Kinji Fukasaku: Akojo Danzetsu (La caduta del castello di Ako)

1978

Kinnosuke Nakamura, Shinnichi Chiba, Tetsuro Tamba, Toshiro Mifune, Mariko Okada

 

Nel castello di Ako menzionato nel titolo risiedeva il nobile Asano Naganori, che affrontò la morte nel marzo 1701, condannato al seppuku per avere aggredito col suo wakizashi, nel Corridoio dei Pini del palazzo dello shogun, il funzionario Kira Yoshinaka che lo aveva gravemente offeso. Chi si interessa alla cultura giapponese avrà già capito che si tratta della celeberrima storia dei 47 ronin, rappresentata innumerevoli volte nei teatri bunraku e kabuki, più tardi nei cinema ed infine nella televisione. Tutti mezzi di cultura tutto sommato popolare, ma ciò non toglie che si siano cimentati nella rappresentazione di questa storia anche dei grandi maestri, come Kenji Mizoguchi o Kon Ichikawa col suo 47 ronin, per restare nel campo del cinema.

Il lavoro di Fukasaku, che ebbe a disposizione mezzi non indifferenti e i più celebrati attori del momento, non può pretendere di essere un capolavoro ma è comunque un'opera interessante, che cerca di imbastire la trama con un certo equilibrio - pur accettandone la versione più diffusa che addossa tutte le colpe a Kira e lo dipinge come una figura spregevole - e di mostrare il contesto sociale, culturale e politico in cui si svolse la vicenda. Riveste quindi un certo interesse per chi studia il costume giapponese dell'epoca Edo, ammesso che abbia la pazienza di procurarsene una copia sul mercato americano. Per il momento è disponibile solo lì. Ovviamente saranno necessari un lettore di dischi abilitato per la Zona 1 e una tv in grado di accettare il segnale ntsc (quelle più moderne con schermo lcd non hanno problemi). L'audio è in giapponese con sottotitoli in inglese.

La trama può essere riassunta in poche parole: dopo una brevissima indagine Asano viene condannato nello stesso giorno a compiere immediatamente seppuku mentre Kira viene sostanzialmente assolto da ogni imputazione. Il feudo degli Asano verrà sciolto ed il castello di Ako assegnato ad un altro daimyo o raso al suolo.

Ma il consigliere capo del can, Oishi Kura no suke, non si rassegna alla sentenza. Attende oltre un anno durante il quale lui e gli uomini rimastigli fedeli si disperdono e si sono danno alla vita disordinata del ronin senza padrone per reprimere i sospetti.

Il 14 dicembre 1702 (30 gennaio 1703 secondo il nostro calendario) si riuniscono e si armano.

 

Durante la notte, fredda ed innevata, travestiti per sembrare un reparto di pompieri in perlustrazione, attaccano il palazzo fortificato dove si è rifugiato Kira e lo uccidono, vendicando l'onore di Asano e dei suoi fedeli. Consegnatisi poi alla giustizia i 47 ronin verranno anche loro condannati al seppuku, che affronteranno stoicamente. Passeranno alla storia come esempio di lealtà e coraggio.

Fukasuku dovendo affrontare per l'ennesima volta un'opera che tutti praticamente conoscono fin da bambini ha sentito il bisogno - comprensibile - di mettere in luce aspetti da altri trascurati e punta soprattutto sulle difficoltà incontrate da Oishi per frenare i bollenti spiriti dei suoi uomini.

Gli erano rimasti a fianco i più determinati ed irriducibili visto che sono i soli rimasti dopo che gli altri samurai dell'importante feudo, che ne contava oltre 300 di alto rango e migliaia in totale, avevano rinunciato ad ogni proposito di vendetta.

In un breve cammeo Toshiro Mifune interpreta la parte del nobile Tsuchiya, la cui tenuta confina con quella di Kira. Costretto dalle convenzioni e dalle leggi a bloccare l'azione dei ronin, nascostamente l'approva e la protegge.