Dovremo abituarci sempre più spesso a recensire pubblicazioni elettroniche. Non soppianteranno - è la speranza di tutt ma ha buone fondamenta - la carta stampata ma propongono già modalità di lettura alternative e supplementari cui è difficile e inutile rinunciare. Non va inoltre dimenticato, è anzi il caso di sottolinearlo, che la pubblicazione elettronica permette l'accesso ad autori che sarebbero altrimenti tagliati fuori dalle spietate leggi dell'editoria e consente al lettore di ridurre sensibilmente i costi di acquisto. Può sorprendere che sia possibile pubblicare anche libri illustrati o racconti per immagini come Una Gru infreddolita, un manga opera di Kazuo Kamimura. Ma andiamo avanti, molte domande troveranno risposta. E quelle che non la troveranno potrebbero ugualmente essere benefiche.

Va data ancora qualche spiegazione pratica: esistono diversi sistemi di editoria elettronica e uno dei più diffusi è il  Kindle di Amazon. Al di là di ogni paragone tecnico con altri sistemi comporta il vantaggio indiscutibile di dare accesso, perlomeno al momento, al maggior numero di titoli, sia venduti o prestati (dietro pagamento di un fisso mensile) da Amazon e scaricati automaticamente entro pochi minuti dall'acquisto, sia reperiti on line nei vari formati ebook nella vasta biblioteca di opere prive ormai di copyright o di pubblico dominio fin dall'inizio, eventualmente convertiti nel formato kindle utilizzando appositi programmi (il più noto è Calibre). Le opere in vendita hanno costi ridotti, partono dai 2/3€ e difficilmente superano i 10/15 (il libro recensito ad esempio costa 4,89€). I lettori hanno costi oscillanti dai 70 ai 200€, schermi monocromatici ad alta risoluzione che non affaticano durante la lettura, una autonomia di alcune settimane, peso e ingombro trascurabili: 268gr completo di custodia il kindle Voyage, che misure 12cm x 16 x 0,6.

Consentono di portare sempre con se diverse centinaia di libri. Altri sistemi come il tedesco Tolino e il canadese Kobo hanno avviato collaborazioni con i maggiori editori italiani come IBS e Mondadori per ampliare il proprio portafoglio di titoli e usufruire di una rete di vendita estesa e collaudata, sia sul territorio che on line.

Veniamo all'autore e all'opera: Kazuo Kamimura (1940-1986) fu uno dei maggiori interpreti del manga moderno. Potete trovare qui un suo breve profilo in inglese, nel sito ufficiale a lui dedicato. Il lettore avrà già notato che la sua vita fu purtroppo breve, ci venne sottratto da un tumore quando aveva poco più di 45 anni, e il rimpianto di quanto non ha potuto darci è inevitabile.

Perché cimentarsi con uno strumento insolito come il manga nel raccontare di nuovo una storia raccontata già decine se non centinaia di volte?

Quella cioè di una geisha, sottratta ancora bambina alla sua famiglia per affrontare un durissimo e spietato tirocinio che la porterà a divenire oggetto del desiderio, per quanto spesso inappagato o perlomeno platonico, di uomini di successo.

La risposta è molto semplice: solamente le immagini possono rendere con la necessaria ferocia i momenti crudeli che costellano la vita di ogni shikomikiko (apprendista), e anche quella di ogni geisha ormai affermata e famosa, e con la necessaria delicatezza i momenti d'amore, la gioiosa contemplazione della natura e quantaltro permea l'animo dei giapponesi e la cultura giapponese. Troverete ulteriori dettagli in un'altra opera da noi recensita, Storia proibita di una geisha di Mineko Iwasaki , una delle più celebri geisha contemporanee. Vi renderete immediatamente conto di come le immagini create da Kamimura riescano spesso a dire molto di più di quanto la Iwasaki è costretta a rincorrere attraverso la parola scritta, e ad incidere più a fondo, spesso con necessaria spietatezza, nell'animo del lettore. Poiché spesso il manga, quando assume le caratteristiche di un'opera d'arte, non va semplicemente guardato ma va letto.

