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Nel 1925 il capitano della squadra di judo della università Waseda di Tokyo, di nome Nishimura *, si recó ad Ayabe per visitare il centro Omoto-kyo di cui era un simpatizzante; venne invitato da Deguchi a fare la conoscenza di un insegnante locale che si ipotizzava fosse il miglior budoka del Giappone.

Nishimura al vedere vedendo Ueshiba pensava di avere già partita vinta: era un ragazzo grande e e grosso ed agonisticamente fortissimo, e si trovava di fronte un piccolo uomo maturo dall'aria grassoccia. Venne però ripetutamente proiettato a terra senza aver nemmeno potuto capire cosa gli era successo. Ma quello che lo lasció di stucco fu il sorriso cordiale con cui il fondatore attendeva i suoi attacchi. Esclamó alla fine: "Un'arte marziale che ti butta a terra con un sorriso! Magnifico!!!"

Nishimura non mancò, una volta tornato a Tokyo, di far conoscere la sua esperienza. Cominció cosí a spargersi la voce che c'era ad Ayabe uno strano maestro capace di fare magie. Nell'autunno del 1925 l'ammiraglio Isamu Takeshita, grande promotore dello sviluppo delle arti marziali, invitò Ueshiba a Tokyo per tenere una dimostrazione della nuova arte di fronte ad un pubblico ristretto e qualificato, presso l'abitazione dell'ex primo ministro Gombei Yamamoto.

L'impressione fu enorme, e Ueshiba venne invitato a trattenersi a Tokyo per tenere al palazzo imperiale di Aoyama un seminario di tre settimane, riservato ad alti gradi ed insegnanti di judo e kendo. Ripetutamente invitato a tornare, con la prospettiva di fondare una nuova arte che avrebbe lasciato il segno che gli si schiudeva davanti, tuttavia Ueshiba si trovava di fronte ad un problema che gli avrebbe imposto una scelta.

I circoli ufficiali che pur lo avevano accolto molto favorevolmente e si offrivano di divenire il canale di diffusione della sua arte, non potevano peró approvare il coinvolgimento con un gruppo in contrasto con la linea governativa. Ueshiba fu consigliato dallo stesso Deguchi di prendere le distanze dalla Omoto-kyo e di dedicarsi ufficialmente alle arti marziali. Queste furono le sue parole "Lo scopo della vostra vita è di rivelare al mondo il vero significato del budo".

Hombu1950Nel 1927 Ueshiba lasció definitivamente Ayabe, con la benedizione di Deguchi, e si trasferí a Tokyo, dedicandosi nei primi anni a continue visite e ad insegnamenti itineranti in numerosi dojo, appoggiandosi soprattutto ad una sala concessagli dal nobile Shimazu. Nel 1930 inizarono i lavori di preparazione di un dojo stabile in Wakamatsu, che venne inaugurato nel 1931 col nome di Kobukan.

Lo sviluppo dell'aiki-budo fu impressionante, e venne arrestato solo dallo scoppio della guerra, poco dopo il riconoscimento al Kobukan dello statuto di fondazione alle dipendenze del Ministero della Salute Pubblica. Ma poco dopo, in seguito all'unificazione di tutte le arti marziali all'interno del Butokukai, sotto stretto controllo governativo, Ueshiba decise di abbandonare ogni carica ufficiale e di ritirarsi nella lontana prefettura di Ibaraki, presso la città di Iwama. Era sua intenzione di riprendere un contatto piú ravvicinato con le energie della natura, lontano dalla caotica vita cittadina e dai condizionamenti della guerra. Si era nel frattempo iniziato ad usare il nuovo termine: aikido.

Al temine della guerra le arti marziali vennero ufficialmente interdette, e solamente nel 1948 venne concessa la ricostituzione della fondazione, che prese allora il nome di Aikikai, ristabilendo la sua sede in Tokyo.

Negli anni che seguirono il Fondatore proseguí instancabilmente la sua opera di ricerca interiore e di diffusione dell'arte, dividendo il suo tempo tra il dojo di Tokyo, definito come Hombu Dojo, il Tempio dell'Aiki di Iwama e continui viaggi in Giappone ovunque fosse richiesta la sua presenza.

Rimangono di questa epoca molte testimonianze, sotto forma di film girati in diverse occasioni che ci mostrano il Fondatore in una fase molto diversa da quella che possiamo ricostruire dalle testimonianze d'anteguerra. Ovviamente molto meno fisica, molto piú spirituale; ma non oseremmo dire che sia per questioni puramente anagrafiche.

* Alcune fonti indicano invece il nome di Kubota