Miti, leggende, eroi
Onna-bugeisha, 女武芸者 - I periodi Heian e Kamakura
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Il periodo Heian (794-1192) e Kamakura (1192-1333)
Tomoe Gozen, 1157 – 1247
Sfondo storico: periodo Heian, la guerra Gempei (1180-1185).
In questo periodo viene riportata la figura di Tomoe Gozen, leggendaria donna samurai del clan Minamoto, cognata/moglie/concubina del generale Minamoto no Yoshinaka (1154-1184), capo clan. L'Heike Monogatari narra le cronache della guerra Genpei e degli scontri tra due clan, i Minamoto (Gen nella lettura cinese del primo ideogramma) e i Taira (Pei), scoppiata nel tardo periodo Heian, segnandone anche la fine, e che pur lasciando il paese devastato diede il via all’ascesa dei samurai: fu in questo periodo infatti che Yoritomo no Minamoto ottenne il permesso per selezionare tra di loro persone incaricate di raccogliere tasse, rendendo la casta samurai una delle classi dominanti.
Le basi storiche senza dubbio ci sono, sono confermate e ufficiali, ma la figura di Tomoe Gozen è piuttosto romanzata e le vicende sulla sua vita appaiono per la prima volta appunto nell'Heike Monogatari. Ma questo poema epico è decisamente di parte, seppur scritto da un autore anonimo (molto probabilmente da diversi autori) tratta principalmente delle imprese del generale Taira no Kiyomori, ma in una ottica Minamoto quindi dipingendolo negativamente. La celebrità di Tomoe è originata dal fatto che nel poema viene descritta come una tipica bellezza nipponica (capelli neri lisci e lunghi, pelle bianca, particolarmente affascinante), dotata di straordinarie abiltà marziali, essendo arciere e spadaccina formidabile, di coraggio fuori dal comune e pronta a confrontarsi con chiunque, a piedi o a cavallo.
La iconografia la rappresenta infatti quasi sempre a cavallo. Inoltre sembra ricoprisse un ruolo di prestigio durante la guerra dato che il generale Minamoto si affidava alle sue capacita’ di valutazione delle forze nemiche, mandandola in avanscoperta prima dei momenti decisivi.
Si ricordano particolarmente tre battaglie che contribuirono ad accrescere la sua leggenda:
- La battaglia di Yokotagawara (1181) dalla quale ritornò con sette teste di nemici
- La battaglia di Tonamiyama (1183 ?) in cui guidò più di 1000 uomini alla vittoria
- La battaglia di Uchide no Hama (1184) in cui si confrontò con solo 300 uomini contro 6000 del clan avversario restando fra i pochissimi sopravvissuti.
Dopo la sconfitta e morte del suo signore e marito nella battaglia di Awazu (1184) le notizie si fanno ancora più incerte se possible. Alcune notizie riportano che diventò monaca fino a quando morì, altre la danno per suicida o catturata divenendo concubina di Yoshimori del clan di Yoritomo. Le sue gesta sono oggi rappresentate in un famoso dramma del teatro Nō che ha il suo nome, il suo personaggio ha influenzato diverse scuole di naginata e la pittura la raffigura spesso. Sembra che nacque e crebbe nella città di Aizu e anche il luogo della sua morte e sepoltura non è sicuro. Alcune fonti la riportano sepolta nel tempio di Gichuji nella prefettura di Shiga, e altre nel tempio di Tokuonji nella prefettura di Nagano, dove si trova un mausoleo dedicato a Yoshinaka e una statua in bronzo che rappresenta Tomoe a cavallo. Ogni anno a Kyoto durante il Jidai Matsuri si può vedere una comparsa che la rappresenta in costume.
Hōjō Masako 1157-1225
Hōjō Masako nacque nella provincia di Izu nel 1157 e visse tra la fine del periodo Heian e l’inizio del pariodo Kamakura. Fu sposa di Minamoto no Yoritomo, già menzionato, divenuto shogun nel 1192 e morto nel 1199. Anche lei, come Tomoe Goze è principalmente ricordata come autrice del successo del marito. Masako e Tomoe furono rivali, combatterono in parti contrapposte durante la guerra Genpei, e figurano entrambe nell’Heike Monogatari. Masako è passata alla storia soprattutto come la prima donna reggente dello shogunato ed è conosciuta anche con il nome di ama-shogun, cioè suora-shogun. Dopo la scomparsa di Yoritomo continuò ad esercitare il potere fino alla sua morte, nonostante due suoi figli fossero successivamente riconosciuti shogun (e assassinati nel corso del loro shogunato) e un altro shogun fantoccio fosse stato messo al potere dopo la morte del suo secondo figlio. Durante la sua reggenza fece in modo che le donne acquisissero lo stesso diritto ereditario dei maschi anche se, in pratica, le donne rimasero relegate al loro ruolo primario nell’ambiente domestico, al sostegno di famiglie e mariti, amministrando le finanze, gestendo la servitù e crescendo i figli.
Non nacque certo da un ceto sociale elevato e anche per lei le notizie sulla sua vita sono incerte, scarse e non confermate, ma sicuramente fu legittima consorte del primo shogun, Yoritomo, probabilmente aiutata dal fatto che suo padre Hōjō Tokimasa fosse shikken, delegato e rappresentante dello Shogun.
Annoverare Masako tra le donne samurai può sembrare curioso perche’ sembra che lei non sia mai andata in battaglia. Ma più che per le sue qualità marziali, Masako viene ricordata tra le donne samurai per le sua qualità di combattività e tenacia, per il suo spirito mai indomito e per la sua fedeltà al marito e signore; qualità senza dubbio tipiche della cultura samurai.
Ōhōri Tsuruhime nacque nel 1526 e suo padre fu Ōhōri Yasumochi, sacerdote capo del santuario di Ōyamazumi, sull'isola di Ōmishima, a sudest di Hiroshima. Era tempo di scontri tra fazioni rivali e in quei luoghi si fronteggiavano i clan Ouchi e Kono.
A quindici anni, alla morte del padre, Ōhōri divenne sacerdotessa capo del tempio scintoista, e con la carica religiosa assunse anche il ruolo di responsabile della difesa dell’isola quando venne minacciata per l’ennesima volta di invasione da parte del clan avversario. Lo spirito non le mancava e neanche la preparazione le faceva difetto visto che fin da bambina aveva respirato, mangiato e digerito l’addestramento marziale.
Con l’evocazione dello spirito di Mishima Myojin, una tra le molte divinità del mondo scintoista, guidò le difese dell’isola respingendo ancora una volta la flotta Ouchi. Viene riproposta la figura centrale di Tsuruhime in successive vittoriose difese dell’isola fino al 1543, quando si suicido’ per amore, avendo saputo della morte in battaglia del suo amato, annegandosi nell’oceano. Pare (non si ha conferma di questo) che le sue ultime parole siano state: «Con l'oceano di Mishima come testimone, il mio amore sarà inciso con il mio nome.»