Katsu Kaishu o Kaiju (勝 海舟) nacque nel gennaio 1823 con il nome di Rintaro. Prese poi quello di Yoshikuni, fu conosciuto ancora dopo col titolo nobiliare di Awa no kami ed infine scelse di usare anche nella vita il suo nome letterario di Kaishu, ripreso da una calligrafia di una delle figure cui faceva riferimento: Sakuma Shozan (1811-1864), samurai, scienziato ed uomo politico riformista, assassinato da un hitokiri (estremista conservatore).
Era figlio unico di Katsu Shokichi, discendente da una famiglia di kobushin (hatamoto alle dirette dipendenze dello shogun). Divenne capofamiglia all'età di 15 anni, e intraprese lo studio della spada e della scienza occidentale, seguendo dei testi olandesi: durante la lunga epoca dell’isolamento del Giappone, iniziata poco dopo l'inizio dell' epoca Edo e quindi agli albori del XVII secolo, il solo possibile contatto con la cultura straniera era nella città di Nagasaki, dove gli olandesi conservarono il diritto di tenere la stazione commerciale di Deshima, sia pure con limitati diritti di scambio.
Fu il suo maestro di spada che gli consigliò di abbandonare ogni altra cosa per dedicarsi allo studio dell’olandese e delle scienze, arti e cultura occidentali. Sebbene inizialmente perplesso, Katsu decise poi di proseguire su questa strada, che aveva già probabilmente nel sangue: vedendo per la prima volta un planisfero all’età di 18 anni, aveva infatti già deciso fin d’allora che avrebbe girato il mondo.
Nel 1850 fondò una propria scuola di "studi olandesi" - come venivano chiamate allora le scienze occidentali - ed allo stesso tempo divenne noto come esperto di questioni militari e fabbricante di armi da fuoco per i feudi che ne facevano richiesta.
Nel 1853 lo sbarco della flotta statunitense dell’ammiraglio Perry nella baia di Uraga pose fine con la forza ad oltre 250 anni di aureo isolamento del Giappone, ed il governo decise di rivedere drasticamente la propria politca estera e di difesa. In questa occasione Katsu trasmise al consigliere governativo Abe Masashiro un memoriale in cui faceva notare che l’irruzione delle forze armate americane sul suolo giapponese era stata resa possibile dalla assoluta mancanza di un esercito ed una flotta navale in grado di competere con le forze straniere. L’unica soluzione praticabile era secondo il rapporto di ricreare un esercito iniziando da zero, rinunciando al tradizionale reclutamento nelle caste privilegiate e attingendo invece soprattutto tra i numerosi samurai impoveriti in cerca di un riscatto sociale.
Questo suo documento, considerato estremamente preciso, gli diede immediatamente notorietà e prestigio. Entrato nella struttura di governo nel 1855, come traduttore di testi occidentali presso il governatore di Shimoda, non ne uscì praticamente più per il resto della sua vita, salvo alcune parentesi burrascose, applicando le sue idee alla ricostruzione dell’esercito e della società stessa del Giappone, attraverso riforme calibrate guardando ai sistemi occidentali.
Lo stesso anno venne inviato a completare i suoi studi nella appena istituita Kaigun denshujo (Accademia Navale) diretta da ufficiali olandesi, diplomandosi nel 1859. Nel 1860 gli venne assegnato il comando della nave da guerra Kanrin Maru fino a San Francisco, nella prima crociera all’estero della marina giapponese. L'obiettivo della missione era di perfezionare gli accordi tra i governi degli Stati Uniti e del Giappone stipulati nel 1858, ma anche di dimostrare al mondo occidentale i rapidissimi progressi compiuti dal Giappone sulla via della modernizzazione.
Profondamente impressionato da quanto aveva potuto conoscere di persona a riguardo della società occidentale, al suo ritorno in Giappone intensificò gli sforzi volti alla riforma in chiave moderna della società giapponese. Tra i suoi sottoposti all’Accademia Navale, di cui era divenuto comandante, ebbe un altro famoso personaggio del mondo delle arti marziali, Sakamoto Ryoma, che fu da lui profondamente influenzato.
