Leon e Hiroko Kapp, Yoshindo Yoshihara

The art of the japanese sword

Tuttle, 2012

 

Il sottotitolo di questo libro recita The craft of swordmaking  and its appreciation. Una riedizione quindi del classico testo degli stessi autori, The craft of the japanese sword? Anche se fosse, ma non è così e lo vedremo ora, ogni opera del binomio Kapp-Yoshihara merita grande attenzione.

I cultori del nihontô, e specialmente quelli che si sono uniti alla associazione italiana INTK, conoscono da anni sia il maestro kokaji Yoshindo Yoshihara che il suo stretto collaboratore Leon Kapp, togishi. Sono ormai non poche le conferenze e le dimostrazioni pratiche tenute in Italia dal maestro, rimandiamo qui a quella tenuta nel 2006 presso il Museo del Bargello in Firenze.

Anche questa operazione editoriale ha radici in Italia, nonostante il testo sia in inglese, scelta condivisibile perché aprendolo ad un pubblico più vasto ne ha reso possibile la realizzazione, altrimenti non sostenibile economicamente. Il libro è stato prodotto in Italia dalla Saviolo Edizioni, mentre la distribuzione è curata da Tuttle, casa editrice fondata da Charles Tuttle circa sessanta anni orsono e tra le più attive nel campo della pubblicistica dedicata al Giappone.

In un certo senso questa nuova avventura tipografica riprende effettivamente per grandi linee i temi affrontati del precedente testo già citato, che risale al 1987.

Ma sono cambiati i tempi, e con essi anche i protagonisti: è cresciuto ulteriormente di statura il maestro Yoshihara, che è ora uno dei massimi esponenti dell'arte della fabbricazione del nihontô.

E' soprattutto anche cresciuto e non di poco il grado di conoscenza di questo importante patrimonio culturale da parte di un numero sempre maggiore di cultori occidentali, ed è giunto il momento di esporre nei testi fondamentali qualcosa di più.

Sono inoltre aumentate, e anche di questo bisogna tenere conto, le possibiltà offerte dalla tecnologia.

In definitiva, anche se si limitasse a ripetere, ampliare o dettagliare quanto già esposto in precedenza, questo libro avrebbe già comunque la sua ragione di essere e il lettore avrebbe già sufficienti motivazioni per affrontarne la lettura e lo studio.

La veste tipografica è curata in modo inappuntabile ma non pretenzioso, ed è piacevole constatare che lo dobbiamo ad una produzione italiana, e le stesse foto hanno una dignità non facilmente ottenibile in passato, grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia digitale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sebbene per grandi linee - ed è inevitabile - il programma dell'opera riprenda quanto già fatto in passato, le differenze sono sostanziali, sia per la quantità di nuove informazioni fornite, sia per la loro qualità e per la chiarezza espositiva.

Non che in passato l'informazione fosse lacunosa, sono come già detto le mutate condizioni e l'accresciuto desiderio di contatto con queste forme di espressione artistica che hanno reso proficui se non necessari ulteriori approfondimenti

Non possiamo ad esempio resistere alla tentazione di pensare, con una punta di ironia, alle dettagliate spiegazioni corredate da fotografie che mostrano la corretta procedura di utilizzo dello tsuka-nuki.

Si tratta di  un semplice attrezzo utilizzato per disassemblare lame, che diventa necessario quando la  manutenzione sia stata trascurata al punto da rendere difficile separarle dal manico, a causa di formazione di ruggine od incrostazioni nel nakago (codolo).

Quante lame sono state ridotte a malpartito da incaute manipolazioni?

E quante ne devono aver visto con raccapriccio gli autori, per sentire il bisogno di insistere su questi apparentemente non rilevanti particolari?

Ma nemmeno si può tacere del grande sentore di serenità, rispetto e sensibilità che appare in ogni foto del maestro Yoshihara alle prese con operazioni, anche banali, su di una lama.

 

 

 

 

 

La cura dedicata ad alcune di queste problematiche apparentemente secondarie non indica però assenza di informazioni fondamentali.

Non arriviamo ovviamente, date anche le minori dimensioni ma soprattutto per una diversa impostazione di fondo, ai livelli di dettaglio che solamente la bibbia (il "Nagayama") offre.

Tuttavia anche  questo è un testo che si presta ad opera di riferimento e frequente consultazione, essendo a tratti la mole di informazioni talmente importante da non poter essere assimilata da una prima lettura, ma fondamentalmente nemmeno da una seconda o terza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non stiamo qui tentando di proporre una critica.

La parte dedicata alla storia ultramillenaria della spada giapponese ad esempio viene esposta con grande chiarezza e resa graficamente in modo da renderla anche ad un primo contatto quanto più comprensibile sia possibile.

Altrove le descrizioni, per quanto tecnicamente ineccepibili e organizzate secondo una logica rigorosa mantengono un linguaggio accessibile, pur senza concedere troppo ad un eccesso di semplificazione.

Ma si sta pur sempre trattando di un campo che richiede per essere sufficientemente padroneggiato anni ed anni di studi assidui e l'esame visivo se non materiale di decine e meglio ancora centinaia di opere d'arte.

The art of the japanese sword offre un condivisible portale di ingresso, ma al di là di esso rimarrà comunque da percorrere un lungo cammino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naturalmente il processo di fabbricazione del nihontô ha nel testo una parte rilevante.

Oltre all'interesse intrinseco dell'argomento, è anche doveroso che sia adeguatamente documentata l'opera di quei maestri eredi di tradizioni ancestrali che perpetuano l'arte e la trasmettono alle generazioni future.

Qui è doveroso astenersi da ogni giudizio: entrambi gli esponenti della terza generazione degli spadai Yoshihara, Yoshindo sensei ed il fratello Shoji sensei, sono stati riconosciuti mukansa (al di sopra del giudizio) da diversi decenni.

Yoshindo Yoshihara sensei è attualmente Tokyo To Mukei Bunkazai (Tesoro Culturale Vivente di Tokyo).