Kawabata Yasunari: Immagini di cristallo

ES, Biblioteca dell'eros, 2004

 

Se c'è erotismo in questi racconti di Kawabata (apparsi tra il 1926 ed il 1932)  è tuttavia un erotismo sotteso, difficile da afferrare e talvolta anche da accettare, che richiede un lettore attento e disponibile se non addirittura predisposto.

Nasconderli in una collana dall'ammiccante titolo di Biblioteca dell'eros, con una immagine di copertina che può sembrare anchessa voler promettere al lettore facili emozioni, non è assolutamente una buona idea.

Il primo racconto, Locanda termale, è il più lungo e parla degli ingenui sogni e degli infelici amori delle inservienti della locanda di cui parla il titolo. Il mestiere delle inservienti consiste - o consisteva almeno ai tempi in cui scriveva l'autore - a condividere il bagno con i loro clienti, prive di indumenti, ed accudirli. Questo non deve far pensare però che si  prostituissero abitualmente.

Kawabata si addentra soprattutto nelle descrizioni dei loro stati d'animo, mentre i fatti e gli uomini rimangono sullo sfondo limitandosi ad offrire gli spunti o le spiegazioni - quando ci sono perché spesso tutto avviene in modo quasi casuale - di quanto avviene dentro l'animo delle donne. Il racconto si conclude con la morte della fragile O-Kiyo e le disillusioni delle sue compagne.

L'immagine di copertina, che raffigura probabilmente una prostituta di umile condizione od appunto una inserviente di locanda termale, viene attribuita nella nota di controcopertina a Raimund von Stillfried. In realtà lo studio Stillfried ed Andersen, attivo a Yokohama fino al 1885, aveva acquistato l'archivio fotografico di Felice Beato cui è possibile sia da attribuire in realtà la posa.

Il secondo racconto, il ritorno da Izu, inizia ugualmente in una locanda termale, da cui il protagonista ritorna in treno rammaricandosi di non avere tentato alcun approccio con la giovane inserviente che lo ha seguito durante il suo soggiorno.

Durante il viaggio incontrerà nella stessa carrozza Rikako, la donna da cui fu rifiutato anni prima. L'uomo, di cui Kawabata tace come sua frequente abitudine il nome, sentirà riaffiorare prepotentemente tutti i suoi pensieri, i suoi desideri, i suoi dubbi. Tuttavia non avrà coraggio di rivolgere parola alla donna.

In La sposa sacrificale si tratta ancora di un amore infelice. Qui però il protagonista non è stato rifiutato da Hideko, ma ha spontaneamente rinunciato a lei per lasciarla al fratello. Da quel giorno non trova più pace.

Persuaso del suo buon diritto, in quanto si ritiene superiore al fratello e più degno dell'amore di Hideko, conclude però di avere fatto col suo sacrificio la scelta più giusta, ma le maestose forze delle montagne ove si trova in viaggio gli negano il loro assenso.

Nel tentativo di riacquistare la sua serenità incontra una misteriosa fanciulla sacra, ultima discendente di una famiglia votata al sacrificio per il bene altrui.

Lei accetterà di sposarlo, divenendo la sua Hideko, a patto che "sia risoluto ad annaffiare col suo sangue i gialli crisantemi del giardino quando staranno per appassire, a gettare il suo mignolo all'averla che si posa affamata su un ramo della pasania".

[La pasania è una varietà asiatica della quercia]

Immagini di cristallo dà il titolo alla raccolta. Una donna borghese, figlia di un ginecologo e moglie di un esperto di procreazione artificiale, è cresciuta ossessionata da troppe nozioni, sia scientifiche che religiose, sia profane che mondane.

La laboriosa organizzazione dell'accoppiamento del suo fox-terrier scatena nella sua mente un uragano di immagini,  informazioni e sensazioni, precise quanto fondamentalmente inutili e completamente scollegate tra di loro, che rendono l'idea della sua confusione di essere umano irrealizzato.

L'ultimo racconto, La maschera mortuaria, è brevissimo: poco più di due pagine. Un uomo si sente attratto da una donna quanto più la vede sofferente e vicina alla morte, e perfino oltre. Quando verrà preparata la sua maschera mortuaria, asessuata in quanto dopo il trapasso i caratteri sessuali sfumano, lui se ne sentirà ancora più attratto, ed indissolubilmente legato.

 

Yasunari Kawabata nacque nel 1899, rimanendo ben presto solo al mondo per la scomparsa prima dei genitori e poi dei nonni che lo avevano adottato. Riuscito nonostante tutto a completare gli studi iniziò una intensa carriera di giornalista e soprattutto scrittore, che lo portò nel 1968 al premio Nobel. Pessimista ed attratto fatalmente come altri celebri scrittori dal problema della morte, scomparve nel 1972 in circostanze misteriose. Non fu mai chiarito definitivamente se la sua morte per avvelenamento da gas fosse dovuta a suicidio o incidente. Riteneva che la sua opera più riuscita, per quanto anomala nel contesto della sua produzione, fosse Il maestro di go (1951).