All'inizio dell' epoca Meiji (1868-1911), il brusco e traumatico contatto con la tecnologia militare occidentale rese subito evidente l'impossibilità di sopravvivenza delle antiche scuole ancestrali di arte marziale, perlomeno nella forma in cui si erano mantenute per secoli e secoli. Inizia in quel periodo lo sbocciare delle nuove arti marziali, non più jutsu ossia metodi tecnici ma ormai do, percorsi di formazione e di vita. Forse non il primo esempio, ma certamente uno dei più significativi ed importanti fu la nascita, suulle radici delle antiche scuole di ju jutsu, di una nuova arte completamente innovativa, il judo, ad opera di un giovanissimo maestro di 22 anni, completamente sconosciuto: Jigoro Kano. E' un grande maestro di un'altra arte contemporanea - il cinema - che ce ne narra la storia: Akira Kurosawa, nel suo Sugata Sanshiro, conosciuto in occidente come La leggenda del grande judo ma scarsamente conosciuto in quanto martoriato dalla censura, sia bellica che post bellica. Anche se le vicende dei singoli personaggi lo relegano nello sfondo, il processo di cambiamento radicale della società giapponese inizia in quei drammatici anni, e Kurosawa attraverso rapidi accenni non invasivi ce ne fa cogliere l'importanza ed il pathos.