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Come è noto a ogni praticante di aikidô, anche con pochi mesi di tatami alle proprie spalle, vengono spesso utilizzate negli allenamenti, con varie modalità, alcune armi tipiche del samurai. Il bokken ed  il jo sono destinati all'esecuzione di movimenti concatenati in sequenze, eseguiti a solo o in coppia. Non possiamo definirli kata (forme) in quanto non ne sono fissate le modalità esecutive: non sono rigidamente codificati la distanza di lavoro, i tempi di esecuzione ed ogni altro fattore che si possa prendere in considerazione. Il tantô è invece un pugnale di legno ad un solo tagliente (ovviamente simulato), che si utilizza esclusivamente per tecniche di evasione dall'attacco e di disarmo, definite tantôdori.

 

 

Il bokken è una spada di legno leggermente curva lunga normalmente 102 cm, il jo è un bastone perfettamente dritto lungo 128 cm e spesso dai 2,4 ai 2,8.

L'essenza principe utilizzata per lavorarli è la quercia, nelle varietà bianca (shirokaji) e rossa (akakaji). Più rari gli esemplari in ciliegio (sakura), nespolo (biwa) o in legni esotici di pregio.

Nella foto sono presenti anche un tantô - in alto - ed un wakizashi - in basso - utilizzato nei moderni kata di kendô e in diversi koryu (antiche scuole) e lungo intorno ai 45 cm.

Il  tantô è lungo poco meno di 30 cm. Ne parleremo ora. Chiedo scusa se vi saranno numerose digressioni, ma ci daranno l'occasione di conoscere un po' più da vicino la storia di questa arma.

Cominciamo comunque da un tantô "classico". Vediamo nella foto un esemplare che ha diversi anni di carriera: proviene da un lotto importato dal Giappone nel 1975 per essere distribuito agli allievi del Dojo Centrale di Roma ed è della ditta Sakura.

Stendiamo un velo pietoso sulla incisione a fuoco di stile yellinge (diciamo per intenderci vichingo) frutto delle entusiastiche divagazioni giovanili del sottoscritto. Per il resto rIsponde in tutto e per tutto alle caratteristiche del tantô da allenamento di fattura regolare, che non corrispondono però alle caratteristiche storiche dell'arma. Le ragioni mi sono sconosciute, propendo per una banale necessità di riciclare gli scarti di lavorazione dei bokken, di cui infatti questi tantô riprendono la curvatura, che viene definita sori.

Il particolare della parte terminale ci permette di familiarizzare con la terminologia delle armi bianche giapponesi. Il dorso della lama viene chiamato mune. Sorvoliamo per il momento sulle varie tipologie del dorso e delle altre componenti, limitiamoci a qualche nozione di base. La punta della lama si chiama kissaki e la zona in cui inizia a rastremarsi viene definita boshi.

Il tagliente si chiama ha, ed è costituito nelle vere lame da una barra di acciaio a tenore di carbonio differenziato e temprato ad una temperatura più alta, visivamente dstinguible dal resto della lama. Questa zona, delimitata in basso dal tagliente (ha) e in alto dal contorno della zona a tempera selettiva (hamon) si chiama yakiba. Distinzioni ovviamente prive di senso parlando di un'arma da allenamento in legno, ma possono essere apprezzate nell'articolo che parla della terminologia del nihontô, la spada giapponese.

I lati della lama si raccordano al mune rastremandosi con piani inclinati chiamati shinogi, che sono quelli che vengono di preferenza a contatto con la lama nemica per bloccarla o deviarla, evitando di danneggiare il tagliente.

In realtà il tantô nasce come estrema risorsa sui campi di battaglia. Diceva a questo proposito Hosokawa sensei, sempre in quegli anni materialmente lontani ma indelebilmente fissati nella memoria: "Il tantô è l'arma cui il samurai tiene maggiormente. Quando la lancia è spezzata, la spada diventa inutile nella mischia, il tantô è l'ultima risorsa. L'ultimo amico cui affidare la propria vita".

Ideato come arma adatta a penetrare nelle giunture delle armature se non addirittura a sfondarle negli esemplari più robusti e di maggiore spessore (prendendo in questo caso il nome di yoroidoishi), il tantô è praticamente dritto, pensato soprattutto per vibrare micidiali affondi sebbene tagliente quanto e più di un rasoio.

E'  normalmente privo di shinogi, assumendo la sezione triangolare denominata hirazukuri. Nella foto l'opera di uno dei primi maestri rinomati per la loro produzione di tantô: Rai Kunitoshi (XIII secolo). La foto proviene dalla grande esposizione tenuta al Museo di Solingen nel 2002. La yakiba, sottile e diritta come d'uso all'epoca, forma la linea detta suguha.