Va però anche osservato che, attraverso meccanismi forse non sufficientemente esplorati dalla scienza, l'immagine rispetto alla parola può avere un impatto più forte ma allo stesso tempo meno doloroso.

Probabilmente questo è dovuto anche al fattore tempo: leggere la lunga e dettagliata descrizione di una situazione sgradevole, come ad esempio un atto di violenza, ferisce l'animo.

L'immagine, anche quando cruda e di impatto immediato, può racchiudere in sé pagine e pagine, e permettere che l'osservatore comprenda per intuizione, senza essere costretto a soffermarsi a lungo per memorizzare quanto sarebbe più salutare dimenticare.

Senza naturalmente dimenticare invece l'atrocità di fatti che possono segnare la vittima per tutta la vita e cui ogni essere umano che ne abbia la possibilità dovrebbe opporsi con ogni sua forza.

E' per questo necessario che si sia coscienti di quanto può accadere di negativo nel mondo, a chiunque e in qualunque momento, anche se sotto forme differenti, e di quanto si rischi di passare per mancanza di lucidità e di obiettività dalla parte della vittima a quella del carnefice.

E il sistema più giusto per quanto questa parola possa sembrare inadeguata e inappropriata, è di documentarsi su quanto già accaduto: l'essere umano tende a ripetersi.

 

 

 

Va respinta l'obiezione che Kamimura attinga alla fantasia e non alla realtà: sappiamo bene che l'artista ha capacità sia di trasfigurazione della realtà o di immaginazione pura che di rappresentazione realistica, talvolta ancora più realistica della realtà.

E non va dimenticato nemmeno che, se l'artista ha talvolta il dovere di rappresentare quanto di negativo ed osceno l'essere umano ha voluto introdurre nell'universo, ha più spesso il piacere di rappresentare, sempre in modo realisticamente astratto anche sentimenti e situazioni positivi, e anche questa volta suggerendo piuttosto che mostrando, innescando così nell'osservatore un processo autonomo e indipendente di riflessione, di conclusione di quanto sta vedendo e che è stato lasciato volutamente incompiuto perché sia terreno di conquista.

Pubblicata a puntate tra il 1974 e il 1980 l'opera venne per la prima volta proposta come monografia nel 1992 e ripubblicata in numerose nazioni, sempre però priva di due capitoli, probabilmente per scelta editoriale, che vengono invece per la prima volta proposti in questa edizione. La protagonista, Tsuru (gru) ha conservato dai tempi dell'infanzia l'abitudine di mettersi su una sola gamba quando avverte i morsi del freddo, sia quello materiale che quello interiore; abitudine tipica appunto delle gru oltre che di diversi altri volatili. Viene per questo soprannominata la gru infreddolita.

Nessuno sembra rendersi conto, nemmeno lei, che questo ricorrere ad abitudini infantili è un tentativo di rimanere sé stessa nonostante i condizionamenti rigorosi cui viene costretta la sua vita, tendenti a farla divenire uno strumento di servizio, l'apprendista shikomikko, o uno strumento di piacere, la geisha consacrata.

Piacere, va detto subito, non necessariamente fisico e materiale, esendo la geisha una artista che dedica il suo talento alla ricerca di momenti di serenità per gli altri organizzando piacevoli serate inratenendo i partecipanti con le sue arti canore, la sua piacevole conversazione il suo suo savoir faire e non una prostituta sia pure di lusso come è ormai irriversibilmente scolpita nell'immaginario di gran parte del pubblico occidentale.

I suoi talenti sono comunque estremamente costosi q quindi riservati a chi abbia una forte posizione di potere nella società e costituiscono strumento di mercato e merce di scambio: la geisha non ne dispone liberamente.

Il suo percorso richiede fermezza, coraggio, perseveranza. E non sempre saranno sufficienti a salvarla, nemmeno quando le arriderà il successo materiale.