Recatosi nel 1853 a Edo (che solo alcuni anni dopo divenne Tokyo, la capitale dell'est) per seguire un seminario di spada presso il maestro Chiba Shusaku, Sakamoto assisté di persona all'arrivo della flotta statunitense e ne rimase profondamente colpito, maturando la decisione di attivarsi per mettere il Giappone in grado di fronteggiare nel più breve tempo possibile ogni minaccia o pressione dall'esterno.
Lasciò il segno sia nella ideologia che negli avvenimenti del suo tempo. Alla sua proposta di programma politico in otto punti, elaborata nel 1867, attinse largamente il Gokajo no Seimon, giuramento su cinque punti che costituisce in pratica la carta costituzionale dell'epoca Meiji.
Creò il Kaientai, una flotta commerciale utilizzabile anche come flotta da guerra, al servizio del feudo di Tosa, che riuscì a riconciliare attraverso trattative segrete con i feudi rivali di Satsuma e Choshu, creando una forte alleanza in grado di contrastare il potere dello shogun e costringerlo infine alle dimissioni. Venne ucciso nel dicembre 1867 a Kyoto, da un attentato portato a segno dal mimawari gumi, un battaglione di forze speciali della polizia dello shogun.
Lo stesso Katsu era caduto in disgrazia in questo periodo di torbidi, per sospetta vicinanza ai tradizionalisti nemici dello shogun, tra cui Saigo Takamori e lo stesso Sakamoto. Venne sollevato dai suoi incarichi e messo agli arresti, ed il centro navale di Kobe venne chiuso. Allo scoppio della guerra civile Katsu venne tuttavia richiamato al servizio dallo shogun Iemochi, con cui però i rapporti rimasero sempre tesi.
Nel corso della Choshu seibatsu, una fallimentare spedizione punitiva contro il feudo ribelle di Choshu, Katsu venne incaricato di trattare con i ribelli per giungere ad un armistizio. All’atto di partire, senza alcuna scorta od assistente, si congedò dallo shogun con queste parole “Se non tornassi entro un mese potete concluderne che essi hanno tagliato la mia testa”. La sua missione ebbe successo, per quanto l'armistizio - richiesto proprio da chi aveva iniziato le ostilità - fosse un esplicito riconoscimento della debolezza dell partito dello shogun.
Nel 1867 il nuovo shogun Yoshinobu diede teatralmente le dimissioni dai suoi "incarichi"; una provocatoria mossa priva di effetti pratici in quanto non era mai stato precisato nel corso della storia quali incarichi dovesse avere lo shogun, che il giovanissimo nuovo imperatore Mutsuhito (che assunse il nome di Meiji) seppe abilmente ritorcergli contro stilando un dettagliato protocollo delle prerogative che passavano da allora in capo all’imperatore. Scoppiata la guerra tra le due parti (Boshin senso) le forze di Yoshinobu nell'aprile 1868 vennero completamente disfatte dall’esercito imperiale comandato da Saigo Takamori, e gli venne intimato il seppuku mentre si trovava sotto assedio a Edo. Katsu accettò di trattare la resa per conto di Yoshinobu e giunse ad un accordo con Takamori salvando allo stesso tempo la vita di Yoshinobu, la città di Edo e l’intera nazione, che col proseguimento della guerra civile sarebbe divenuta facile preda delle mire occidentali.
Seguì Yoshinobu nell'esilio a Suruga, ma si mantenne in contatto con il governo imperiale, da cui veniva frequentemente consultato. Nel 1869 accettò la carica di Ministro degli Affari Esteri rientrando di conseguenza a Tokyo dove si era trasferita nel frattempo la corte imperiale.
Risale probabilmente a questo periodo questa citazione riportata da Fred Stevens in The Sword of No-Sword - Life of the Master Warrior Teshu, p. 114 (Shambala, 2001). Proviene probabilmente dal libro Ikawa Seiwa, raccolta di scritti politici di Katsu Kaishu pubblicata in Giappone nel 1897 e non tradotta in lingue occidentali (traduzione dall'inglese a cura di musubi.it).
