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Hiroshi Inagaki, 1958: L'uomo del ricsciò - Il capitano Yoshioka

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Sono passati già 10 anni. In quell'epoca, scandita dalle guerre, si sta celebrando la vittoria sulla Russia.

Una impresa che sembrava impossibile: un piccolo paese appena uscito dalla 'barbarie' aveva abbattuto al suolo il gigante russo, una delle grandi potenze mondiali.

I popolani in festa celebrano l'avvenimento, percorrendo la città in corteo alla luce delle lanterne di carta e dei fuochi d'artificio.

 

 

 

 

In realtà in questi 10 anni non sembra essere cambiato molto per Matsu.

Continua a percorrere la città in lungo ed in largo con il suo jinrikisha, e ha l'aria di non preoccuparsi di altro che del suo mestiere durante il giorno e dei molti divertimenti che offre Tokyo la sera.

Non sa che la sua vita sta per cambiare, e a causa di un episodio che gli appare inizialmente insignificante.

 

 

 

 

 

Un gruppo di monelli si è arrampicato su un albero e sta sbeffeggiando un bambino che non ha il coraggio di seguirli.

Abbiamo già visto che Matsu è un tipo che prende la vita di petto, nessuna meraviglia che inciti il bambino a fare lo stesso.

Deve vincere il suo timore e salire sull'albero, è con questa filososia - o assenza di filosofia - che bisogna affrontare gli ostacoli.

 

 

 

 

 

Il consiglio non si rivelerà ben dato. Ripassando nello stesso posto dopo aver svolto il suo servizio, abbiamo visto nella immagine precedente che stava trasportando i bagagli di una coppia, trova il bambino piangente per terra.

Ha tentato di arrampicarsi sull'albero ed è caduto malamente, riportando una forte distorsione ad una gamba.

Sia che si senta responsabile, ma più probabilmente per uno di quegli slanci di altruismo che lo accompagnano frequentemente, Matsu raccoglie il piccolo e si fa spiegare dai suoi compagni di gioco dove abita e chi sono i suoi genitori.

Poi, lasciato tutto il resto, lo riporta di persona a casa. Sulla porta è indicato solamente il nome del padrone di casa: Kotaro Yoshioka. La madre del bambino, preoccupata, gli chiederà di portarlo da un dottore per medicare le ferite e controllare lo stato della gamba.

La piccola famiglia è composta dal capitano dell'esercito Kotaro Yoshioka (Hiroshi Akutagawa), la moglie Yoshiko (Hideko Takamine) ed il piccolo Toshio (Kaoru Matsumoto).

Fortunatamente Toshio non ha nulla di serio, per quanto debba continuare a farsi controllare periodicamente dal dottore. Verrà quindi chiesto a Matsu di accompagnarlo col suo jinrikisha ogni volta che sia necessario.

Il capitano Yoshioka è curioso di sapere chi sia quel burbero omone entrato così improvvisamente ma benevolmente nella loro vita. Il nome Matsu non gli è nuovo, e compreso di chi si tratta non riesce a trattenere una risata.

Lo conosce, o perlomeno l'ha già incontrato.

Qualche tempo prima il famoso generale Oku era stato invitato a tenere un discorso ufficiale nella zona di Kokura, e il jinrijki incaricato di riportarlo indietro era proprio Matsu.

Urtato da quella che considerava una insinuazione ed una offesa alla sua professionalità, ossia che potesse non conoscere il percorso - cosa del resto ancora oggi normale in Giappone dove molto spesso le strade non hanno nome - Matsu aveva risposto in maniera molto pepata.

Lo stesso generale, avvezzo a trattare rigidamente e dall'alto in basso gran parte degli esseri umani con cui si trovava a confronto, dovette calmare i suoi ufficiali che pensavano seriamente di dover vendicare l'offesa: non era successo assolutamente nulla. Era anzi probabile che l'alto ufficiale, chissà, forse stanco di tante ipocrisie dettate dalla disciplina e dall'etichetta, fosse in cuor suo compiaciuto oltre che divertito dal comportamento rozzamente genuino di Matsu.

Matsu è ormai oltre che conducente abituale di Toshio nei suoi periodici viaggi dal dottore anche un amico di famiglia.

Si trattiene a volte a cena presso gli Yoshioka, cantando le sue canzoni ribalde, rinunciando tuttavia alle peggiori per riguardo nei confronti di Yoshiko, e chiacchierando amabilmente col capitano Kotaro.

Una sera questi si sente stanco, e chiede alla moglie di chudere le finestre mentre lui si corica: fa troppo freddo. Ma le finestre sono chiuse, e la casa è calda. Inoltre Kotaro ha una tosse preoccupante e la febbre alta, per quanto non lo voglia ammettere.

Mentre Matsu lascia la casa, con l'intesa che andrà a cercare del ghiaccio per far scendere la febbre del malato, si sentono le note del silenzio militare, scandite da una tromba.

Inagaki non ha alcuna intenzione di rallentare l'azione del film e prolungare la tensione, togliendole però intensità.

Arriva subito al dunque: nella scena sceguente Matsu, Yoshiko e Toshio stanno pregando sulla tomba di Kotaro, probabilmente portato via per sempre da un polmonite, malattia che all'epoca richiedeva un alto tributo di vittime.

La donna ed il bambino non hanno probabilmente alcun vero amico, essendo stati costretti a seguire le sorti di Kotaro assegnato di volta in volta in servizio in località diverse, senza poter mettere mai radici in alcun posto.

Matsu sente che in qualche modo quei due esseri umani fanno parte della sua famiglia, non potrà più abbandonarli.

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