LaFoto225pxSì, questa foto ha rappresentato per molti una svolta nella vita; vederla, innamorarsi di quest'arte, salire sul tatami, accorgersi fin dal primo minuto che su questa bicicletta si pedala, e tanto!

E continuare a pedalare, pedalare. Smettendo inevitabilmente, prima o poi.

Non di pedalare! Ma di chiedersi dove si arriverà: che importa?

 

 

LaFotoLa foto (anzi, la Foto) è presumibilmente del 1968, scattata durante il primo raduno internazionale di aikido tenuto in Europa, al Lido di Venezia, grazie alla preveggenza di Giorgio Veneri. Non è sicuro che sia di Giovanni Granone ma nel dubbio lo indichiamo convenzionalmente come colpevole.

Tori è naturalmente Tada sensei, i contemplatori hanno consumato miriadi di schermi a guardarla e la conoscono a memoria, pur consapevoli che la memoria non aiuta ad arrivare a quei livelli ma lascia un gradevole senso di appagamento, quasi di dovere compiuto. Uke è invece Asai sensei, l'unico forse in grado di resistere a sismi e tsunami di un embukai di Tada sensei a briglia sciolta.

Asai2016E' stranoto ma rinotiamolo l'episodio che ancora spesso ricorda divertito lo stesso Asai.

Al termine di un embukai durato 28 minuti di maltrattamenti, sevizie e proiezioni nell'iperspazio, Asai accusava impercettibili segni di fatica.

Per la verità ci sono alcune ricostruzioni dei fatti che riducono la tempistica a soli 27 minuti, e va da sé che questo ne cambierebbe drasticamente la prospettiva storica.

Tada sensei lo apostrofò paternalmente: "Se tu fumassi di meno non saresti così fuori forma..."

Non è dato di sapere se Asai abbia esternato la sua risposta, ma di sicuro la pensò, e molto intensamente: “Sarei morto anche se non avessi fumato!”.

 

NikonFIn altra occasione Asai sensei ci ha regalato un'altra chicca, svelando i retroscena della oramai famigerata foto assieme alla ennesima ripetizione di questa storia. Graditissima: ai bambini (e noi bambini “lo nacqui”) piace sentire sempre le stesse storie.

A Venezia venne chiamato con un imperativo ma non troppo allarmante "Vieni che facciamo una foto". Mal gliene incolse... Il maestro in realtà fece scattare tutto l'intero rullino di 36 foto, mentre sballottava Asai qua e là o lo ripiegava accuratamente sul tatami. Giunto più o meno incolume alla fine delle 36-proiezioni-36  Asai si congratulava con sé stesso per essere ancora vivo e si preparava a recuperare un po' di fiato per tirare un respiro di sollievo.

Quando vide - con comprensibile orrore - che il maestro tirava fuori dalla borsa altre 6 pellicole... Sul resto è bello tacere. Alla fine chiese di avere almeno qualche foto, e ne ottenne un paio.

LaPortaLe altre?.... Dopo La Foto, ecco La Porta. Circa 10 anni dopo venne allargato lo spogliatoio di fondo del Dojo Centrale di Roma abolendo il corridoio di accesso all'archivio dell'Associazione, ugualmente accessibile dallo spogliatoio principale. E fu così che - incaricato dell'incombenza della demolizione di Muro e Porta, a suon di mazza ("che tanto sei già abituato col bokken") reperii dietro La Porta, in un angoletto, una scatola impolverata con dentro delle foto.

Tra cui quella... La Foto; erano proprio alcune tra quelle del famigerato "facciamo una foto" di Venezia. Consegnate e ricevute con mano tremante alla redazione della rivista Aikido alcune si pubblicarono subito, altre si centellinarono negli anni seguenti. Poi scomparvero, assieme a tutto l'archivio fotografico. Me ne ricordo altre altrettanto strabilianti, chissà che fine hanno fatto.

PadengheL'autore delle foto era forse come detto Giovanni Granone, ma con la fida Nikon F del maestro Tada. Per quanto la memoria insinui che probabilmente il suo incontro con il maestro avvenne in epoca posteriore, quindi il mistero permane.

Potrebbero essere attribuite al maestro Brunello Esposito, che aveva dimestichezza con le riprese fotografiche, ma sfortunatamente non gliene chiesi mai conferma prima della sua scomparsa.

Ma abbiamo parlato ugualmente di cose interessanti: l'eco delle nostre amichevoli divergenze ancora risuona nelle notti di luna piena rimbalzando tra Bruxelles, Roma e Napoli. Pubblico accanto una foto, credo Padenghe 1971, che mi affidö.. I protagonisti? Sempre loro.

Aikido1974Alcuni hanno avuto rapporti un po' conflittuali (anche quelli amichevoli, per carità) con la memoria, assicurandomi che avevamo un logo ricavato dalla Foto negli anni 70 e pregandomi di fare ricerche per recuperarlo. “Un logo come quello, con la scritta Aikikai d'Italia.... un adesivo che mettevamo sulle auto o sulle borse d'allenamento... di sicuro nel 1974... come quello della copertina della rivista".

Ma io non ricordo onestamente un logo, ufficiale o meno, con quella foto. Con una composizione di foto diverse venne elaborata invece la copertina di Aikido 1974 (il Decennale dell'Aikikai) dallo studio grafico ADP di Roma con cui collaboravo all'epoca.

L'autore, uno dei miei migliori amici, è ora di renderlo noto: era Carmine Asunis, purtroppo scomparso prematuramente.

Da quella idea vennero ricavate vetrofanie (da affiggere sui finestrini delle auto) e adesivi, che effettivamente vennero largamente distribuiti e furono molto apprezzati.

Non ne ho conservato alcuno, non li utilizzavo per quanto ne abbia distribuiti largamente ai questuanti che affollavano la Segreteria Nazionale dopo i seminari al Dojo Centrale.

 

 

 

 

 

 

 

SegreteriaAdesivoNe ho una foto, in dimensioni minuscole in quanto ingrandimento di un particolare. E' la segreteria del Dojo (quella Nazionale era dall'altro lato del corridoio d'ingresso), al suo posto di lavoro l'indimenticabile segretario del Dojo, Fiorino Celletti.

Sul vetro della finestra l'ormai celeberrima vetrofania, un po' sbiadita dal sole ma ancora nitida nella mente, come tanti altri ricordi di quei tempi felicemente "duri".

 

 

 

 

 

 

 

 

Logo2008In seguito io rielaborai il tema per il logo del Trentennale del riconoscimento della Associazione da parte dello Stato nel 2008.

Mi sembrò un dovuto omaggio a chi aveva reso non solo possibile ma anche lieve, piacevole, rassicurante e proficuo quel lungo cammino.

E poco importava se non molti erano più in grado di coglierlo.

Gli omaggi non devono essere esibiti, si annulla così il loro valore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dojo2019Non esiste più il Dojo Centrale, abbiamo dovuto dare l'addio anche a Fiorino Celletti, nemmeno quella finestra c'è più.

L'edificio, ora sede della Sovrintendenza archeologica, è stato rimaneggiato.

Ma rimane e rimarrà il ricordo di quei tempi impegnati e spensierati, che hanno dato inizio a una storia che andrà oltre di noi che la stiamo scrivendo o leggendo.