Il pugno di Ichiro era indubbiamente ben dato, e abbondantemente meritato dall'altra parte ma getta ulteriore benzina sul fuoco, se ve ne fosse stato bisogno.
I mezzi di comunicazione si gettano famelici sul caso.
La conferenza stampa in cui Ichiro annuncia la sua intenzione di citare in tribunale il giornalista e la testata è affollata di giornalisti e fotografi.
Non è da certamente da meno quella in cui Hori annuncia indignato l'attentato contro la libertà di stampa perpetrato dal pittore.
Ribadisce naturalmente l'assoluta rispondenza al vero di quanto pubblicato da Amour e ricorda la schiacciante evidenza delle "prove".
Adesso non è più solamente il giornaletto scandalistico a gettarsi sul caso.
Il mondo della carta stampata è in subbuglio, le prime pagine non parlano di altro.
Ichiro dal canto suo è alla prese con un problema non facilmente risolvibile.
Miyako odia la pubblicità e gli scandali e ritiene che una citazione in tribunale non farebbe altro che attirare maggiore attenzione su di loro.
Per quanto siano perfettamente innocenti, ammesso che amare sia una colpa, sono entrati in un ingranaggio che alla lunga non potrà che stritolarli.
Sarebbe forse meglio attendere che il frastuono mediatico si plachi, e forse ha realisticamente ragione: il pubblico ha fame di notizie fresche, non tarderà ad arrivarne un'altra che farà dimenticare la loro "tresca".
Di conseguenza non intende associarsi alla querela che Ichiro vuole presentare, rendendo di fatto più debole la sostenibilità della sua tesi.
Ichiro tuttavia, ad onta della fama di persone sregolate che hanno gli artisti, ha dentro di se dei principi ben saldi a cui non intende rinunciare.
La sua modella Sumie (Noriko Sengoku) si presta volentieri a servirgli un po' da confidente, anche se non è una semplice spalla su cui piangere.
Il carattere positivo e senza remore di Ichiro renderebbe superfluo un tale ruolo.
D'altra parte è proprio il suo carattere leale che gli impedisce di esercitare pressioni su Miyako, di cui è divenuto un sincero amico.
La pacata discussione dei due viene interrotta bruscamente: Sumie si accorge che qualcuno, da fuori, sta spiando dentro la finestra.
E' così che farà irruzione nel film Takashi Shimura, e da questo momento non ce n'è più per nessuno.
Questo camaleontico attore si impossessa della scena e non la lascia più: tutti diventano di colpo comprimari, nulla succede più che non dipenda da lui, spettatori ed attori tutti pendono dalle sue labbra.
Farà risuonare contemporaneamente - in armonia - tutte le corde del sentimento.
Se si è imposto per il carisma in altre opere disegnando indimenticabili figure vincenti (I sette samurai), o perdenti (L'angelo ubriaco, Vivere) ma comunque ben definite, qui gioca contemporaneamente e con impareggiabile maestria su tutti i fronti.
Otokichi Hiruta, il suo personaggio, si presenta come un buffo ometto dal comportamento decisamente comico. Diventerà poi tragico, commovente, ripugnante, degno di ammirazione.
E tutto senza che si riesca a cogliere in lui alcuna contraddizione: è il personaggio in definitiva più credibile di tutta la vicenda, Ichiro e Miyako sembrano troppo buoni e nobili per essere veri ed Hori troppo disgustosamente ignobile e privo di umanità, anche se la mano di Kurosawa è talmente delicata da non far notare queste forzature.
Solamente un grande maestro come Takashi Shimura, di lui Kurosawa disse che aveva la stoffa del leader senza averne l'aria, poteva dar vita a questa memorabile interpretazione.
Lo stesso Kurosawa sembra avere subito - inavvertitamente visto che se ne assume la responsabilità - la personalità discreta ma pervadente di Shimura: Mentre scrivevo la sceneggiatura mi lasciai prendere la mano da un personaggio del tutto imprevisto che finì per rubare troppo posto nella storia. Questo personaggio che mi prese per il naso è il corrotto avvocato Hiruta.