Shusaku Endo: Silenzio

Rusconi, 1982

 

Il destino ha le sue regole, i suoi tempi, i suoi modi. A volte si impone, a volte discretamente suggerisce. Non senza un tocco di benevola ironia.

 

Da qualche tempo si va moltiplicando e diffondendo anche in Italia il fenomeno dei mercatini dell'usato, grandi locali spesso seminterrati dove si trova di tutto e di niente, e se vogliamo soprattutto di niente: quello che un altro essere umano ha trovato superfluo, considerato un ingombro inutile, raramente serve ad altri. Ma ci sono naturalmente le eccezioni e la quantità di oggetti che troviamo nei mercatini è tale che anche una percentuale apparentemente risibile può risultare interessante.

Nei reparti riservati ai libri infatti se il 99% e forse più dei titoli è sicuramente perdibile quello che rimane può attirare l'occhio e l'interesse di chi va cercando senza necessariamente sapere cosa. Attirato piuttosto dal nome di Yasunari Kawabata, una garanzia per chi si interessa alla letteratura - e non solo giapponese - e di cui potete trovare altrove su questo sito le recensioni di Immagini di cristallo, Il maestro di go e Mille gru, al sottoscritto il nome di Shusaku Endo non richiamava nulla di significativo alla memoria. Era tuttavia intrigante il prezzo di vendita, 2,30€, che permetteva di prenderlo assieme a Bellezza e tristezza di Kawabata (di cui parleremo in seguito) che costava 2,70€, pagando in tutto 5€ ed evitando il noioso problema del resto, che avrebbe appesantito le tasche senza darvi particolare valore aggiunto.

Va da sé che il ritorno a casa ha coinciso con una rapida anche se non febbrile ricerca di informazioni sullo scrittore. Shusaku Endo, 1923-1996, fu convertito al cattolicesimo dalla madre, ancora bambino, e questo diede una impronta definitiva al suo percorso di vita. Viene infatti considerato dalla critica il Graham Green giapponese. Green fu uno scrittore inglese che alternò alla fortunata serie di romanzi di spionaggio (il più famoso è indubbiamente Il nostro agente all'Avana) altri meno apprezzati dal folto pubblico in cui il tema religioso occupava una parte importante, essenziale. Anche lui si convertì al cattolicesimo, che non era la sua religione di nascita. Accennato solamente alla "seconda" opera di Endo, Il samurai (seconda in ordine di popolarità), diamo ancora spazio all'ironia del destino.

La maggior parte della giornata di lavoro o anche di svago di molti di noi ormai si svolge davanti allo schermo del computer, sia fruendo dei contenuti altrui sia tentando con più o meno successo di fornirne di propri. E' quindi inevitabile che sia il vostro schermo il luogo deputato alla pubblicità, soprattutta quella dei cosidetti grandi utenti. Ed è così che, appena chiuse le pagine che avevano fornito notizie attendibili su uno scrittore tutto sommato non molto conosciuto, se ne aprivano immediatamente altre in cui veniva annunciata non senza una buona dose di enfasi la prossima uscita della nuova opera del regista Martin Scorsese: Silence.

Già le immagini in anteprima, che riproducevano indiscutibilmente un drammatico evento trattato nel nostro libro, lasciavano pochi dubbi. Frugando frugando, la conferma: la sceneggiatura è tratta proprio dall'omonimo romanzo di Shusaku Endo. Seguivano via via nella giornata le entusiastiche impressioni di amici, parenti e benefattori che avevano ugualmente ricevuto l'avviso dell'imminente uscita del film, alcuni anzi avendone già visionato l'anteprima. Insomma, nei prossimi mesi se non anni si parlerà molto di Silenzio. Un drammatico romanzo storico in cui Endo ricostruisce la vicenda di due missionari che tentano di ricostituire le fila della comunità cattolica, messa al bando dal regime Tokugawa nella prima metà del XVII secolo.

Sarà necessario un preambolo: l'evangelizzazione del Giappone iniziò nel XVI secolo ad opera di san Francesco Saverio, non senza numerose e spesso insuperabili difficoltà dovute alla grande distanza culturale tra il mondo occidentale e quello nipponico. Un nuovo impulso venne dato alcuni decenni dopo dall'italiano Alessandro Valignano, cui in molti testi viene attribuita la nazionalità portoghese in quanto facente parte come del resto Saverio dei gesuiti, che si appoggivano molto per le loro missioni alle attività di navigazione del Portogallo. Alla fine del XVI secolo si calcola che nonostante alcuni contrasti anche importanti con le autorità governative la comunità cristiana in Giappone contasse circa 200.000 adepti. Pochi anni dopo iniziava una nuova definitiva interdizione, e la delegazione di Macao da cui dipendevano le missioni in Giappone perdeva del tutto i contatti. Venivano di conseguenza inviati, o partivano volontariamente per il Giappone, dei missionari in missione esplorativa clandestina. Silenzio narra la loro storia. Attualmente non è disponibile a quanto sembra la nuova edizione di Corbaccio, ma è prevedibile che tra poco sia esposta anche nei supermercati, sfruttando la notorietà del regista e il relativo lancio pubblicitario del film. E' già disponibile però la versione ebook (kindle), che costa 9,99€.

La recensione del libro sarà breve. Molto breve. Anzi... ne faremo adddirittura a meno. Parliamo del "resto".

