Bokuden1Tsukahara Bokuden (1489-1571)
The hundred rules of war
Traduzione di Eric Shahan
Createspace Indipendent Pub, 2017

Tsukahara Bokuden è una figura per molti versi leggendaria, eppure ha lasciato immortali e tangibili tracce nella vita di molti praticanti di arti marziali. Fu infatti praticante di Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū, considerata la più antica scuola di spada tuttora praticata e una delle più diffuse al giorno d'oggi, e fondò più tardi una sua scuola che chiamò Kashima Shintō-ryū, anchessa sopravvissuta ai secoli e tuttora fiorente. 

Come riscontriamo spessissimo nella storia del Giappone, il personaggio di cui stiamo esaminando i precetti è conosciuto col nome di adozione, essendo in realtà nato nella famiglia Yoshikawa, mael corso della sua vita ne adottò anche altri. E' tuttavia generalmente citato come Tsukahara Bokuden Takamoto.

La sua famiglia di adozione era al servizio da molto tempo del feudo di Kashima, questo spiega le ragioni del suo percorso di studi marziali ma anche perché il culto di Tsukahara sia particolarmente vivo ancora al giorno d'oggi nella città di Kashima, dove riposano le sue ceneri.

Visse la fase più intensa del Sengoku Jidai, un lunghissimo periodo di guerre intestine - la traduzione italiana è si solito era degli stati combattenti - iniziato a metà del XV secolo col cruento conflitto di successione denominato guerra di Onin, scatenato da un dissidio tra lo shogun Ashikaga Yoshimasa e  il potente clan degli Hosokawa di Kyoto. Si dice infatti che Tsukahara abbia partecipato a oltre 100 battaglie, ma calcoli più prudenti portano il numero a 37, pur sempre stupefacente. Vinse 17 o 19 duelli senza essere mai sconfitto e si calcola che abbia ucciso di sua mano oltre 200 guerrieri, esattamente 212 per quanto poco possano valere queste cifre.

Gran parte della sua vita fu però condotta non al servizio di un feudo ma in pellegrinaggio per accrescere il suo spirito marziale, seguito da un nugolo di fedeli seguaci. Visse fino a tarda età, arrivando fino alle soglie del periodo Azuchi Momoyama, che doveva porre fine al Sengoku Jidai con l'ascesa al potere dei Tokugawa che segnò l'inizio dell'Edo jidai e di un lunghissimo periodo di relativa pace, che paradossalmente permise di approfondire le tematiche che i pionieri del tempo di guerra come Tsukahara potevano soltanto accennare.

Questi suoi 100 precetti (o leggi) della guerra sono infatti un'opera tarda, si pensa che siano stati composti intorno al 1571 e sono conosciuti anche con il nome di Lezioni lasciateci da Bokuden ma già nella generazione successiva il famoso monaco e pensatore zen Takuan Soho ne scrisse l'introduzione, seguita poi da una una postfazione di Kato Nobusyoshi, discendente di Bokuden. Numerose edizioni corredate e integrate con commenti e testi supplementari vennero poi pubblicate nel corso dei secoli. L'edizione che stiamo criticando conserva introduzione e postfazione del XVII secolo, cui il traduttore e curatore, Eric Shahan, ha aggiunto le sue considerazioni, ma anche diverso altro materiale proveniente da differenti fonti, non tutte di autore conosciuto.

L'estrema brevità di ogni singolo precetto o legge consente un tipo particolare di impaginazione, in entrambe le versioni: ogni precetto costituisce un capitolo del libro. In ogni capitolo vengono dapprima pubblicate le antiche calligrafie dell'epoca Edo, affiancate dalla trascrizione in ideogrammi moderni e dal commento curati nella edizione del 1938 da Hori Shohei. La pagina successiva riporta la traduzione di questo commento in inglese ed eventuali note aggiuntive del traduttore. Nella edizione cartacea, a giudicare dalla numerazione utilizzata in questa digitale ma anche dalle informazioni fornite dal traduttore e curatore, la versione giapponese e quella inglese dovrebbero trovarsi affiancate nella pagina di sinistra e quella di destra.

Ma è il momento di lasciare la parola ad alcuni dei 100 precetti o per meglio dire leggi della guerra di Tsukahara Bokuden.

 N. 6: Selezionando le punte delle frecce, sono migliori quelle lunghe e sottili, perchè passeranno dall'altra parte del bersaglio che colpiranno

Credo che ogni lettore venga colto dal medesimo dubbio: Bokuden sta veramente parlando solamente di frecce? Non ci sono piuttosto significati più sottili che andrebbero colti? Seguono altri precetti riguardanti la scelta delle frecce per corte e lunghe distanze, la scelta dell'arco e così via. Viene poi preso in esame il cavallo, compagno inseparabile del guerriero. Sappiamo infatti che il termine classico per la via delle armi era una volta il kyuba no michi: la via dell'arco e del cavallo:

N. 10: Il bene più prezioso tra quelli del samurai è il suo cavallo. Coloro che non spendono il loro tempo per padroneggiare l'arte della cavalleria sono codardi.

Che Bokuden sia vissuto in un'epoca di duri scontri senza quartiere, sempre in bilico tra la vita e la morte,  è reso evidente dalla franchezza, se vogliamo anche rudezza, del suo linguaggio. Chi non si prende cura del suo cavallo non è semplicemente una persona trascurata: è un vigliacco.

