della linea di tempera.

Riferimenti:

Massimo Rossi – Politore di Lame Giapponesi e Segretario della INTK è contattabile per email a questo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Alberto Villari è contattabile all seguente Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.