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Sugata Sanshiro rimane tuttavia un opera acerba, anche se le stimmate del grande maestro che sarà di lì a poco Kurosawa, affiorano qua e là.

Gli eventi bellici impedirono un rapido decollo della carriera di Kurosawa, che si divideva - come del resto avrebbe continuato a fare per il resto della sua vita - tra la carriera di sceneggiatore e quella di regista.

La sua seconda opera, Ichiban Utsukushiku, è un film di propaganda bellica, e sottoposto alla dura censura dell'epoca non poteva certamente rivelare completamente le sue qualità né lasciargli spazio per le tematiche a lui più congeniali.

Il talento di Kurosawa si rivela appieno per la prima volta nel 1945 con Tora no ofumu otokotachi, il suo primo film d'epoca (jidai)  che tuttavia per un colpo di coda della censura rimase praticamente inedito e solo ora viene timidamente riscoperto da pubblico e critica.

Le altre opere del dopoguerra contribuirono a farlo conoscere ed apprezzare, ma la sua affermazione definitiva  arriva di colpo nel 1950 con Rashomon.

Tratto dalla fusione di alcune novelle di Ryunosuke Akutagawa raccolte nel volume Rashomon ed altri racconti il film narra la vicenda fantastica del misterioso assassinio di un samurai, di cui ognuna delle persone coinvolte fornisce una versione contrastante ed inconciliabile con le altre.

La carica innovativa del tradizionalista Kurosawa si manifesta appieno: per la prima volta la macchina da presa si addentra in una foresta, sfidando gli intricati giochi di luce che mandano in crisi ogni macchina da ripresa.

Per la prima volta in un'opera giapponese il tema musicale ricorre all'occidente: ed è una ossessiva ripetizione dell'ossessionante Bolero di Ravel.

Forse anche per l'originalità della trama l'opera venne premiata ovunque, e Kurosawa divenne di colpo un regista di fama mondiale iniziando una cospicua produzione che ebbe però esiti altalenanti. E furono spesso le opere su cui aveva investito maggiormente quelle che ebbero minore successo.

Iniziata la carriera di regista come abbiamo detto nel 1943, negli anni 40 Kurosawa diresse in tutto 11 opere, tutte quasi completamente sconosciute in occidente fino a poco tempo fa, ma che in sostanza attendono ancora adesso di essere "scoperte"

Ne diresse 8 negli anni 50, e tra queste la maggior parte di quelle che vengono considerate capolavori: dopo Rashomon, Ikiru (Vivere), Shichinin no samurai, Kumo no su jo (Il trono di sangue).

Tra il 1960 ed il 1965 diresse altre 5 opere, poi la sua carriera conobbe una brusca battuta d'arresto.

Yojimbo e Sanjuro, come l'opera gendai Tengoku no jigoku (Anatomia di un rapimento) ebbero una buona accoglienza dal pubblico ma la critica li giudicò opere minori, momenti di pausa che il maestro si prendeva prima d tornare ad opere impegnative.

Nel 1965 uscì sugli schermi dopo una lunga e costosissima lavorazione Akahige (Barbarossa), che fu un completo fallimento e in molti paesi - tra cui l'Italia - non venne nemmeno distribuito .

Venne poi la brutta parentesi di Tora tora tora, un film di produzione statunitense che ricostruiva in chiave spettacolare l'attacco giapponese alla flotta americana nella rada di Pearl Harbour, che aveva dato origine alla fase cruciale della seconda guerra mondiale. Doveva essere un'opera vista da ambo i lati del fronte di battaglia, e Kurosawa avrebbe dovuto curare quello giapponese.

Si trovò però immediatamente in contrasto con i metodi di lavorazione stranieri, si lamentava di aver dovuto firmare un interminabile contratto in cui veniva precisato anche quanto alcol avrebbe potuto bere al giorno, che gli aveva tarpato ogni possibilità di libera espressione artistica. Venne infine sollevato dall'incarico.

A questo punto la fiducia dei produttori in Kurosawa era venuta meno: è facile constatare che i suoi film d'epoca avevano sempre avuto buoni riscontri commerciali, anche quando non erano arrivati al successo clamoroso di Rashomon o I sette samurai. I film di ambientazione moderna, gendai, erano invece stati spesso dei fallimenti.

Ora per la prima volta, con Akahige, Kurosawa aveva fallito anche in quello che era stato il suo terreno di caccia, e soprattutto dopo avere preteso ed ottenuto di avere carta bianca.

Il crollo dell'opera portò come conseguenza anche la brusca e definitiva separazione tra Kurosawa e l'attore che fino a quel momento si era incarnato negli stupefacenti personaggi ideati dal maestro: Toshiro Mifune.

Kurosawa fondò allora assieme a tre amici e colleghi, Kon Ichikawa, Keisuke Kinoshita e Masaki Kobayashi, lo Yonki no kai (associazione dei quattro cavalieri, o per renderne meglio il senso, dei quattro moschettieri).

L'intenzione era di svincolarsi una volta per tutte dalle logiche commerciali cui erano asservite le case di produzione, per essere liberi di seguire la propria vena artistica. Purtroppo il primo film prodotto dallo Yonki no kai, Dosdes'kaden, du un altro clamoroso fallimento. La società si sciolse, e solo molti anni più tardi alcuni dei soggetti scritti all'epoca, come Dora heita, furono recuperati e portati sullo schermo.