N. 11: Il cammino per acquistare fama come samurai è legato alla padronanza del cavallo. Questo è vero adesso come lo era in passato.

Bokuden non si cura apparentemente del futuro: fa riferimento agli insegnamenti del passato per vivere nel presente. Eppure le sue 100 leggi per la guerra si sono proiettate nel futuro, giungendo fino a noi.

Le più importanti? Diremmo tutte, perché fanno parte di un progetto di vita ben articolato e strutturato, e il singolo precetto, ricco talvolta di sfumature non facilmente percettibili - perfino fuorviante se preso alla lettera - ha il suo perché.

N. 19: Devi essere cosciente che una persona che porta una spada appena forgiata cadrà invariabilmente in errore, anche se la spada taglia bene.

Commenta il saggio Shohei:

Una spada che non abbia almeno cento anni è quella cui non ti puoi affidare. Come in un giovane pieno di vigore ed energia, la vitalità di una giovane spada non è tuttavia interamente stabile. Non puoi confidare in questo.

Attraverso l'arte, ci ammonisce Bokuden, non dobbiamo cercare la forza. E' nostro dovere raggiungere stabilità e fermezza d'animo. Solo così raggiungeremo l'obiettivo del guerriero che non è secondo il maestro quello di ottenere una morte gloriosa. E' quello di vincere. Affidandosi non al vigore fisico o alla determinazione mentale ma soprattutto alla sensibilità, del corpo e della mente.

21: Identificare una cattiva spada dal suono e dalla vibrazione che emette durante il taglio è cosa che il samurai deve apprendere.

 


La recensione che avete appena terminato di leggere è basata sulla versione elettronica del libro in formato kindle, e come già fatto in altri casi crediamo che valga la pena di soffermarsi su pregi e difetti del formato digitale.

Va da sé che il piacere di sfogliare materialmente le pagine di un libro, un gesto che accompagna la maggior parte di noi fin dall'infanzia, è totalmente perduto in un e-book. E' tuttavia innegabile il grande vantaggio di poter sempre avere con sé se non la propira intera biblioteca perlomeno una selezione interessante di testi sempre disponibili, ovunque ci si  trovi.

Altro vantaggio che va posto in evidenza è la pronta disponibilità: nessuna libreria è ormai in grado di avere in magazzino tutto quanto pubblicato, specialmente se siamo interessati anche a pubblicazioni in lingua estera. E anche la libreria on line Amazon, dove è stato acquistato l'ebook, non sfugge talvolta alla regola. Per chi non ha possibilità di garantire il ritiro presso la propria abitazione si stanno infatti sviluppando sistemi di supporto, sia con orari personalizzati (in Germania è stata da poco introdotta la consegna in orario mattutino, dalle 6 alle 8) che con punti di ritiro alternativi, uffici postali, supermercati o altro. Sfortunatamente al momento dell'acquisto ogni locker (deposito) presso supermercati era esaurito e quelli presso gli uffici postali sono notoriamente scomodi. L'alternativa, trovandosi per lo più all'estero e con prospettive di rientro non immediato, era di scegliere il formato elettronico e avere il libro nel giro di un paio di minuti sul proprio dispositivo di lettura. Scelta quasi obbligata, ma con qualche perplessità.

Bokuden02Innanzitutto il prezzo: le versioni elettroniche costano normalmente molto meno di quelle cartacee, in questo caso invece la differenza era minima. Probabilmente, non ne abbiamo la controprova, il libro sarebbe stato stampato on demand, ossia solamente su richiesta; l'editore è infatti specializzato nel supporto ad autori che vogliano autopubblicarsi. E si sa che queste pubblicazioni sono perlomeno finora poco curate, con carta grossolana e rilegatura approssimativa. Viene da pensare che l'autore abbia inteso scoraggiare la versione cartacea o perlomeno incoraggiare quella elettronica.

Altra perplessità era dovuta al fatto che la presentazione accennasse alla presenza della versione originale del testo. Questi esperimenti di pubblicazioni bilingue non hanno ancora trovato una soluzione soddisfacente in formato elettronico. Chi legge i classici sa bene che troverà l'originale latino o greco sulla pagina di sinistra, a fronte della traduzione nella pagina a destra. E' di conseguenza possibile controllare in ogni momento cosa abbiano veramente dutto Plutarco o Cicerone.

Nel formato elettronico la pagina a fronte semplicemente non c'è... c'è una sola pagina. Non esiste una soluzione unica, ne sono state tentate diverse e quella più comune è di alternare un capitolo in lingua originale al corrispondente capitolo tradotto. Ne consegue che ritrovare quel preciso passo che si vuole confrontare è spesso una fatica improba cui si finisce per rinunciare.

Va detto che questo testo non risente del problema: i precetti di Bokuden sono infatti estremamente sintetici, ogni concetto è racchiuso in poche righe. Vengono quindi alternate le pagine manoscritte del testo originale alle traduzioni in inglese. Anche chi conosca il giapponese troverà però delle difficoltà con i manoscritti. Pur risalendo a epoca molto posteriore a quella di Bokuden utilizzano uno stile calligrafico e una panoplia di ideogrammi che nemmeno un giapponese di media cultura è più in grado di leggere oggi. Mantengono ovviamente intatto tutto il loro fascino estetico.