Quando ero giovane appresi che il segreto dell'arte della spada è di mantenere la propria mente chiara e serena come un lucido specchio (meikyo-shisui); il segreto per gestire con successo gli affari esteri non è differente. Molti diplomatici pianificano in anticipo come reagire a determinate situazioni e stabiliscono inflessibili regole di risposta. Questo è un grande errore. E' meglio non avere in mente schemi particolari e non combattere contro principi astratti. Si abbandoni ogni preconcetto vincolante e non si ammetta che illusioni e fraintendimenti oscurino la ppropria visione. Si mantenga la menta chiara e serana come un lucido specchio e, indifferenti a quanto accada, si sarà in condizione di di comportarsi comunque in modo naturale e conveniente.
Fu poi Ministro degli Affari Miliitari ma rassegnò le dimissioni poco dopo. Nel 1872 accettò per l'ennesima volta l'invito a rientrare nel governo, come sottosegretario del Ministero della Marina e poi come Ministro Consigliere senza portafoglio (sangi). Venne ammesso nel Senato nel 1875 ma solo per dare ancora una volta le dimissioni a breve. Nel 1888 divenne membro del Sumitsu-in (Consiglio Privato dell'imperatore), continuando la sua opera di innovatore, mediatore ed uomo di stato fino alla scomparsa. Dedicò gran parte della sua vita alla composizione di numerose opere a carattere storico e politico, tutte raccolte nell'opera in 23 volumi Katsu Kaishu zenshu (Opere complete di Katsu Kashu) pubblicata nel tardo XX secolo.
Vissuto in tempi estremamente pericolosi, Katsu riportava di essere stato colpito dal nemico non meno di 20 volte e di accusare gli esiti di ferite ad una gamba, al capo ed al costato, ma di non avere mai voluto uccidere un uomo.
Conosciuto come grande maestro di spada, affermava però:
Ho l’abitudine di tenere la spada così stretta nel fodero che anche volendo non la potrei estrarre
Del resto è noto che un altro grande protagonista dell'era Meiji, Ryoma Sakamoto incontrò per la prima volta Kaishu con l'intenzione di ucciderlo, essendo all'epoca un fanatico avversario di ogni innovazione e specialmente dei personaggi che le promuovevano e le impersonavano. Ma fu soggiogato dalla personalità dell'uomo che avrebbe dovuto cadere sotto i colpi della sua spada, che lo arresto gridando "Uccidimi, ma prima mi devi ascoltare!". Sakamoto ne divenne discepolo e ne portò avanti gl ideali, fino a cadere vittima di un attentato..
Così Katsu Kaishu racconta una sua esperienza con il maestro Shirai Toru (1782-18??), fondatore dello stile di spada Tenshin Shirai ryu, che chiamò in seguito Tenshin Heiho:
La differenza tra ken e zen è solo nell’ideogramma*. Quando praticavo con la spada ebbi l’occasione di ricevere l’insegnamento di un maestro di nome Shirai Toru, apprendendo moltissimo da lui.
La sua arte della spada aveva una sorta di potenza sovrannaturale, e appena prendeva la spada sprigionava una atmosfera allo stesso tempo severa e pura; una potenza inarrivabile scaturiva dalla lama della sua spada, cosa sovrannaturale.
Nemmeno riuscivo a mettermi di fronte a lui. Avrei voluto arrivare al suo livello e mi sono allenato seriamente ma con mio rammarico non ho progredito granché, e gli ho domandato un giorno come mai sentivo un tale timore davanti alla sua spada.
Mi ha risposto sorridendo: “E’ perché avete fatto già qualche progresso nella spada: chi non ha nulla non sentirà nulla.”
* ken: 剣; zen 禅
La statua di Katsu Kaishu si trova in Tokyo nel quartiere di Sumida Ku. La foto proviene da Wikimedia