Molto tempo fa mi capitò di discutere con un mio allievo a proposito di esami; sempre quelli... Non riusciva ad accettarne il principio, e mi ha "spiegato" che i riconoscimenti formali sono una sovrapposizione fatta da noi occidentali allo spirito puro delle arti tradizionali giapponese; non solo, nemmeno la piccola cerimonia della firma degli allievi sul  registro delle presenze al termine di ogni lezione gli sembrava conforme allo spirito dell'aikido, e citava a sostegno della sua tesi non meglio precisate dichiarazioni del fondatore.

In realtà le cose non stanno esattamente così, ma probabilmente la colpa è nostra: di noi insegnanti che a volte non marchiamo con sufficiente chiarezza il cammino da seguire o non forniamo le informazioni necessarie ad evitare interpretazioni talvolta erronee, anche quando sembrano all'interessato frutto di riflessioni logiche su dati di fatto concreti.

Ecco quindi, a supporto della mia tesi che la presenza ai corsi è importante e va formalizzata, una foto presa all'Hombu Dojo di Tokyo intorno al 1948 circa. Da notare che corrisponde perfettamente alla descrizione che ne fa Hiroshi Tada sensei, pubblicata sulla rivista Aikido - organo dell'Aikikai d'Itallia - nel 2001 e più volte ripresa negli anni successivi:


"Il dôjô era della grandezza di 60 tatami [circa 99 mq]: la zona dove si tenevano gli allenamenti era costituita da circa 40 tatami della Ryûkyû lesi in più posti, nella restante parte del dôjô c'era un pavimento in legno scuro lucido. Il soffitto era formato da grosse travi di legno incrociate e lateralmente alla porta attraverso cui si accedeva al dôjô da casa Ueshiba, c'era una zona sollevata dal pavimento e rientrante nel muro (dove di solito sedevano gli ospiti di riguardo per assistere agli allenamenti), la cui parete centrale era ricoperta da una riproduzione di grandi dimensioni della testa di un drago.

A destra di questa zona, sulle apposite mensole, erano allineati dei bokken insieme a dei e a dei fucili di legno (mokujû). Sulla parte superiore della parete erano appese delle tavolette di legno con i nomi degli allievi e al centro della parete che si trovava entrando sulla sinistra, c'era un grande orologio sovrastante un altro ingresso attraverso cui gli allievi erano soliti accedere al dôjô."

Notiamo di sfuggita che parte del patrimonio tecnico del jukendô, scherma e difesa dalla baionetta a cui servivano i mokujû, lo ritroviamo oggi nelle tecniche di jo dori. Ma parleremo oggi delle tavolette di legno con i nomi degli allievi: si trovavano appese, così come all'Hombu Dojo, nella più parte dei dojo tradizionali giapponesi e riportano ovviamente i nomi degli insegnanti e poi degli allievi, in rigoroso ordine gerarchico; ogni allievo contrassegna la sua tavoletta ad ogni lezione, ed il segretario del dojo periodicamente riporta le presenze in un apposito registro, che è pubblico,  provvedendo poi ad aggiornare la posizione delle tavolette stesse: a parità di grado, è la tavoletta corrispondente all'allievo con più frequenze ai corsi che ha la precedenza.

La lista delle presenze serve anche all'insegnante come base di partenza per decidere le ammissioni agli esami: ci può essere chi verrà con sua grande gioia, chi verrà obbligato nonostante la sua riluttanza; c'è chi sosterrà un esame regolamentare di fronte al pubblico, chi verrà segnalato dall'insegnante o per la sua dedizione all'arte, non necessariamente accompagnata da eccelse doti tecniche, o al contrario per gli eccellenti risultati conseguiti in tempo minore di quello previsto, per un passaggio di grado in occasione del Kagami Biraki.

Si tratta della cerimonia di apertura delle botti di sake, che tradizionalmente inaugura con una cerimonia formale ed una festa l'inizio di un nuovo anno solare ed è considerata anche come giornata dedicata ai praticanti di arti marziali; la cerimonia si tiene tradizionalmente intorno alla metà gennaio, ed è in quella occasione che vengono comunicate le nomine conferite per meriti speciali (suisen, letteralmente su raccomandazione).

Va qui ricordato che tutte le nomine a partire dal grado di 5°  dan sono automaticamente suisen.

Quivediamo la cerimonia del Kagami Biraki tenuta all'Hombu Dojo il 9 gennaio 2005.

Nella sala, stracolma di oltre 500 persone e decorata con i colori nazionali, con allestimenti di mochi (dolci) tradizionali e con botti di sake che si intravedono tra il doshu Moriteru Ueshiba e Tada sensei, dopo la lezione e una dimostrazione di aikido, arriva il momento formale con la consegna dei riconoscimenti.

Come si vede quindi certe "cerimonie" hanno una loro storia ed una loro spiegazione; oltre ovviamente ad avere una forma e a richiedere delle formalità.