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Il neribô: chi l'ha voluto, adesso pedali
Il neribô è un attrezzo utilizzabile nella pratica dell'aikido a solo; si tratta di un cilindro di legno di diametro variabile e di lunghezza intorno al mezzo metro, con le estremità smussate per evitare fastidio nel manovrarlo. Simula l'avambraccio dell'uke, ci si può quindi allenare con il neribô per perfezionare principalmente le tecniche di base o gokyo (ikkyo, nikyo, sankyo, yonkyo, gokyo), per mantenerne inalterato il livello di esecuzione, o semplicemente quando se ne abbia il piacere. Il suo uso torna utile soprattutto quando si giudichi insufficiente a raggiungere i propri obiettivi il tempo di allenamento sul tatami, ma anche quando si desideri intensificare lo studio di una tecnica, nikyo per esempio, che è impensabile replicare per decine o addirittura centinaia di volte su un malcapitato uke umano.
L'arte della pace
Aikidō. Arte della Pace e Ponte tra Oriente ed Occidente
di Antonio Lomonte
In questa nostra chiacchierata, vogliamo tentare di dare una risposta ai seguenti quesiti: cos'è l'Aikidō? Cosa lo motiva? Quale fine si pone? Come raggiunge il suo scopo? Ed infine indagare se noi occidentali possediamo le categorie di pensiero, le prassi e la tradizione culturale che ci consentono di comprendere appieno la natura ed intima essenza e motivazione e finalità dell'Aikidō.
Calligrafie di primavera
Trovare la giusta collocazione per questo articolo non è facile, e la scelta di inserirlo nella sezione tecnica dedicata all'aikido è sembrata se non la più adatta perlomeno la meno impropria. Itsuo Tsuda è stato certamente un maestro di aikido e ha lasciato tracce indelebili nella storia dell'arte, ma la cronaca di questa mostra, ove veniva presentato un suo libro di calligrafie, non è apparentemente legata alla tecnica o allo spirito dell'aikido. Cercheremo di dimostrare come questo non sia vero.
Il kekkai, questo sconosciuto.
Da alcuni anni Tada sensei a conclusione dei suoi seminari propone una forma di allenamento non precisamente denominata. In termini materiali si tratta di una tecnica in ushirowaza, ossia tesa ad affrontare una ipotesi di minaccia alle proprie spalle. Si pratica in kakari geiko, quindi affrontando più praticanti che si susseguono afferrando tori in ushiro ryotemochi (presa a un avambraccio con entrambe le mani). Le prese devono susseguirsi velocemente e senza interruzione mentre tori deve mantenere la propria postura e limitarsi a ruotare sistematicamente le braccia a ritmo più sostenuto possibile, proiettando ogni uke senza curarsi di controllarne l'azione, né visivamente né in altro modo. Il movimento di tori infatti prescinde in un certo senso dalla presenza o meno di uno o più uke.