L'aikido è una disciplina di formazione derivata dalle antiche arti marziali giapponesi, e per quanto delineata solamente in epoca moderna dal grande maestro Morihei Ueshiba, tuttavia mantenne con la tradizione e con il lascito culturale della civiltà giapponese legami profondi ed indissolubili. E' ancora vero?

 

 

Lo stesso Ueshiba al momento di istituzionalizzare l'aikido scelse di dare vita ad una fondazione culturale (Zaidan Hojin Aikikai) piuttosto che ad una federazione sportiva, e gli stessi insegnanti nonché i praticanti più o meno avanzati di aikido non mancano di sottolineare spesso quanto sopra.

Sono passati - a seconda dei casi - dai 50 ai 60 anni dal momento della introduzione di questa magnifica disciplina anche nei paesi occidentali, e molti praticanti sono arrivati a livelli tecnici di eccellenza, divenendo insegnanti di primissimo livello.

Purtroppo è inevitabile constatare a volte come non ci siano stati analoghi progressi nella comprensione della cultura giapponese, e allo stesso tempo - avvertendo comunque la necessità di dire "qualcosa" in merito - si debba assistere talvolta a lezioni in cui vengono impartite ai praticanti informazioni superficiali, fraintese, fuorvianti riguardo agli usi e costumi del Giappone tradizionale e al lascito che questa cultura ha lasciato al moderno budoka in cammino sulla sua strada.

Ma non è il caso di sconfinare nella geremiade contrassegnando queste abitudini col bollino rosso della disapprovazione: abbandoniamo per il momento questo discorso per occuparci - è meglio - di esempi positivi..

Riserviamo dunque il nostro bollino blu a quei maestri, depositari diretti della dottrina, che da decenni indefessamente continuano a guidarci nel cammino. E' doveroso ammettere che, mentre sono molti gli insegnanti europei ed anche italiani in grado di approfondire qualunque aspetto della tecnica dell'aikido, sono ancora gli insegnanti giapponesi che possono lasciarne intravvedere il retroterra e guidarci - se lo vogliamo - alla sua scoperta.

Ci riferiamo ad esempio a maestri come Yasunari Kitaura, titolare di cattedra di Storia dell'Arte alla Università di Madrida ed autore di numerosi testi in materia nonché dello splendido La plenitud del vacio, Ensayos sobre el aikido y otros aspectos de la cultura japonesa.

Cometa isolata, dal percorso anomalo, in una galassia di testi di aikido in cui si pretende di spiegare il gesto senza tentare di spiegarne o perlomeno giustificarne le ragion, le origini, i legami.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma anche a maestri come Katsuaki Asai, che dimostra costantemente ad ogni suo seminario come il rigore della pratica ed il rigore della dottrina non siano antitetici alla gioia costante di progredire nel lungo, talvolta arduo ma sempre magnifico, cammino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E, forse il maggiore esponente di una generazioni irripetible di maestri vissuti a diretto contatto con il fondatore dell'aikido, il maestro Hiroshi Tada.

Non è infrequente notare come a volte le persone dotate di maggiore talento abbiamo la tendenza a rallentare il proprio impegno, a diminuire il proprio grado di concentrazione come se trovassero difficoltà ad identificare obiettivi al proprio livello.

Nullla di tutto questo può essere non solo detto ma nemmeno pensato riguardo a Tada sensei. Esempio unico di dedizione assoluta al proprio cammino, da cui non ha minimamente deviato nel corso di un cammino che percorre ormai da più di 60 anni, è un punto di riferimento imprescindibile per chiunque sottoscriva con lui l'impegno di seguirne i passi.

 

 

 

E' il momento di spezzare una lancia - per usare una terminologia marziale squisitamente occidentale - a favore dei nostri grandi maestri giapponesi. Abbiamo ancora bisogno di loro per non perdere i legami con la tradizione, ma si tratta di un bisogno che non porta sconforto, non porta disagio: l'incontro con i nostri maestri è sempre fonte di piacere dell'animo oltre che di addestramento fisico ed insegnamento culturale.