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OmotoE' il 1925. E' passato circa un anno dalla avventura in Mongolia. Onisaburo Deguchi, accompagnato dalla sua guardia del corpo Ueshiba Morihei e da pochi altri compagni, andava alla ricerca di una nuova terra promessa in cui intendeva fondare il regno del Cielo nella Terra.

Ben presto arrestati dalle truppe cinesi, condannati a morte e condotti in catene sul luogo dell'esecuzione, Deguchi e i suoi vennero misteriosamente risparmiati ed in seguito graziati ed espulsi grazie all'intervento del console giapponese, ritornando incolumi ad Ayabe.

Durante la drammatica esperienza, Ueshiba aveva preso coscienza delle sue facoltà. In particolare aveva scoperto che riusciva a percepire l'intenzione dei nemici sotto forma di una pallottola spirituale che lo colpiva prima ancora che il nemico tirasse il grilletto della sua arma, e che la traiettoria reale delle pallottole gli era visibile in anticipo sotto forma di raggi di luce.

Riprese l'insegnamento nel suo dojo di Ayabe, che ormai da tempo veniva identificato come la fucina di una nuova arte marziale differente da ogni altra, ma ancora definita aikibujutsu. Ma era evidente che qualcosa in lui era cambiata, e le domande che si affollavano alla sua mente non potevano trovare una risposta.

Nella primavera del 1925 un ufficiale di marina venuto a fare la sua conoscenza ebbe un diverbio con lui per futili motivi, piú probabilmente fragili pretesti al loro desiderio di confrontarsi. Decisero di battersi, e l'ufficiale impugnó il suo bokken.

Di nuovo Ueshiba provó la stessa esperienza che aveva avuto in Mongolia: era cosciente dei movimenti e delle intenzioni stesse del suo avversario prima ancora che si materializzassero. Fu estremamente facile per lui schivare ogni attacco senza reagire, fino al momento che l'ufficiale cadde a terra stremato, senza essere nemmeno riuscito a toccarlo una volta.

Ueshiba si recó in un giardino lí vicino per rinfrescarsi e scaricare la tensione. Asciugandosi il sudore dal viso, fu preso da una sensazione mai provata fino ad allora, incapace di camminare e di sedersi, in preda ormai all'estasi. Cosí descrisse la sua esperienza:

Ebbi la sensazione che l'universo improvvisamente tremasse e che uno spirito d'oro, venendo su dalla terra avvolgesse il mio corpo e lo trasformasse in un corpo d'oro. Nello stesso tempo la mia mente ed il mio corpo divennero luminosi. Ero in grado di comprendere il cinguettío degli uccelli ed ero chiaramente cosciente della mente di Dio, il creatore di questo universo. In quel momento io fui illuminato: la fonte del Budo è l'amore di Dio; lo spirito dell'amorevole protezione di tutti gli esseri. Infinite lagrime di gioia scesero giú dalle mie guance.

Da allora mi sono sforzato di comprendere che tutta la terra è la mia casa ed il sole, la luna, le stelle, sono tutte mie proprie cose. Io mi liberai da ogni desiderio non solo di avere una posizione, fama, prosperità, ma anche di essere forte. Compresi che il Budo non è far cadere l'avversario con la forza; neppure è uno strumento per portare il mondo verso la distruzione con le armi. Il budo genuino è accettare lo spirito dell'universo, prendere la pace del mondo, parlare correttamente, proteggere e coltivare tutti gli esseri della natura. Io capii che l'esercizio del Budo è accettare l'amore di Dio che se posto nel giusto senso protegge e coltiva tutte le cose della natura, utilizzarlo ed assimilarlo nella nostra stessa mente e nel nostro stesso corpo.