Questo articolo prende lo spunto da quello pubblicato nel 1997 sulla rivista Aikido dell'Aikikai d'Italia da Chiara Bottelli. E' stato rielaborato e integrato in seguito per l'uso su internet e pubblicato poi nei siti web di diversi dojo affiliati all'Aikikai. Nei molti anni trascorsi dalla prima pubblicazione però il sistema giapponese di translitterazione dei nomi e delle parole occidentali ha subito diverse modifiche, di cui solo in parte veniva dato conto. Marco D'Amico, insegnante di aikido e responsabile del Dojo Kikai di Roma, ne ha curato una revisione che prende in considerazione gli aggiornamenti più recenti. 

 


Il nome - e qualche volta il cognome - del praticante di aikido viene scritto sulla manica sinistra del keikogi, in verticale, utilizzando normalmente i colori nero o rosso.

Gli yudansha invece usano scrivere il proprio cognome sul lato destro dell'hakama all'altezza del'anca, normalmente in giallo, a volte rosso o bianco.

Naturalmente scriverlo in giapponese da un certo tono cui è difficile rinunciare.

Gli yudansha non usano particolarmente scrivere il nome sulla cintura come in altre arti marziali, verrebbe in ogni caso coperto dalla hakama.

Spesso non è possibile ottenere una trascrizione perfetta dei nostri nomi perché non tutti i suoni della lingua italiana sono disponibili nell'alfabeto katakana, adottato per trascrivere in giapponese le parole di origine straniera. Cercate allora di andarci vicino, contentandovi di Aretsusandora per Alessandra oppure Fuederiko per Federico. sotto alcuni esempi. Il suono u infatti in alcune sillabe è scarsamente pronunciato, il che ci permetterà di usare la sillaba in u, come per esempio su, se abbiamo bisogno di usare la lettera s da sola. Capiremo più sotto quale altre sostituzioni dovremo fare quando manca lo stesso suono nella lingua giapponese. Troverete sotto alcuni esempi.

I nomi e cognomi giapponesi non si scrivono con i caratteri katakana, vengono invece utilizzati gli ideogrammi kanji. I nomi di famiglia vengono in età moderna ereditati, anticamente era costume cambiarli spesso.

Il nome proprio è talvolta già appartenuto ad un antenato, ma può essere trascritto con ideogrammi che rendano lo stesso suono ma esprimano un concetto diverso.

Di conseguenza non è possibile quando si è presentati ad una persona comprendere come si scrivono le sue generalità. E' una delle ragioni per cui i giapponesi usano molto i biglietti da visita. Anticamente era necessario scandire nome e cognome precisando per ogni ideogramma "come si scrive nella parola...".

I katakana sono divisi in 10 gruppi: 1 formato dalle 5 vocali e 9 da altri suoni accoppiati alle vocali; tenete presente che alcuni accoppiamenti mancano non venendo utilizzato quel suono nella lingua giapponese, non abbiamo quindi 50 katakana nella tabella. In realtà anche gli altri accoppiamenti erano previsti, ma non essendo stati di fatto utilizzati sono diventati obsoleti e la maggior parte dei giapponesi non li riconoscerebbe vedendoli.

I 10 gruppi utilizzano i seguenti suoni di base:

vocali

k

s

t

n

h

m

y

r

w

L'ordine, all'interno di ogni gruppo, segue quello delle vocali giapponesi che non è a-e-i-o-u come nelle lingue occidentali, che ereditano dal latino sia l'alfabeto che molte regole ed usanze, ma a-i-u-e-o.

a

i

u

e

o

ka

ki

ku

ke

ko

sa

shi

su

se

so

ta

chi

tsu

te

to

na

ni

nu

ne

no

ha

hi

fu

he

ho

ma

mi

mu

me

mo

ya

   

yu

   

yo

ra

ri

ru

re

ro

wa

wi

   

we

wo

Non sempre il gruppo è omogeneo nella pronuncia; abbiamo per esempio il quarto gruppo composto da ta, chi, tsu, te, to, ove abbiamo evidenziato i due elementi con pronuncia anomala. Questo vuol dire che non abbiamo il suono tu che avremmo potuto usare se avessimo avuto bisogno della t da sola, i giapponesi allora sono convenuti all'uso della to per la t da sola e di do per l'uso della d da sola.Inoltre alcuni elementi linguistici - comunque vengano scritti - si pronunciano in modo differente a seconda della loro collocazione nella frase come ad esempio hara, che diventa Shimabara oTsukabara."

Un gruppo secondario di suoni impuri derivati dai principali, ad esempio ga che deriva da ka, comprende altri 5 gruppi e 23 caratteri. Derivano come detto dai  precedenti ma si aggiunngono segni supplementari di distinzione (dyakuten). I suoni di base sono solamente 5: g, z, d, b, p.

Recentemente sono stati aggiunti a questo gruppo altri fonemi, per rendere i suoni particolari di alcune lingue. Ancora una volta mancano alcuni accoppiamenti e le pronunce di gruppo non sono sempre omogenee.

ga

gi

gu

ge

go

za

ji

zu

ze

zo

da

       

de

do

ba

bi

bu

be

bo

pa

pi

pu

pe

po

E ora, alcuni esempi.

Per comporre il vostro nome, copiate dalle tabelle i katakana che vi servono ed incollateli in un programma per trattamento testo. Dovrebbero essere riconosciuti automaticamente, in caso contrario è un problema di configurazione del computer facilmente risolvibile dal "pannello di controllo"del sistema operativo.

 

Potrete così convertirli nelle dimensioni e nel colore che preferite. Li userete come base per scriverli a mano con un pennarello indelebile oppure ricamarli (in verticale come mostrato sotto) curando di dare loro un aspetto un po' più "fatto a mano" rispetto ai caratteri di stampa qui utilizzati.

Attenzione ai diakuten: solo esaminandoli con attenzione potrete rendervi conto delle differenze tra l'uno e l'altro.

Per ragioni evidenti la soluzione del pennarello è improponibile per l'hakama.

Aresan(u)tora

Bederiko

Rikar(u)to