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Matsu-kaze: Vento tra i pini

Riflessioni sull’arte dello haiku

di Mario Polia

 

Trattare, in un breve articolo, di un genere poetico vecchio di quasi cinquecento anni non è solo presuntuoso, è impossibile come è impossibile trattare compiutamente del suo sviluppo ed anche solo accennare in modo conveniente ai suoi autori ed alle loro storie.

Quando si tratta, però, di far intendere l’anima di questo genere poetico (haikai) le cose cambiano: non è più, in questo caso, questione di spazio e di quantità di parole, ma di intensità di contenuti, di suscitare eco che penetrino nel cuore producendo assonanze, ridestando sentimenti latenti o sopiti: sentimenti universali, “umani”, a dispetto delle differenze di latitudine, tempo, lingua, religione e cultura.

Un frammento di vetro, infatti, contiene in piccolo la stessa gloria e lo stesso potere del sole; una goccia di brina notturna racchiude, intatta, la natura della luce della luna.

 

Così, in queste poche pagine ho voluto trasmettere il profumo ed il sapore di questo frutto d’Oriente, un frutto che ha il gusto profondo del cuore: kokoro no aji.

La traduzione è stata condotta sui testi giapponesi, selezionandoli fra quelli che fanno parte di un’ampia raccolta non ancora pubblicata, tentando di rimanere fedele non solo al significato delle espressioni giapponesi, ma al fluire ed al ritmo dei versi.

Di ogni haiku è stata indicata la parola o la frase che, tradizionalmente, indica la stagione (kigo) e sono stati dati alcuni cenni linguistici.

 

 

 

Alcuni haiku sono stati commentati facendo riferimento ai sentimenti che li animano, alle valenze che le parole sottintendono.

Per altri componimenti, ogni commento sarebbe stato inutile: occorre recepire lo haiku in uno stato di silenzio interiore lasciando che le parole e le sensazioni vibrino nel silenzio e si dissolvano in esso.

In questo modo si diverrà come il foglio su cui il poeta fa scorrere ancora il pennello, come la prima volta.

Solo così, infatti, potrà cogliersi l’essenza dell’idea - impossibile da afferrare con la mente, imposibile da esprimere con le parole - che illuminò come lampo fugace l’anima del poeta o che suscitò in essa, come la rana che salta nell’acqua, sonorità e vibrazioni di luce che s’innalzano e si disperdono fino a che l’acqua ritorna alla quiete originaria.