Endo ricostruisce in chiave di romanzo degli eventi storici su cui ci sono molte controversie, destinate a non essere mai risolte. I personaggi di cui tratta sono due gesuiti:  Rodrigues e Garrpe (Garrupe). Probabilmente trascritto Garrpe nella versione giapponese tralasciando la U che è quasi sempre muta e così lasciato nella versione inglese, curata da William Johnston, insegnante presso la Sophia University di Tokyo da cui è tratta questa versione italiana. Johnston (Belfast 1925, Giappone 2010) era anche lui gesuita, e questo oltre alla sua profonda conoscenza del Giappone e alla sua vocazione mistica superiore alla media (scrisse Mystical Journey: An Autobiography) gli ha permesso di inserire nella prefazione alcune importanti osservazioni, su cui avremo il dovere di tornare.

Sebastian Rodrigues azzarda come sappiamo, assieme al confratello Garrupe, un disperato tentativo di ristabilire i contatti con la comunità cristiana in Giappone, da cui sono arrivate inquietanti notizie: perfino il vicario provinciale, padre Ferreira, loro antico insegnante e figura di riferimento, ha abiurato. La loro missione non avrà successo e il loro destino finale non è ancora chiaro.

La figura di Rodrigues è ricalcata in verità su quella di Giovanni Chiesa. Nato a Chiusa Sclafani (Palermo) nel 1603, entrò nella compagnia di Gesù nel 1623 e dopo un lungo tirocinio ottenne di divenire missionario nel 1635. Nel 1643 assieme a tre confratelli, P. Marquez, A. de Arroyo e F. Cassola, partì per il Giappone. Li accompagnavano 6 giapponesi di religione cattolica, di cui uno ordinato confratello. Vennero ben presto catturati e imprigionati a Nagasaki, per venire poi trasferiti a Tokyo ove vennero interrogati. Fungeva da interprete lo stesso Ferreira.

Vennero sottoposti alla tortura del pozzo (all'interno del quale si veniva appesi, a testa in giù, fino all'abiura o alla morte) e da qui la sorte di Chiara è controversa. Secondo le fonti missionarie "dal supplicio ancor vivo levato al carcere, exausto dalla forza de' sopportati tormenti, finì martire glorioso". Secondo le fonti giapponesi abiurò. Gli vennero assegnati una modesta rendita di 10 koku (pur sempre equivalente a 10 volte la rendita media della popolazione), una nuova identità, quella di un samurai condannato a morte, Okamoto Sanuemon, una moglie e due servitori.

Gli venne dato l'incarico di produrre, in questo stato che sembra fosse di libertà vigilata se non di prigionia domiciliare, alcuni libelli contro la religione cattolica, che non incontrarono però il favore delle autorità. Vennero di conseguenza intensificate le misure di sorveglianza e venne sottoposto a nuovi interrogatori. Scomparve nel 1685 e dopo diverse vicissitudini le sue ceneri e la sua pietra tombale vennero traslate nel seminario salesiano di Chofu. Era stato come abbiamo detto cremato (il cristianesimo non lo consentiva) e gli venne attribuito il nome postumo di Nyūshen Jōshin Shinji secondo il costume giapponese. Inoltre recentemente, nel 1977, è stata eretta una stele alla sua memoria nel recinto del tempio buddista Denzūin a Tokyo. Ogni nuova informazione come si vede contraddice le precedenti e aggiunge solamente incertezza sul reale destino di Chiara, e soprattutto sulle sue vicissitudini interne.

La sua figura ha spesso suscitato l'interesse degli scrittori, dei saggisti e dei registi: brani dei suoi tre volumi sul cristianesimo vennero citati nel Kirishito-ki (Memorie sul cristianesimo), un manoscritto del 1658 pubblicato nel 1907 e parzialmente tradotto in tedesco. Lo scrittore Honda Toshiaki (1744-1821) ne tratta la vita, confondendo però alcuni episodi con altri da attribuire all'altro missionario Giovan Battista Sidotti (1666-1714). Il regista Masashiro Shinoda diresse nel 1971 un film intitolato anchesso Silenzio.

Ritorniamo a William Johnston e al suo prologo, che ci auguriamo venga conservato nelle nuove edizioni in corso di pubblicazione: dopo aver citato Endo che rammenta come sia stata sofferta la sua conversione al cristianesimo, imposta dall'alto (dalla madre) eppure permeante al punto di diventare irreversibile, per quanto continuamente insidiata dalla "fangosa palude giapponese" che è in me (si tratta della citazione delle parole di uno dei personaggi del libro, lo spietato e ambiguo funzionario governativo Inoue), affronta con altrettanta spietata ma funzionale e necessaria lucidità il nocciolo della questione:

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In breve, non si può semplicemente trar fuori dall'Europa l'arbusto del cristianesimo ellenizzante e trapiantarlo nella palude di un Giappone che ha una tradizione culturale totalmente differente. Se si fa una cosa del genere, il tenero e giovane virgulto finirà per seccarsi e morire.
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Chiunque abbia familiarità con la moderna teologia dell'Occidente si renderà subito conto che la tesi di Endo è più universale di quanto abbiano immaginato molti suoi lettori in Giappone. Perché se il cristianesimo ellenistico non è adatto al Giappone, non lo è neppure (secondo l'opinione di molti) all'Occidente di oggi; se il concetto di Dio va riformulato per il Giappone (come questo romanzo mette continuamente in rilievo), va pure riformulato per l'occidente di oggi; se l'orecchio del Giappone è impaziente di cogliere un motivo nuovo nel grande concerto, non meno attento è quello dell'Occidente, in cerca di nuovi accordi rispondenti alla sua sensibilità che si va ridestando. Tutto considerato, le idee di Endo sono acutamente attuali e universali.
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Così, nel 1969 circa, scriveva William Johnston, s.J.