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Non ci rimane che cominciare a parlare del fodero della spada, la saya. Non sarà così semplice come si potrebbe pensare ma il fodero ha sicuramente minori componenti da memorizzare rispetto al manico.

Il fodero è composto da due valve di legno, incollate tra di loro con colla di riso come le due valve che compongono il nucleo della tsuka. Una volta terminato il fodero viene laccato con una vernice particolare (urushi), spesso di colore nero nero e ruvida al tatto (kuro ishime) nello stile buke-zukuri, quello tipico dei samurai e che viene ancora utilizzato nella maggior parte delle arti marziali che prevedono l'uso della spada. E' un tipo di finitura infatti che oltre ad assecondare gli austeri gusti dell'uomo d'arme facilita la presa e lo scorrimento del fodero nella cintura: contrariamente a quello che si potrebbe immaginare un fodero lucidato a specchio spesso rimane "incollato" agli indumenti al momento dell'estrazione.

 

 

In questa illustrazione per ragioni di chiarezza abbiamo comunque lasciato bianco il fodero, la saya vera e propria e in nero i principali componenti, generalmente di corno di bufalo ma talvolta anche di metallo. Da sinistra a destra, ossia partendo dalla guardia verso il terminale del fodero

Il koiguchi (bocca di carpa) è una guarnizione che abbraccia l'imboccatura del fodero. Il corno, più resistente e più scorrevole del legno, irrobustisce l'assieme, agevola estrazione e reinguainamento della lama, consente all'habaki - che abbiamo già visto - di incastrarvisi tenendo ferma la lama all'interno del fodero senza che sia soggetta a scuotimenti o tocchi il legno venendo macchiata od ossidata. Il kurigata è un ponticello che viene incollato sopra la saya dalla parte esterna (omote per chi guarda). Vi viene passata la fettuccia (sageo) che assicura la spada alla cintura. Il kaeshizuno è un gancio che viene utilizzato a volte per impedire movimenti indesiderati del fodero quando è infilato alla cintura. Infine il kojiri è il terminale del fodero (spesso assente nel wakizashi ove di norma la parte terminale della saya è arrotondata). Quando sono presenti kozuka e/o kogai, i due coltellini di servizio alloggiati nella saya, le relative imboccature presentano uno scivolo in corno.

 

Raramente utilizzata per la pratica delle arti marziali, era tuttavia abbastanza frequente in epoca Edo una montatura intermedia detta handachi (mezza spada). Viene infilata alla cintura col tagliente verso l'alto, come la katana, ma ha alcuni componenti tipici del tachi. Il kashira avvolge maggiormente il pomolo della tsuka e viene chiamato kabutogane, la saya presenta accessori metallici che ricordano quelli del tachi: Il kojiri più avvolgente e protettivo, e i semegane, anelli che irrobustiscono il fodero: sono altrettanti elementi che fanno dell'handachi una montatura robusta e quindi adatta per un uso continuo nella vita quotidiana del samurai, che fino al 1877 era tenuto al porto del daisho.