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Sono trascorsi oggi 8 anni dalla scomparsa di Fujimoto sensei. Se è scomparso dal mondo della materia è però sempre presente nelle nostre menti e perfino nel nostro corpo, attraverso quel poco o quel tanto, entrambi hanno la medesima dignità, che siamo riusciti ad assorbire del suo insegnamento.
Il neribô è un attrezzo utilizzabile nella pratica dell'aikido a solo; si tratta di un cilindro di legno di diametro variabile e di lunghezza intorno al mezzo metro, con le estremità smussate per evitare fastidio nel manovrarlo. Simula l'avambraccio dell'uke, ci si può quindi allenare con il neribô per perfezionare principalmente le tecniche di base o gokyo (ikkyo, nikyo, sankyo, yonkyo, gokyo), per mantenerne inalterato il livello di esecuzione, o semplicemente quando se ne abbia il piacere. Il suo uso torna utile soprattutto quando si giudichi insufficiente a raggiungere i propri obiettivi il tempo di allenamento sul tatami, ma anche quando si desideri intensificare lo studio di una tecnica, nikyo per esempio, che è impensabile replicare per decine o addirittura centinaia di volte su un malcapitato uke umano.
1979... Dojo Centrale di Roma. I praticanti sono radunati attorno a Hosokawa sensei e al dojo-cho Danilo Chierchini; casualmente... perché nessuno era stato avvertito della presenza del fotografo a fine lezione, è quindi l'attimo che suggella un giorno come gli altri. Chi c'è c'è... E' una immagine che viene da un passato non recente, ove tutti guardano però avanti, al futuro.
Io e il Giappone: Visita al MUDEC di Milano
di Michelangelo Stillante
Per chi si trovasse a passare da Milano, alle spalle di Porta Genova in Via Tortona e più precisamente al numero 56, si può trovare la sede del MUDEC - museo della cultura.
Dà da pensare... le tre famose scimmiette che rispettivamente non vedono, non sentono, non parlano (ma in realtà si dividono un unico non compito) sono universalmente da noi conosciute e considerate come esempi negativi. Rappresentanti per eccellenza della trascuratezza, della ignavia, della pusillanimità. Ma siamo sicuri che sia proprio così?
Una delle possibili chiavi di una ricerca personale nelle radici della cultura giapponese è la visita di alcuni luoghi topici. Va chiarito immediatamente che si tratta di un tentativo non sempre destinato ad andare a buon fine, perché le trasformazioni del territorio nipponico sono state radicali e a volte non rimane più nulla delle vestigia del passato né tantomeno dello spirito dei tempi passati. Ma le eccezioni, per quanto non facili da identificare, non mancano.
Riflettendo su questa immagine (dal giardino del Ginkakuji di Kyōto) è affiorato sornione l'ennesimo paragone con l'aikido . In occidente ammiriamo l'albero dritto che punta verso il cielo, se devia dal suo percorso lo si considera pericolante e lo si abbatte. Questa diversa concezione del rapporto con la natura accetta il difetto, o per meglio dire la natura, dell'albero; lo lascia crescere come vuole e come deve, eventualmente dandogli supporto. Anche se non cresce nella direzione in cui idealmente dovrebbe tendere.
La serie The man in the high castle (L'uomo nell'alto castello), prodotta da Amazon e distribuita a quanto ne so esclusivamente on line sul canale Prime Video, inizia con la pratica in un dojo di aikido, cui si dedica la principale protagonista. E' un tema che ritornerà periodicamente nel corso della lunga narrazione, di cui al momento è terminata la terza stagione - ognuna di 10 puntate - ed è annnunciata la quarta e ultima. La protagonista è infatti una praticante di aikido.
Prima di abbandonarsi ai ricordi è necessario tracciare alcune note biografiche che aiutino a inquadrare la persona che oggi siamo purtroppo chiamati a ricordare. Cosima (per tutti Mimma) Turco ha iniziato la pratica dell'aikido a Torino all'inizio degli anni 70, in un ambiente ricco di praticanti motivati e dal grande spessore tecnico, nato sotto l'impulso del maestro Toshio Nemoto che soggiornò e insegnò a Torino negli anni 60. In questo ambiente non diciamo competitivo ma sicuramente di alto livello in cui di conseguenza non era facile distinguersi, Mimma si distingueva senza fare assolutamente nulla per distinguersi. Praticava e più tardi insegnava con assoluta naturalezza, emergendo non perché volesse emergere ma perché la sua serietà, la sua applicazione e le sue competenze portavano necessariamente a questo.
Aikidō. Arte della Pace e Ponte tra Oriente ed Occidente
di Antonio Lomonte
In questa nostra chiacchierata, vogliamo tentare di dare una risposta ai seguenti quesiti: cos'è l'Aikidō? Cosa lo motiva? Quale fine si pone? Come raggiunge il suo scopo? Ed infine indagare se noi occidentali possediamo le categorie di pensiero, le prassi e la tradizione culturale che ci consentono di comprendere appieno la natura ed intima essenza e motivazione e finalità dell'Aikidō.